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Intervista in esclusiva a Patrick Rossi Gastaldi

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Vanessa Gravina, Edoardo Siravo, Riccardo Polizzy Carbonelli


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Ultime tappe per ‘Nina’

Prosegue con successo la tournée della commedia brillante ‘Nina’ del drammaturgo francese André Roussin con protagonisti Vanessa Gravina, Edoardo Siravo e Riccardo Polizzy Carbonelli e con Carlo di Maio e Fabio Vasco, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi e Pino Strabioli, scene di Bruno Garofalo, costumi di Silvia Polidori. Un’ottima accoglienza prima al Teatro Delle Palme di Napoli e un riscontro altrettanto positivo poi al Teatro San Babila di Milano dove sarà in scena fino al 6 dicembre, in attesa di passare all’Auditorium Comunale di Rho (MI) l’8 dicembre e terminare, per quest’anno, al Teatro Civico di Tortona (AL) il 9 dicembre.

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Dopo aver intervistato i tre interpreti principali, Vanessa Gravina, la vittima e carnefice Nina, Edoardo Siravo, il marito succube e tradito Adolfo, e Riccardo Polizzy Carbonelli, l’amante annoiato e insoddisfatto Gerardo, chiediamo qualche dettaglio in più sull’opera ad uno dei due registi, Patrick Rossi Gastaldi.

Attore, regista teatrale e docente di recitazione, Patrick Rossi Gastaldi, dal suo molteplice punto di vista è sicuramente colui che può darci un quadro ancor più completo di una commedia acuta, sottile e divertente come poche. Pièce che incarna perfettamente l’ipocrisia borghese della seconda metà del ‘900 e offre una panoramica sociale realistica e sempre attuale con i suoi falsi perbenismi e i suoi continui paradossi, in chiave assurdo-brillante dove tutto deve essere e risultare estremamente vero.

‘Nina’, commedia francese del ’49, come è ovvio che sia, è stata sottoposta a tagli ed adattamenti; la nostra prima curiosità è capire che tipo di scelte siano state operate in questo senso.

‘Nina’ è stata redatta in un’epoca cui ci si dilungava molto nella stesura dei testi, c’era il culto di andare a teatro e gustare uno spettacolo anche molto lungo, come quello originario di circa due ore e mezza.

Ora che invece il pubblico è avvezzo ad una comunicazione più veloce ed immediata, sarebbe impensabile riproporre una rappresentazione che vada oltre un’ora e quaranta. Ho dovuto scegliere la modalità con cui raccontare questa storia e soprattutto con che tipo di umorismo farlo e cercare di dare un equilibrio al tutto.

Sì perché nella commedia ci sono tanti tipi di umorismi: uno grottesco, uno realistico, uno veristico, uno surreale. 

L’intento che volevo perseguire era che i personaggi si scoprissero e confessassero il meno possibile per mantenere un alone di mistero, sia umoristico che tragico. Questa infelicità, questo strano modo di amare, quest’ipocrisia da cui scaturisce poi la parte vera, finale, amara, il ‘di più’ per dare un senso compiuto.

Ho preferito togliere quasi completamente la parte di farsa e puntare tutto sulla commedia brillante; gli attori mi hanno seguito perfettamente su questa scia, tracciandola fino in fondo. L’operazione registica scelta è stata appunto questa.

Chiediamo, poi, che tipo di visione abbia del personaggio femminile di Nina che, con la sua lucida follia, fragilmente forte, insoddisfatta e tenace, dirige un ménage à trois solo apparentemente classico, ma che riserverà, invece, delle sorprese inaspettate.

Nina è un personaggio meraviglioso, come gli altri due, ma in più lei è speciale. La sua forza, la sua volontà, il continuo affermare le proprie necessità, anche se poi non le realizzerà mai del tutto, la rendono una bellissima invenzione.

In ognuno di noi c’è una parte più o meno consistente di Nina, siamo tutti un po’ bugiardi per mantenere la nostra ‘isola di felicità’. Ogni volta che questa donna così ‘fedelmente bugiarda’ parla, le batte forte il cuore, perché non sa come sarà accettato tutto quello che pensa. Degli uomini ha un’opinione molto bassa, è delusa da loro, ma ci ricasca lo stesso, ha bisogno di loro per affermare se stessa. Ci sono tanti monologhi nell’opera, ma il più importante è proprio quello finale di Nina.

