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Intervista esclusiva ad Ilenia Lazzarin

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Ilenia Lazzarin


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Stimolante chiacchierata con l’eclettica artista: da UPAS all’impegno sociale

Incontriamo la bravissima Ilenia Lazzarin nel Centro di Produzione Rai di Napoli in occasione dei festeggiamenti per il ventennale del real drama Un Posto al Sole. Avevo avuto modo di apprezzarne il garbo e la gentilezza durante un’altra intervista, ma un incontro di persona, si sa, rende tutto più coinvolgente. Sorriso radioso, disponibilità totale e parlantina sciolta, di quelle contagiose. Deliziosa.

Viola Bruni è cambiata tantissimo in questi quindici anni. Si è improvvisamente trasferita da Milano, che amava moltissimo, a Napoli, che inizialmente guardava con sospetto. Con il tempo si è ricreduta sulla città tanto da essere ora, in qualche modo, l’ambasciatrice delle sue meraviglie artistico-culturali facendo da guida turistica. Che effetto fa mostrare, attraverso i tuoi occhi, questi tesori ai telespettatori di tutt’Italia?

L’insofferenza iniziale di Viola che da Milano si è trovata catapultata in un’altra regione e in un’altra città, è stata forse male interpretata al suo esordio nella social soap.
Per motivi di lavoro la sua famiglia si è dovuta trasferire a Napoli e lei, diciassettenne, si è trovata a subire una scelta che non condivideva affatto.
Si è sentita sradicata dalle sue origini, dal suo contesto sociale e ha dovuto lasciare tutto ciò che amava, dalle amicizie alla Scuola di danza del Teatro La Scala di Milano.

Le stava stretta Napoli così come non le sarebbe andata bene qualsiasi altra città in cui avesse dovuto vivere dopo la sua. Con il tempo, invece, ha cambiato atteggiamento anche grazie al fidanzamento con Diego, il figlio di Raffaele, e si è innamorata follemente della città partenopea.

Quanto a me, al contrario, appena ho saputo che dovevo andare a vivere a Napoli ero felicissima: clima bellissimo, cibo ottimo, panorami mozzafiato.

Il problema è che questo passaggio è coinciso con una crisi personale. Abituata a vivere in famiglia, in un tranquillo paesino di campagna, a diciotto anni sono passata, improvvisamente, dal mondo della scuola a quello del lavoro, lontanissima dai miei punti fermi.
All’inizio è stata durissima. Ero sola, dovevo imparare a gestirmi in tutto, con ritmi di lavoro serrati mentre fino a poco prima ero abituata a vivere nella bambagia, circondata dall’amore della mia famiglia. Fortunatamente mamma mi è stata molto vicina, passando parecchio tempo per me. Se non fosse stato per lei, credo che non ce l’avrei mai fatta.

L’ostacolo più grande, poi, è stato sicuramente quello di gestire la popolarità. Ero ancora molto acerba ed abituata ad un contatto umano diverso; l’approccio al nord era “Complimenti signorina” e stretta di mano, al sud, invece, “Ah! Damme nu vaso viene ‘cca” e baci a stampo dappertutto.

Ci ho messo un bel po’ ad ingranare, i primi due anni non sono stati facili, poi mi sono lasciata andare e mi sono anch’io follemente innamorata di Napoli.
Ho avuto la fortuna di conoscere persone meravigliose che sono tutt’ora le mie migliori amiche, tra cui c’è sicuramente Claudia Ruffo. L’amica di Viola Bruni in Un Posto al Sole, Angela Poggi, è diventata così una delle amiche più care di Ilenia.

Napoli credo sia un luogo che come pochi è in grado di dare un’ospitalità unica.
È una città generosa fatta di gente generosa che ti accoglie con amore.
Ho vissuto un po’ dappertutto, sia in Italia che all’estero, eppure ritengo che Napoli sia forse la città con la più alta qualità della vita, quella umana.

Girare in queste scenografie particolari in qualità di guida turistica che mostra, appunto, posti strabilianti, che effetto ti fa? Erano luoghi per te già noti oppure è stato grazie ad UPAS che li hai conosciuti?

Trovo sia un privilegio assoluto recitare in luoghi così splendidi. Tra l’altro, proprio come il mio personaggio, sono molto interessata alla storia e all’arte. L’idea di dover studiare anche se tantissimo, perché, al di là dei copioni, ci sono molte notizie da memorizzare, date, informazioni di carattere storico-culturale, mi fa piacere perché alla fine sono argomenti anche di mio interesse.
Andare in posti bellissimi dal punto di vista architettonico e culturale, visitare musei e mostre mi riempie di gioia. Ad esempio, non conoscevo molto l’artista Vincenzo Gemito, grazie al mio ruolo, invece, sto apprendendo molto e sto arricchendo la mia formazione con elementi caratteristici ed eccellenze della città.

Grazie ad UPAS siamo anche avvantaggiati perché riusciamo ad accedere a posti stupendi, magari per un qualsiasi motivo chiusi momentaneamente al pubblico e, nel girare lì delle scene, riusciamo a percepirne tutta la magnificenza.

C’è un posto particolare di Napoli che ti piace di più degli altri o che ti rimanda a qualche emozione particolare?

Ce ne sono tantissimi, ma, in particolare, sono affezionata a due. Il primo, il Cimitero delle fontanelle, l’ho visto girando una scena di una visita guidata di Viola.
Tra teschi, resti umani e leggende, ci sono una serie di interessanti storie della Napoli esoterica e mistica. Il secondo posto, è la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in via dei Tribunali, che ho visitato, da semplice turista, con Marina Giulia Cavalli, mia madre Ornella in UPAS, che richiama molto il Cimitero delle Fontanelle, ed è molto più piccolo, ma altrettanto affascinante. Un luogo sacro ma così anche particolare ed emozionante che, tra l’altro, rappresenta, quella che era la Napoli di secoli addietro, raccontandone le origini.

