Più che l’artista, l’uomo
Incontriamo il bravissimo attore Patrizio Rispo nell’ambito della conferenza stampa dell’VIII edizione del Galà del Cinema e della Fiction Campania che ha avuto luogo il 3 ottobre presso l’Unione Industriali in Piazza dei Martiri, Napoli.
Che fosse una persona squisita e disponibile non è affatto una novità; ci era capitato più volte di incontrarlo in varie occasioni, ma a colpire in lui, al di là delle innegabili capacità artistiche, arcinote per chi segue la sua carriera, è la profondità e l’intensità dei suoi discorsi, che appaiono del tutto privi di retorica e mostrano una sensibilità spiccata, fuori dal comune.
Un uomo che non si risparmia mai quando si tratta di aiutare gli altri, che scende personalmente in campo per dare un segnale forte, per provare a sensibilizzare su tematiche delicate come la solidarietà verso i meno fortunati, attenzione al mondo dell’infanzia in qualità di ambasciatore di importanti associazioni come Unicef e CMB Italia onlus, ma che lotta con orgoglio per tutelare la categoria professionale cui appartiene.
Un uomo innamorato del proprio territorio, in cui crede fortemente, che prova a svecchiare da luoghi comuni puntando sulle potenzialità e le eccellenze, senza tuttavia negare i problemi che permangono.
Il tutto senza manie di protagonismo o divismi, piuttosto facendo leva sulla sua popolarità per lanciare messaggi forti e provare a fare la differenza.
Sono qui oggi a testimoniare il mio totale apprezzamento per iniziative importanti come quella del Galà del Cinema e della Fiction in Campania. Un rapporto di sincera amicizia e stima mi lega a Valeria Della Rocca, ideatrice della manifestazione, che, al di là del momento di premiazione, è un’occasione di riflessione, dibattito, incontro proficuo per stimolare la creatività di chiunque ami la settima arte e voglia promuovere la nostra Regione.
Il cinema è il settore che amo, dove, invece, ho fatto meno.
Con le dovute eccezioni per le eccellenze che abbiamo, il cinema italiano, si riduce, in un certo senso, quasi ad un cast fisso, quella quindicina di attori che si alternano nell’interpretazione dei ruoli più disparati, ma che non lascia molto spazio ad altri.
Il cinema che sogno io, invece, è quello di più ampio respiro e fantasia, quell’osare oltre la realtà, quell’ambientazione in luoghi particolari e in epoche diverse per metterti in contatto con qualcosa che prima ignoravi, che abbia, in un certo senso, una funzione didattica, che ti dia la possibilità di immergerti in un mondo fino ad allora sconosciuto.
Questa è la grande magia del cinema che oggi non riesco a trovare pienamente.
Mi sembra, piuttosto, che la visione d’insieme sia più settoriale e ristretta.
Ma non vorrei nemmeno sembrare la volpe che non arriva all’uva o colui che, inappagato, nota a tutti i costi le falle del sistema perché le cerca con il lanternino.Il cinema è quel buco che ti permette di entrare in una realtà altra, di giocare, divertirti e scoprire, con soddisfazione, che sei ancora capace di meravigliarti.
Ed è questa la cosa che mi manca di più.
Nel mio lavoro ho fatto di tutto, persino cantare, ma il cinema, quello vero, tranne partecipazioni amichevoli in pellicole importanti, non mi ha mai visto come protagonista.
Non ho ancora fatto IL film che mi piacerebbe lasciare ai miei figli.Prima mi chiedevo se mai sarei andato a Venezia, Cannes, Berlino sfilando sui red carpet, ora invece devo augurarmi di fare un film che vada ai più prestigiosi festival del cinema, o forse, a questo punto, proprio di fare un film.
Speriamo mi cogliate in tempi utili per interpretare UN grande vecchio.In Campania abbiamo tanti registi talentuosi, sono felicissimo per il successo di una pellicola come “Indivisibili” di Edoardo De Angelis, in lizza in questo festival, con altri ugualmente belli, per il miglior film drammatico 2015/2016. Ammiro molto De Angelis e lo seguo sin dagli esordi, così come adoro il cinema di grande respiro, quello di Bertolucci, Coppola, Sorrentino, per intenderci.
