Ritratto di un artista di teatro a 360 gradi, da Pulcinella al bullismo, passando per Plauto
Incontro l’attore e regista Rodolfo Fornario dopo un bel po’ di anni. Mi fa piacere rivederlo e, soprattutto, poterlo presentare ai lettori di ExPartibus, perché di lui ho un’ottima opinione, avendo assistito a molti suoi spettacoli teatrali insieme alla sua compagna di vita e di lavoro, la bravissima Antonella Quaranta.
Ci racconti di te e della tua carriera teatrale?
La mia formazione teatrale risale al periodo degli anni ‘80, un momento molto proficuo per il teatro. Come tutti ho iniziato con compagnie amatoriali, poi sono entrato nel Gruppo Teatro Nuovo diretto dall’attore e regista Pierluigi Ortiero, allievo di Gennaro Vitiello, storico fondatore del Teatro Esse. Questa esperienza mi ha maturato molto perché ho cominciato a recitare testi di un certo spessore.
Per circa vent’anni ho lavorato con la Compagnia “Il Baule” di Gigi De Luca, rappresentando opere in tutta Italia. Dal 2011 collaboro con l’Associazione “Arcoscenico” i cui spettacoli vengono messi in scena insieme all’EPT di Salerno. Ho affiancato tanti artisti di rilievo, anche in campo televisivo, e mi sono dedicato ad alcune pubblicità. Nel 1987, ho interpretato Caifa ne ‘Il Processo a Gesù’. Nel 2010, nel programma televisivo ‘Epaminonda’, realizzato e diretto da Pino D’Angiò e venduto anche ad emittenti di lingua spagnola, ho interpretato il personaggio del ‘Sindaco di paesi immaginari’.
Nel 2011, ho partecipato a ‘La Bottega dei quattro’, programma sulla canzone classica napoletana, curato dal Maestro Luigi Ottaiano, realizzato e messo in onda da Teleakery.
Nel 2014, ho recitato nella fiction ‘Ischia forever’, per la regia di Lucia Cassini, nel ruolo di un Questore.
Mi ha colpito molto il fatto che con la tua compagnia stia portando nelle scuole elementari uno spettacolo incentrato sul problema del bullismo, ‘Come fu che… diventò bambino il Re’. Me ne parli?
Sono già tre anni che rappresentiamo questa pièce nelle scuole ed abbiamo ottenuto il Patrocinio dell’UNICEF di Salerno.
Credo sia importante portare il teatro negli istituti scolastici per interagire con i bambini, fare teatro insieme a loro, coinvolgerli, e far loro comprendere, in modo creativo, il fenomeno del bullismo.
Questo progetto mi ha coinvolto personalmente, in quanto mio figlio, per cinque anni, è stato vittima di bullismo da parte di una bambina e, dunque, proprio per aiutare le piccole vittime, ho sentito la necessità di realizzare un’opera su questo argomento.
Abbiamo unito la grande tradizione della Commedia dell’arte alla forza educativa delle favole, mescolando insieme una farsa di Petito e gli elementi del racconto. Protagonisti sono: Pulcinella e sua figlia, il Re, il giullare e il brigante.
Si narra di un ciabattino povero, Pulcinella, di sua figlia e di un Re che si innamora di lei, quando, insieme al suo giullare, va da loro a farsi aggiustare un paio di scarpe.
Il bullo della situazione è il brigante “Gasparone”, la grande paura del sovrano. Grazie ad una pernacchia, insegniamo ai bambini a sconfiggere il prepotente.
È un lavoro che amo molto, perché affronta quella che purtroppo, oggi, è una problematica reale, anche se, a dire il vero, il bullo è sempre esistito, lo si chiamava magari “scugnizzo” o forse in altro modo.
Nell’ottobre dello scorso anno avete messo in scena un corto teatrale ‘Brutta’, ottenendo un riconoscimento importante. Di che tratta?
Abbiamo partecipato al festival ‘’O Curt’ al Teatro Centro Spazio di San Giorgio a Cremano, gestito da circa 25 anni dallo straordinario artista Vincenzo Borrelli, con un monologo, tratto dai nove scritti da me, che fa parte dell’opera ‘Conversazioni con Dio’, con nove personaggi borderline, che, nel loro dialogare, coinvolgono l’Altissimo a vari livelli. Antonella Quaranta, mia compagna ed attrice, si è innamorata di ‘Brutta’ e l’ha rappresentata. Abbiamo ricevuto il premio come “”Migliore drammaturgia originale”.
È un tema attuale, difatti, il titolo non è stato scelto a caso. Viviamo in una società che punta tutto sull’immagine, dove ci sono dei canoni di bellezza da rispettare, siamo tutti omologati, spaventati dalle rughe, incapaci di accettare la vecchiaia che avanza, abbiamo quasi il dovere morale di essere “gradevoli”. Mi sono chiesto: “Ma se una donna nasce veramente brutta, come deve fare?“
Questo è stato lo spunto per un monologo risultato, poi, molto bello! Il tipo di scrittura è un po’ “ruccelliana”, con un linguaggio colorito. Si mette in risalto l’emarginazione di chi non rispetta, appunto, i canoni di bellezza odierni.
Hai scritto anche qualcosa di divertente in napoletano, prendendo spunto da un testo importante, vero?
