Lo studioso partenopeo si racconta a tutto campo
Vincenzo Rizzo, nato a Napoli il 5 settembre 1940, studia da oltre 40 anni la Civiltà napoletana del XVII e XVIII secolo. A lui si devono alcune fra le più importanti scoperte di opere d’Arte di quei secoli, dimostrate da molti contributi critici, pubblicati nelle riviste specialistiche d’Europa, tutti corredati da documentazione inedita d’Archivio.
Difatti, è questa la sua particolarità: ogni suo lavoro parte solo esclusivamente da gruppi di documenti da lui cercati e studiati che permettono la ricostruzione di eventi artistici e personalità rilevanti ancora ignote, evitando, così, attribuzioni infondate.
Ha collaborato con l’Enciclopedia Treccani, Ricerche sul Seicento napoletano e Napoli Nobilissima. Ha pubblicato monografie basilari come ‘Ferdinandus Sanfelicius Architectus Neapolitanus’ e ‘Lorenzo e Domenico Antonio Vaccaro: Apoteosi di un binomio’ e un saggio critico-documentale sulla pittura della giovinezza di Francesco De Mura, che è servito da base per l’esposizione alla Yale University Art Gallery di New Have, USA.
Nel 1984, insieme allo storico d’architettura Roberto Pane, ha curato la prestigiosa pubblicazione ‘Seicento napoletano: Arte, costume ambiente’. Fondamentali i suoi saggi su Gaspare Traversi, Niccolò Tagliacozzi Canale, Pietro e Bartolomeo Ghetti, Giuseppe Sammartino e Luca Giordano. Nel 2017, insieme ad Achille Della Ragione, ha pubblicato la monografia sul pittore Francesco De Mura.
È intervenuto a diversi convegni nazionali ed internazionali: nel 2010 alla II edizione di Lucera Barocca, nel 2016 alla VI edizione di Lucera Barocca, nel 2013 ad un seminario in Francia sul pittore Francesco De Mura, nel 2017 ad importanti conferenze a Napoli sempre su De Mura.
Nel novembre 2010 diventa Presidente del Comitato Civico di Santa Maria di Portosalvo, che ha lo scopo di salvaguardare e tutelare il patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, antropologico e sociologico non solo della stessa chiesa ma anche di altri luoghi di culto consacrati, non valorizzati o addirittura chiusi al pubblico.
L’attenzione che Rizzo dedica a De Mura è più che giustificata dalla fama acquisita, a livello europeo, dal pittore settecentesco che distintosi dapprima nella bottega del giordanesco Giuseppe Simonelli (1649- 1710), fu per un anno allievo di Domenico Viola per poi approdare nel laboratorio del celeberrimo Francesco Solimena (1657-1747), detto “L’abate Ciccio”, di cui riuscì ad apprendere e superare sia il colore che la pittura.
Realizzò tele per chiese napoletane e per palazzi reali: l’‘Adorazione dei pastori’ e l’affresco rappresentante l’‘Allegoria delle virtù di Carlo di Borbone e Maria Amalia’ di Sassonia al Palazzo Reale di Napoli, ‘Imeneo e la Pudicizia’ al Palazzo Reale di Caserta, la ‘Leggenda di Teseo’ al Palazzo Reale di Torino, il ‘Giudizio di Salomone’ custodito nella Galleria d’Arte Antica di Roma, l’‘Adorazione dei Magi’ nella chiesa partenopea Nunziatella, il ‘Miracolo di San Benedetto’ nella chiesa di SS. Severino e Sossio, la pala d’altare raffigurante San Benedetto nella chiesa di S. Marcellino e Festo, il ‘Martirio di Santa Barbara’ nella chiesa napoletana della SS. Annunziata, la ‘Gloria di San Giuseppe’ nella chiesa di San Giuseppe dei Ruffi e tanto altro. Alla sua morte, il suo patrimonio, quadri e bozzetti furono dati in dono al Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Il pittore Francesco De Mura che legame aveva con il suo maestro Francesco Solimena?
Potrei scrivere un intero libro al riguardo. Fu un rapporto molto complesso che durò oltre 20 anni. Erano due grandi spiriti, due grandi artisti, anche se con caratteri diversi, che vissero a lungo.
Lei è stato amico e “allievo” di Roberto Pane (1897-1987). Che rapporto aveva con lui?
Di Pane sono stato prima studioso (1959-1964), poi ammiratore sfegatato (1964-1970), quindi amico (1970-1974), successivamente vero allievo spontaneo (1974-1978) ed infine stretto collaboratore scientifico, sulla rivista ‘Napoli Nobilissima ed altrove’, (1978-2000), partecipando alle sue pubblicazioni di importanza europea ed internazionale.
C’era fra di noi una profonda complicità costruttiva, dovuta al fatto che eravamo entrambi “artisti”, con tutte le situazioni di privilegio che tale clima comporta.