Per quanto riguarda, il lavoro di Viola nella radio, come vedi il differente approccio del tuo personaggio con i due direttori che si sono alternati, Michele e Scheggia? Mentre il primo, più portato ad un genere di giornalismo vecchio stampo prova a raccontare i fatti per quello che sono, il secondo, invece, si impone, a volte, in maniera più sfrontata e frizzante e punta più agli ascolti che alla qualità. Viola in questo senso come si pone?

Viola è nel mezzo di questo diverbio che si è creato e che, in realtà, stiamo vivendo tutti i giorni.
Sta dalla parte di Michele per quanto riguarda la qualità del prodotto, perché anche lei tiene tantissimo a quello che è il significato sociologico del loro impegno radiofonico.
Considerando poi che anche in base alla sua laurea e al suo dottorato è molto preparata in campo artistico-culturale, ci tiene molto alla necessità di informare in modo corretto gli ascoltatori.
Scheggia sicuramente fa un programma più vivace che arriva immediato, leggero e, proprio per questo, viene premiato dal punto di vista degli ascolti.
Entrambe le direzioni della radio sono valide, è chiaro che, ad un certo punto, bisogna scegliere una sana via di mezzo.

L’anno scorso ti abbiamo intervistato in occasione del doppiaggio con Riccardo Polizzy Carbonelli del cartone animato celebrativo dei 150 anni dalla nascita del Suor Orsola Benincasa. Al momento ti stai cimentando in qualche altro progetto di doppiaggio?

Purtroppo no, però il doppiaggio mi piace tantissimo. È stata un’esperienza divertente e bellissima, anche dal punto di vista formativo. Vorrei poter conciliare sempre recitazione, conduzione, doppiaggio e anche recitazione in teatro e al cinema.

Sei però presissima dalla nuova avventura alla conduzione de Il Contadino Cerca Moglie”.

Non mi era mai capitato di fare la presentatrice, non avevo neanche idea di come si potesse fare, dato che non esiste una scuola che ti formi in questo campo. Ho fatto il provino anche per vedere se ero in grado di cimentarmi in una trasmissione così importante che l’anno scorso ha avuto un grande successo, condotta egregiamente da Simona Ventura, che stimo tantissimo e che ritengo un’icona della TV. È una responsabilità enorme, ma è anche stimolante.

A differenza dei reality, che in generale non seguo molto, in questo programma non ci sono nomination né un vincitore e i personaggi vengono scelti in quella casa.
Si tratta di una sorta di wedding planning, cinque contadini in cerca dell’amore. È un programma che, dati alla mano, in dieci edizioni ha formato molte coppie nella vita reale, 72 matrimoni e 135 nascite di bambini.

Spettacoli teatrali a breve?

Adesso, per fortuna, non ho neanche il tempo di respirare, però mi piacerebbe ricominciare con il teatro. Mi appassiona e diverte, anche se è stato forse uno dei lavori più faticosi in assoluto che io abbia mai fatto, soprattutto se portato in parallelo con l’impegno di una fiction come UPAS che va avanti da vent’anni. Non è facilissimo riuscire a gestire, in contemporanea con il real drama, lo studio del copione, le prove sul palco, le repliche. I ritmi erano stressanti, dormivo tre, quattro ore per notte, ma è sempre entusiasmante fare qualcosa che ti piace.

Ti abbiamo apprezzato lo scorso anno al Teatro Bellini di Napoli in qualità di co-presentatrice con Patrizio Rispo del Blind Date, il concerto del pianista di fama internazionale Cesare Picco, per l’associazione umanitaria CBM Italia onlus, di cui siete entrambi ambasciatori.
Il tuo impegno nel sociale è lodevole e sembra essere proprio una tua caratteristica personale.

Sì, per me è assolutamente una missione. Se facessi un tipo di lavoro che non mi mettesse sotto i riflettori, potrei solo cercare di andare sul campo e spendermi in favore di persone con disabilità, come i bimbi presi in cura da CBM ad esempio, per cercare di fare tutto il possibile per apportare cambiamenti positivi, per migliorare il mondo in cui viviamo noi oggi, ma soprattutto quello che lasceremo in eredità ai nostri figli.
Vorrei contribuire, in modo concreto, a creare un mondo all’altezza di quello in cui ho vissuto io e di quello in cui vorrei crescesse un mio ipotetico figlio.

Il fatto che io sia un personaggio pubblico semplicemente ingigantisce questa responsabilità. Cerco di sensibilizzare su tematiche che mi stanno particolarmente a cuore nei confronti del nostro pianeta, del nostro prossimo, delle persone che mi stanno accanto e, attraverso giornali e social network, provo a mandare una serie di messaggi importanti.

Il vero scopo del nostro essere al mondo non è collezionare soldi, successo e gloria e magari rimanere da soli in un mondo orribile.
La vita ha un senso se riesci a cambiare l’ambiente intorno a te, a migliorare te stesso, a circondarti di amore, che si tratti di relazioni amicali, familiari, lavorative. Raggiungi il tuo obiettivo solo se riesci a modificare, anche se in piccola parte, qualcosa che andava variato per apportare un beneficio comune a tutti. Se, invece, rimani inerme, allora avrai fallito. Per stare bene davvero con se stessi il dovere morale verso gli altri e il mondo viene prima di tutto.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.