Il discorso scivola poi sul teatro, che Rispo afferma di amare profondamente, ma, con rammarico e un pizzico di nostalgia, constata che la tipologia che predilige, al momento, vive un momento di forte crisi.
Le offerte che arrivano rispecchiano i tempi odierni e non coincidono con la mia voglia di cimentarmi in un certo tipo di rappresentazione. C’è una grande attenzione per il teatro comico, il cabaret, ma il genere che sognavo e sogno ancora io, quello che ho avuto la fortuna di fare tempo addietro, con grandi registi, grandi artisti, grandi testi, grandi compagnie, oggi è impossibile da realizzare.
La categoria, anzi, versa in gravi difficoltà.
Tanti miei colleghi fanno degli sforzi immani nel cercare di mantenere una dignità professionale.In questo momento, infatti, fare una tournée significa debuttare in alcune piazze per pochi giorni, fermarsi spesso per mesi per poi riprendere chissà quando nella totale incertezza.
Mi chiedo, con amarezza, come riescano a vivere del loro lavoro e dove riescano a trovare lo sprone per andare avanti, al di là della passione e della dedizione che si prova per la professione.E proprio per difendere la categoria e i colleghi, ho accettato l’anno scorso un incarico dal Comune di Napoli per far parte del Consiglio di Amministrazione del Teatro Stabile.
Sono in partenza per Barcellona dove starò qualche giorno proprio a difendere enti, territorio, attori.
È una lotta a cui mi sto appassionando molto, ma sento che c’è anche una forte volontà da parte delle Istituzioni a far sì che il Teatro Nazionale Mercadante diventi un punto di riferimento per la città, un modo per dare lavoro e risonanza ai talenti partenopei.Patisco molto la corruzione, lo scontento, credo che dovremmo vivere tutti circondati da affetto ed attenzioni, ma questo non accade mai. Sono stufo di quest’infelicità che ritengo forzata, perché potremmo essere contenti e trarre profitto da questo splendido territorio e da tutte le sue immense ricchezze e invece ci crogioliamo in inutili problemi che ci impediscono di godere di tutto ciò che abbiamo.
Per cui, sempre più annoiato e sfiduciato dalle promesse irrealizzate, dai discorsi sterili e delle azioni che contraddicono invece le rassicurazioni fatte, ho scritto uno spettacolo in cui credo molto che è diventato un balletto, “Cleanness”, nettezza, un omaggio alle donne e ai bambini, un po’ per rifarci anche alla metafora cristiana dell’Eden.
Nasciamo candidi avendo a disposizione qualsiasi cosa, ma con il nostro comportamento facciamo di tutto per perdere l’armonia, la felicità, la capacità di interagire con la natura.
Lo spettacolo è dedicato alle donne che mantengono ancora vivo l’animo puro e sereno, il senso di onestà, pudore, curiosità e che, non a caso, sono state estromesse per secoli dai vertici del potere.
Con grande fiducia e piacere, vedo che ora riescono a farsi avanti in molti campi, soprattutto nell’amministrazione, cosa che comporterebbe uno scavalcamento della prospettiva parziale che troppo spesso ha l’uomo, a favore di una visione complessiva, lungimirante e materna di benessere collettivo. Sicuramente, per me, con le donne al potere avremmo meno guerre.Ho contattato il Real Teatro di San Carlo, dove spero di riuscire a rappresentare lo spettacolo, perché mi piacerebbe utilizzare i bambini della scuola e sono tuttora in trattative con il Napoli Teatro Festival.
Ho già fatto un cast artistico dei migliori talenti napoletani che mi hanno assicurato la loro disponibilità: Paolo Coletta per le musiche, Valentina Schisa per le coreografie, Roberto Crea per le scene.
Speriamo di poterlo mettere in scena in primavera. Sarebbe per me una bellissima avventura, chissà che non si realizzi sul serio.
Non resta che aspettare.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.