Ricordo ancora alcune lectio magistralis “spontanee” che mi fece all’ingresso triporticato della chiesa della Certosa di San Martino (1974-1976), un indimenticabile viaggio in Puglia, e il volume ‘Seicento Napoletano’ pubblicato, nel 1984, da Comunità di Milano, che si pose come svolta alla mostra del ‘600 promossa da R. Causa nello stesso anno.
Ancora oggi sono l’unico allievo che porta i garofani rossi sulla sua cappella al camposanto degli Artisti, dove sono sepolte tante persone di successo tra cui Totò e Caruso.
A circa 60 anni di distanza, il filo che mi lega alla sua strabocchevole personalità è fortissimo anche per i suoi molteplici autografi e disegni che mi regalò e che conservo gelosamente.
Cosa pensava lo storico dell’arte italiano Federico Zeri (1921-1998) riguardo le sue ricerche sul ‘600 e ‘700 napoletano?
Federico Zeri era un mio ammiratore e lettore, come dimostrano le 15 missive inedite, dal 1984 al 1998, pubblicate, nel 2001, nel mio volume, ‘Lorenzo e Domenico Antonio Vaccaro’, Altrastampa edizioni, 305 pagine, 800 documenti inediti d’archivio, 130 e 23 tavole a colori.
Del resto, il grande Zeri, insieme agli storici dell’arte Giuliano Briganti (1918- 1992) e Alvar Gonzàlez-Palacios, pubblicò sulla famosa rivista scientifica ‘Antologia di Belle Arti’, importanti studi del 1984, ‘Contributo alla conoscenza di Bartolomeo e Pietro Ghetti’, 21-22, pp.98-110, 68 documenti, 9 fotografie di Giuseppe Russo, fotografo di fiducia di Roberto Pane.
Nel 1985 emersero personalità sconosciute nell’‘Antologia di Belle Arti’, nn.25-26, pp.22-34, 120 documenti, che si posero alla base imprescindibile di grandi temi fino ad allora inesplorati. Ancora oggi, dopo 35 anni, con gran rabbia dei miei “nemici”, sono consultatissimi. Considero la mia carriera un miracolo divino.
Quando saranno date alle sue monografie sui celebri scultori Giacomo Colombo e Matteo Bottigliero?
A dire la verità le ho già scritte essenzialmente per me, per fare un regalo preziosissimo a me stesso, che avevo l’esigenza di comprendere. Le sto arricchendo ancora di più. Al momento opportuno le pubblicherò.
Come procedono i lavori di restauro della Chiesa di Santa Maria di Portosalvo?
I fondi stanziati per la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo sono terminati. Appena arriveranno nuovi finanziamenti riprenderemo il restauro.
È stato ritrovato il cancello settecentesco della Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco?
Purtroppo no, siamo ancora in attesa di riveder riapparire il capolavoro di Carlo Schisano del 1751. Chi vivrà, vedrà.
Lei non ha conseguito una laurea, tuttavia ha dimostrato sul “campo” le sue doti di grande studioso. Questo ha dato fastidio al mondo accademico oppure il suo lavoro di ricerca è stato gradito?
Meno male che non ho conseguito la laurea! In realtà, mi sono laureato 320 volte, perché 320 sono i miei saggi scientifici, che sono fra i più citati e conosciuti in Europa e America, anche a distanza di 40 anni dalla loro pubblicazione.
Non è il documento in sé che rende importante il tuo lavoro, ma sono piuttosto le condizioni storico-critiche che ne trai. Ho dato il mio contributo alla comunità scientifica, tuttavia alcuni mi hanno apprezzato altri, invece, mi hanno odiato.
Secondo lei, cosa possono fare i giovani partenopei per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale della città?
I giovani hanno il dovere di salvaguardare il loro patrimonio attraverso lo studio, quindi devono studiare sodo e non superficialmente. I ragazzi hanno l’animo acquietato per adoperarsi allo studio? Per studiare occorre stare tranquilli e sintonizzati con il mondo che ci circonda. E poi i veri studiosi debbono essere degli eroi.
Quali consigli si sente di dare alle nuove generazioni che desiderano intraprendere la sua carriera?
Per essere, o tentare di essere, alla pari della mia ciclopica fatica, che ha dimostrazioni di aspetti eroici, di innovativo studioso di eventi di storia dell’arte sempre inediti e, quindi, di pura scienza e scoperte, bisogna giocare ad essere anacoreti, avere fortissima forza mentale ed interiore e, soprattutto, essere profondamente innamorati degli argomenti che si riesumano dal passato.
Autore Antonio Russo
Antonio Russo, studente universitario, classe 1992. Ricercatore della Fondazione Banco di Napoli. È stato l’allievo dello Storico dell’Arte Vincenzo Rizzo. Collabora con l’architetto Aldo Pinto alla raccolta notizie per la Storia, Arte, Architettura di Napoli e contorni disponibile on-line. Attualmente sta preparando una monografia sulla chiesa rinascimentale di Santa Caterina a Formiello di Napoli.