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Intervista esclusiva a Tina Piccolo



La poetessa Tina Piccolo

Orribile frode: la pluripremiata poetessa Tina Piccolo rivela a Expartibus il terribile plagio di cui è stata vittima

Lo sfogo di Tina Piccolo: «Non solo continuano a plagiare, ma anche a diffamare e a dire che i miei premi non sono veri»

 

 

Incontriamo Tina Piccolo nel suo Salotto Culturale a Pomigliano d’Arco, facendo un salto nel mondo poetico della poetessa più premiata d’Italia e d’Europa, ambasciatrice della poesia italiana nel mondo. Con parole intense e quasi rotte dal pianto, però, Tina Piccolo ci racconta subito del terribile plagio di cui è vittima:

«Dopo il successo de “Il diario di Alma, sulle ali della mia poesia”, si presentano a casa mia due tizi, ampio sorriso, modi gentili e fiumi di complimenti. Poi la proposta: “Facciamo un libro sul precariato, tema così complesso e attuale, e sull’amore che vince tutto? Sarà un boom, cureremo anche l’impaginazione e ne faremo un’opera con scenografie ”. All’inizio ero tentennante, finii poi per accettare. Sera dopo sera, giorno dopo giorno il romanzo terminò e anche la stampa parlava del mio lavoro e annunciava la pubblicazione prossima del libro “L’amore prima di tutto”. Poi l’incubo.

Hanno infatti preparato una pubblicazione con l’Accademia internazionale Francesco Petrarca di Viterbo, che nel 2002 mi fregiò del titolo di ambasciatrice della poesia italiana nel mondo. A Viterbo fu un grande successo, alla presenza del sindaco. Il titolo di ambasciatrice mi è stato poi ribadito e conferito da innumerevoli accademie, associazioni, enti e dalla Regione Campania, riconosciuto anche all’estero come in Romania, in Francia e nel New Jersey. Eppure non ho mai chiesto premi.

Adesso si sono rivolti a questa accademia che fa anche da editore e hanno cominciato a chiamare e ad offendermi affermando che usurpo il titolo di ambasciatrice, che, fra l’altro, non è un titolo di Stato ma culturale.

Hanno preso il mio libro “L’amore prima di tutto” e l’hanno plagiato. Il libro è stato rubato da questi due che nulla hanno scritto, Roberto Della Ragione e Vincenzo Perrone, amici per la pelle. Rubato quando io , pagina per pagina  su Facebook – come si vede, ci sono la data e l’orario in cui la pagina è stata scritta, con i commenti delle persone che mi incoraggiano ad andare avanti –scrivevo le pagine del mio romanzo. Dicevo che era un libro scritto a quattro mani perché questo Roberto Della Ragione mi aveva detto che il libro lo voleva scrivere con me e che poi lui avrebbe scritto le sue pagine. Io andavo avanti, ma le sue pagine non arrivavano mai,  e sottoscrivevo che il libro era scritto dalla poetessa Tina Piccolo e dal presunto scrittore, che nulla ha mai scritto. Adesso questo libro lo stanno portando in giro, hanno tolto le date e i commenti delle persone, che sarebbero una condanna. Stanno portando in giro il mio libro dicendo che l’autore è Roberto Della Ragione. Questo ha rilasciato anche un’intervista a una giornalista in cui ha dichiarato che aveva un rapporto di amicizia con me che poi si è rotto. Stanno addirittura usando le parole con cui io ho definito il mio libro: una storia del sud, fatta di sangue, di passione, di depressione e di amore, nel magma della disoccupazione. Mancano anche di fantasia».

Nel suo famoso Salotto Culturale la poetessa Piccolo, con il trasporto e l’intensità verbale che la contraddistinguono, ci conduce poi nei sentieri della sua poesia. Dopo il triste racconto del plagio ci immergiamo nel mondo poetico di Tina Piccolo.

Qual è il ruolo della poesia in questo momento storico secondo Tina Piccolo?

«La poesia ha un altissimo valore: significa educare, cantare i sentimenti positivi, far meditare, guardare intorno e scoprire le bellezze della natura, far pensare che al di sopra di tutto questo deve esserci qualcosa di superiore, perché è impossibile che tutto sia nato dal caso. La nostra vita è veramente niente, siamo esseri mortali, per cui non dovremmo farci la guerra, ma essere uniti. La breve esistenza che ci è stata data da Dio non deve essere rovinata con odio, rancore e battaglie. Invece il plagio di cui sono vittima è un esempio di cattiveria e di disonestà.  Ecco allora la poesia: messaggio d’amore che non tramonta mai, messaggio adesso necessario più che mai, anche perché stiamo vivendo in un periodo  molto difficile».

Pare che l’uomo contemporaneo, proiettato al futuro, sia sempre più privo di fede, tuttavia il bisogno di spiritualità è sempre più intenso. Che spazio trova la fede nella poesia?