Sì, decisi di fare uno spettacolo per divertire e divertirmi. Presi il testo di Plauto, di 2300 anni fa, originale e ancora molto attuale, ‘Il soldato spaccone’ per riscriverlo completamente in napoletano. La morale la si trova negli ultimi tre minuti dell’opera. Dovunque lo rappresentiamo sta avendo un successo strepitoso ed è una grande soddisfazione per noi. Abbiamo creato qualcosa di spassoso senza mai cadere nella volgarità, giocando sul doppio senso, quasi in maniera innocente. Abbiamo recitato perfino all’Anfiteatro Greco di Metaponto, davanti a circa 1200 persone, e lì mi sono reso conto di quanto fosse importante questo progetto per cui vogliamo portarlo in tournée la prossima estate.
Tanti e diversificati i tuoi impegni lavorativi, spazi dalle tematiche sociali a quelle strettamente teatrali. Ci sarà qualche evento a breve dove potremo vederti recitare?
Giovedì 11 aprile, alle ore 19:30, presso il Museo Diocesano di Salerno rappresenteremo ‘Colpevole o Innocente?’, rivisitazione de ‘Il processo di Gesù’ di Diego Fabbri, in chiave più moderna. Una messa in scena sulla “verità dell’antico e la concretezza del moderno”, che ha un certo spessore e fa riflettere molto; ecco perché lo proponiamo durante il periodo di Pasqua. Il cast è lo stesso de ‘Il soldato spaccone’. Amo spaziare, facendo teatro a 360 gradi, non amo la staticità.
Da due anni tu ed Antonella Quaranta siete approdati al Museo di Capodimonte in una maniera davvero originale. Mi spieghi in cosa consiste?
Sono molto legato alla mia città e sono profondamente napoletano. All’interno del Museo di Capodimonte ci siamo quindi ritagliati uno spazio teatrale caratteristico. Il mio è un Pulcinella – Re che accoglie i visitatori, raccontando la storia a modo suo. Credo che l’arte debba servire anche a svagarsi. Quando entri in un luogo come Capodimonte, in automatico, le opere, l’ambiente, ti portano ad avere un certo timore reverenziale; persino il tono delle voci si abbassa, perché si teme quasi di disturbare. Io, invece, adopero il mio personaggio per rendere l’arte accessibile; Pulcinella – Re diventa il vero protagonista della scena e, in modo spiritoso e con giochi di parole, rende la visita al museo qualcosa di spettacolare che la gente apprezza.
Ad un certo punto Pulcinella dice: “Abbiamo in questo palazzo circa 45 mila opere d’arte, sono troppe, venite qua, solo per voi, se durante la passeggiata vedete qualcosa che vi piace, “portatavell a’ cas!”
Durante il percorso arriva Antonella, vestita da Dama, che racconta della venuta a Napoli di Carlo III, tutto quello che ha fatto, della Reggia di Capodimonte e di quella di Caserta. Ci siamo quindi ritagliati uno spazio teatrale, molto originale, all’interno del museo e la gente sembra apprezzare molto.
Davvero interessante ed importante il vostro modo di fare teatro, sarò a breve una visitatrice del Museo. È una bellissima iniziativa che potrebbe coinvolgere molte scuole; un nuovo modo per approcciarsi all’arte. Torniamo al tuo impegno nel sociale, vorrei approfondire la tua attività di laboratorio teatrale a Battipaglia, con ragazzi portatori di handicap psichico.
Circa un anno e mezzo fa conobbi la Presidente della cooperativa sociale “Volo Alto”, Maria Carmela Morra, che si occupa di giovani con disagi psichici, e che dopo alcune esperienze teatrali, cercava progetti innovativi. Chiesi così direttamente ai ragazzi cosa piacesse loro fare; ognuno rispondeva secondo i propri interessi. Pensai immediatamente a ‘Il Piccolo Principe’ di Antoine de Saint-Exupéry, nella parte in cui su ogni asteroide c’è un personaggio con delle caratteristiche specifiche che è anche solo, esattamente come questi giovani, ognuno dei quali segue una logica autonoma ed unica.
In particolare, Luca, uno dei più complicati e spigolosi, mi fece accendere “la scintilla” quando mi rispose che lo attirava fare il meccanico, spiegando che spesso cambiava le ruote all’auto di sua madre, anche se non erano bucate e le luci dei fari, anche se funzionanti. Grazie a lui ho creato lo spettacolo ‘Principe 2.0’ che narra di un adolescente alle prese con un videogioco e che, grazie ad un punteggio record, riceve un bonus che gli permette di entrare nel videogame con un robot, una sorta di Virgilio, che lo accompagna con una serie di giochi di parole. Attraverso questo viaggio conosce vari personaggi che gli insegneranno qualcosa. Questo è sicuramente uno dei lavori a cui sono molto legato!
Oggi ho imparato a conoscerti meglio, soprattutto ho capito quanta anima metti in questo lavoro e quanto sia importante il tuo impegno nel sociale. Vorrei che questa intervista riuscisse a raggiungere più cuori e sensibilizzare al teatro, avvicinando a questo modo di fare arte, antico quanto l’uomo, l’unico veramente vivo e reale, che ci fa riflettere e ci consegna delle chiavi di lettura che nessun’altra cosa riesce a dare in modo così diretto. Grazie.
Quest’anno festeggio i 40 anni di teatro; se un tempo per me era un secondo lavoro, oggi posso dire di fare l’attore a tempo pieno. Alla fine è il pubblico che giudica, se riesci a dimostrare che il prodotto che presenti è valido, sei professionale, ti comporti bene dal punto di vista deontologico, allora riesci a lavorare e a farti spazio, anche se, purtroppo, nel nostro Paese, è molto più difficile che in altri.
Autore Maria Filomena Cirillo
Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.