Spostiamo poi il discorso su quali siano state le eventuali difficoltà nel mettere in scena uno spettacolo brillante di un autore francese affermato, ma non famosissimo in Italia.

Non ho avuto difficoltà, si tratta di un testo elegante ed intelligente di un grande autore contemporaneo, membro dell’Académie française, un ottimo conoscitore del teatro, un attore e drammaturgo molto colto.

Conosco bene le cadenze della lingua francese, viste le mie origini, e ho dato appunto alla pièce un ritmo molto sostenuto, cosa veramente importante in uno spettacolo; sta agli attori e alla loro bravura rafforzarlo e velocizzarlo, incidendo, se serve, su alcune battute.

L’opera ci facilita molto come messa in scena, i personaggi sono già lì spiegati e dispiegati, gli attori devono ‘soltanto’ rettificarli dall’interno e renderli nella lingua del testo.

È stato molto bello e gratificante lavorare con degli attori veri e non dei comici; i primi, infatti, riescono ad entrare meglio nei personaggi, mentre i secondi puntano a far ridere e basta, senza voler sortire alcun effetto sul pensiero. Quando faccio uno spettacolo comico ci tengo particolarmente a non scadere nella buffoneria.

‘Nina’ è un’opera che deve essere recitata esclusivamente da attori; in Francia la differenza non esiste, nel senso che sono tutti attori, i comici si dedicano ad altro.

Quando mi occupo della regia rispetto molto l’autore e tutte le esigenze che il testo impone; con ‘Nina’ ho cercato di far questo, bastava applicarsi e rispettare il drammaturgo e il suo lavoro.

In ogni scritto di Roussin c’è un perfetto equilibrio di comicità e riflessione, per questo trovo che ‘Nina’ sia una commedia per tutti, dato che offre diverse chiavi di lettura e, in più, è attualissima.

Chiediamo qualcosa in più sui tre grandiosi protagonisti e sulle loro splendide interpretazioni.

In questo spettacolo gli attori hanno dovuto fare un grande sforzo di memoria per recitare; tanti i monologhi e i dialoghi molto stretti del testo e poco il tempo a disposizione per prepararsi in modo adeguato. Sono professionisti molto esigenti su loro stessi e hanno sostenuto una gran prova attoriale.

Personalmente ho fatto anche da suggeritore, ero bravissimo nella parte di Nina, che ci rappresenta un po’ tutti, e mi sembra di essere riuscito a trasmettere bene a Vanessa Gravina quello che è il personaggio femminile. Vanessa era un po’ inedita in questo ruolo, semplicemente perché è più abituata ad interpretare parti drammatiche, ma è riuscita a tirar fuori un umorismo serio molto bello e un’ipocrisia molto credibile.

Edoardo Siravo è un attore consumato che ha fatto molto teatro e sa perfettamente come gestire la propria indole di attore. In ‘Nina’ impersona un personaggio che mi piace moltissimo, un marito che è a servizio della cattiveria dell’autore. È un artista che mette in quello che recita il suo carattere, trasmettendo umorismo, consapevolezza e verità al personaggio.

Riccardo Polizzy Carbonelli lo conoscevo già per averci lavorato assieme diversi anni fa. Mi ha fatto molto piacere ritrovare la sua verve maturata. È anche un ottimo direttore di scena, sistema ogni oggetto con attenzione e controlla tutto, prima e durante lo spettacolo. Quando si cura la regia è importante assecondare le esigenze dell’attore e riportarle al personaggio così da arricchirlo. Il mettere in ordine il letto, il cuscino, il telefono: tutti gesti naturalissimi di Riccardo che ormai sono diventati di Gerardo.

Nonostante sia stato un lavoro molto faticoso, durante le prove ci siamo divertiti tantissimo e sono molto soddisfatto del risultato ottenuto.

Siamo sicuri che il successo che lo spettacolo sta riscuotendo già da questi esordi influirà in modo positivo sulla programmazione del prossimo anno, già in via di definizione.

Per il momento, però, chi vuole vedere Nina, deve approfittare delle ultime due tappe.

Foto di copertina di Sabrina Ciferri.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.