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Iran: giustiziati 3 uomini per le proteste

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Erano accusati di violenze durante le manifestazioni contro il regime di Teheran

Oggi 19 maggio, nonostante le obiezioni delle organizzazioni per i diritti umani, l’Iran ha giustiziato tre uomini accusati di violenza durante le proteste antigovernative dello scorso anno.

Mizan, il sito web della magistratura iraniana, ha annunciato le esecuzioni di Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi. Le autorità li accusano di aver ucciso, nel mese di novembre, durante le proteste che si svolgevano a livello nazionale, un agente di polizia e due membri del gruppo paramilitare Basij a Isfahan.

Le organizzazioni per i diritti affermano che i tre sono stati sottoposti a torture, costretti a confessioni televisive ed è stato negato loro il giusto processo.

Le proteste sono scoppiate lo scorso settembre dopo la morte di una donna di 22 anni, Mahsa Amini, che era stata arrestata dalla polizia morale del Paese per presunta violazione del suo rigido codice di abbigliamento islamico.

Le manifestazioni si sono rapidamente trasformate in appelli per il rovesciamento della teocrazia che ha governato l’Iran dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Le dimostrazioni pubbliche si sono in gran parte placate negli ultimi mesi, anche se ci sono ancora sporadici atti di sfida, in particolare, il rifiuto di alcune donne di indossare il velo obbligatorio.

L’Iran ha giustiziato un totale di sette persone in relazione alle proteste. Le ONG denunciano che sono stati condannati da tribunali segreti per la sicurezza dello Stato ed è stato impedito loro di difendersi.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.