«I miei genitori erano autoritari, mi hanno amato senza farmi carezze. Quando, ancora bambina, aprivo la finestra, immaginavo che dietro le nuvole si nascondessero gli angeli e da dietro la finestra parlavo con loro,  confidavo loro ciò che magari a mamma e papà, per l’educazione autoritaria impartitami, non potevo dire; crescendo iniziai a parlare loro anche dei sogni d’amore, di quell’amore che ho sempre cercato e mai realizzato. Cristo è stato ed è per me il simbolo dell’amore. Cristo, sebbene gli siano state inflitte sofferenze atroci, ha predicato l’amore e il bene, per chi crede ha fatto i miracoli, e ha sempre perdonato. Mi chiedo come abbia potuto porgere sempre l’altra guancia. Fino a che punto bisogna porgere l’altra guancia?

Nella mia poesia “Se mi chiedesse io” ho scritto: “Se mi chiedesse Dio/ di smarrirmi in uno sguardo/ tra gli occhi del mondo,/ gli chiederei perdono/ e mi perderei nel tuo./ Se mi chiedesse Dio/ di vivere per sempre o di morire dopo averti amato,/ gli chiederei perdono/ e correrei da te”. Un grande critico, Francesco D’Episcopo ha definito il componimento una grande sfida d’amore a Dio stesso, in cui si rinuncia all’eternità venendo meno ai suoi comandi solamente per amore. Questo è il sentimento religioso che pervade la mia poesia».

Ha lavorato a lungo nella scuola a contatto con i giovani, che sembrano purtroppo sempre più lontani dalla letteratura, in particolare dalla poesia. Quali sono gli strumenti didattici che potrebbero coinvolgere i giovani nella scoperta della poesia?

«Ho lavorato per 35 anni nella scuola, sono formatrice proprio per quanto riguarda la poesia e il linguaggio creativo, e ho tenuto corsi e seminari in licei, istituti professionali e presso l’Università di Napoli Federico  II. I giovani di cui talvolta parlano tanto male hanno conosciuto la violenza, per cui devono conoscere il bello e il bene. Ogni volta che andavo a scuola mi ritrovavo circondata da tanti giovani alti e rimanevo quasi in imbarazzo. Ma poi cominciavo a parlare: ho visto molte volte negli occhi di questi giovani le lacrime. Molto spesso sono nate poesie estemporanee: io recitavo un verso, incitandoli a continuare, e i miei studenti, raccogliendo l’invito, proponevano i loro versi. In questo modo sono nate poesie bellissime che su proposta dei presidi ho raccolto in varie antologie. I giovani non aspettano altro che il terreno spirituale sia seminato con i semi del bene. Lo aspettano. Purtroppo difficilmente si fa».

Quasimodo affermava che «la poesia è un tema aperto all’infinito e che infinite sono le vie che permettono all’uomo di avvicinarsi a questa ferma situazione dello spirito». Quali le vie poetiche percorse da lei nella sua prolifica carriera poetica? Nel suo componimento “Scrivo” i temi dell’amore e del sogno si intrecciano, rendendo la poesia «un miracolo».

«Lo sanno tutti, non ho mai vissuto l’amore di coppia, ma non credo sia una colpa non aver potuto vivere un amore che mi spettava vivere di diritto in un matrimonio. Perciò definisco il mio letto è un nido solitario in cui si adagia il foglio. La poesia mi ha accompagnato in ogni passo della mia vita, sebbene non sappia spiegare come nasca. Nessun critico può spiegare come nasce una poesia; certamente nasce da un talento innato, nutrito poi dalla vita. Nessuna teoria, però,  potrà mai dire come nasce precisamente la poesia. La poesia è un miracolo».

Letteratura, internet, tecnologia, mondo digitale: come si rapportano tra loro?

«Quando la tecnologia è d’aiuto all’uomo e questi la usa in modo positivo, ben venga. Non ho nulla contro la pubblicazione digitale, purché siano trasmessi la poesia, l’arte e messaggi sociali. Personalmente, però, quando prendo un libro fatto di carta, percepisco che è vita, come se le pagine che sfoglio fossero mie creature».

Cosa consiglia, dopo tanti anni trascorsi nell’organizzazione di manifestazioni e nel mondo della cultura e dell’editoria, ai giovani che si avvicinano alla scrittura e desiderano farsi conoscere?

«Mi hanno spesso chiesto come si diviene scrittori e quanto si guadagna. Molti vedono nella scrittura una fonte di guadagno. Dovrebbe essere, in effetti, anche così, perché si tratta anche di un lavoro. Ma dico sempre ai giovani di non perseguire questo itinerario per il successo. I soldi non si guadagnano così. Spesso guadagnano gli editori, perché riconoscono solo una percentuale minima agli autori. Quindi ripeto ai giovani e ai meno giovani, e a tutti coloro che hanno intrapreso la vita dell’arte e della scrittura, di non farlo per il successo personale, ma con lo scopo di comunicare un messaggio».

Salutiamo la poetessa Tina Piccolo, che ci dà appuntamento il 3 ottobre a Sant’Antimo, dove presenterà il libro “Una vita in poesia”. Per una serata all’insegna della poesia.

 

Carmelo Cutolo, Pomigliano d’Arco, 08/09/2013

Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.

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