Imminente debutto in prima assoluta di ‘Gori & Pellino divisi a Berlino’ al Piccolo Teatro dei Lazzari Felici di Napoli
Un colloquio simpatico e scorrevole quello che intrattengo con il talentuoso attore e regista napoletano Giorgio Gori, trentaduenne che, con la sua semplicità e uno spiccato dono di comunicatività, mi permette di sfiorare argomenti importanti su vari temi, il teatro, l’avanspettacolo, il ruolo della donna in diversi ambiti, per poi soffermarmi sul suo nuovo spettacolo, ‘Gori & Pellino divisi a Berlino’, che debutterà in prima assoluta il 12 maggio, ore 18:00, presso il Piccolo Teatro dei Lazzari Felici, in vico Santa Maria dell’Aiuto n. 17, Napoli.
Risvolti comici e a tratti seri quelli che affronta in maniera leggera e divertente, ma con grande incisività, affinché lo spettatore rifletta sulle difficoltà di relazione e comunicazione tra l’universo maschile e quello femminile e trovi, alla fine, un punto di unione che possa buttare giù i muri delle incomprensioni e del divario che li pongono su due fronti opposti.
Attore, regista e drammaturgo hai studiato presso l’Accademia teatrale “Il Primo” di Napoli e quindi ti sei incamminato nel mondo dello spettacolo. Ci parli della tua passione artistica e del tuo iter professionale?
La mia passione artistica nasce un po’ per caso perché ero e sono una persona timida e riservata, i miei genitori e alcuni familiari mi hanno spronato ad iscrivermi all’Accademia teatrale “Il Primo”, nel lontano 1999. Studiando mi convinsi che quella potesse diventare la mia strada, poi arrivò il giorno del debutto, il 18 luglio dello stesso anno. Ricordo una gioia immensa ed io che pensavo di non farcela, invece, arrivato sul palco cominciai a parlare e fu un successo, sarei rimasto lì per ore intere. Da allora ho iniziato a partecipare ad alcuni concorsi e premi con esito positivo. Nasco come comico e cabarettista: ho lavorato nello spettacolo Zelig off, oggi diventato Made in Sud.
Dal 2013 ho iniziato a occuparmi di regia teatrale.
Hai portato alla ribalta alcuni pezzi del’avanspettacolo, riadattandoli, facendo conoscere ed apprezzare, soprattutto ai giovani d’oggi, personaggi importanti che hanno fatto la “storia” della televisione e del teatro, come il grande Walter Chiari.
Sono due anni che porto in giro ‘Vi raccontiamo l’Avanspettacolo ma a modo nostro’, riadattato. Ho voluto fortemente riprendere questo genere definito da qualcuno di !serie B!, ma in realtà, con esso sono nati i migliori comici degli anni ’80 – ’90.
La gioia più grande è stata quando un ragazzo, dopo una mia esibizione, mi ha raggiunto in camerino per dirmi che il giorno dopo sarebbe andato a cercare su YouTube tutti gli altri sketch di Walter Chiari perché non lo conosceva; così è stato anche per Luciano Salce, Gino Bramieri ed altri. Ecco, questa per me è stata una bella soddisfazione! Ritrovare un pubblico che partecipa e si diverte mi dà la certezza che l’avanspettacolo non sia morto.
A quale personaggio del passato ti senti più vicino?
Senza ombra di dubbio mi sento molto empatico con Walter Chiari, per me è stato un grande artista e maestro: il suo monologo, il modo di esprimersi e di arrivare al pubblico con la sua originalità, sono esempi dai quali attingo. Mi piace assomigliargli, ma lungi da me paragonarmi alla sua bravura!
Ti brillano gli occhi e hai un sorriso particolare quando parli di lui, è evidente la tua ammirazione per questo grande artista.
Parliamo adesso di una donna importante, Luisa Pellino, danzatrice e coreografa, una nuova stella dello spettacolo che ti ha affiancato nella rappresentazione di ‘Vi raccontiamo l’Avanspettacolo ma a modo nostro’ e che reciterà con te in ‘Gori & Pellino divisi a Berlino’. Questo connubio com’è nato e cosa ti ha portato, considerando che la presenza femminile nell’avanspettacolo ha avuto sempre, a torto, un ruolo marginale?
Il connubio con Luisa Pellino nasce nel 2015, faceva già parte del corpo di ballo dei miei spettacoli. Mi sono piaciuti la sua professionalità, il suo modo di lavorare, il suo approccio allo studio di testi, sia di canto che di danza. Per usare un termine giovanile, sto cercando di farla diventare una showgirl. Volevo una donna che recitasse accanto a me, mostrando quanto valesse, senza relegarla al ruolo di soubrette che mostra solo belle gambe. Io avevo bisogno di lei, ad esempio, per fare avanspettacolo, per realizzare Café chantant.
Il duo “Gori & Pellino” ha funzionato e funziona bene. In questo ambiente, poi, bisogna lavorare con gli amici, perché i nemici sono tanti, i finti amici sono di più dei nemici, quindi è importante collaborare con chi ci vuole bene.
Abbiamo scritto insieme ‘Gori & Pellino divisi a Berlino’, grazie al suo nome ho potuto creare questa rima e parlare, non del muro di Berlino, ma della barriera divisoria che c’è tra uomini e donne.
A un certo punto della tua carriera hai lasciato Napoli e ti sei spostato a Roma. Come mai questa decisione?
Purtroppo, mi duole dirlo, Napoli è una piazza chiusa, difficile per i giovani, non solo nel mondo artistico ma anche in quello lavorativo in generale; ci sono i teatri “nicchia”, come uso definirli, dove possono esibirsi solo determinati personaggi.
A Roma, invece, ci sono tante sale gestite da attori giovani e, in questo caso, si capisce bene come viene stipulato un contratto, cosa cercano le compagnie; il lato economico viene messo in secondo piano, si dà priorità a quello artistico e umano. Parlo di teatri “off”, piccoli, senza sovvenzioni, che hanno bisogno dell’aiuto di altri attori. Quelli grandi, invece, sono uguali in tutta Italia.
Purtroppo a Napoli i teatri “off” non esistono, per cui ho preferito andare dove c’è più spazio e più possibilità che restare in città a sgomitare. Anche se devo dire che nella mia città sto lavorando bene, anzi, gli spettacoli più importanti li faccio proprio qui, dove, da poco, ho debuttato al Teatro Bolivar con ‘Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella’, tratto dallo storico film con Eduardo e Peppino De Filippo.
Hai una critica da fare al teatro di oggi?
Sì, oggi manca il coraggio di investire su attori nuovi, si cerca di andare sul sicuro, con nomi importanti, testi sicuri, valutando incassi e successo. Credo che in passato ci fosse più voglia di sperimentare; ai tempi di Eduardo, Pirandello, o andando più indietro ancora, il teatro era l’unica forma d’arte visibile, poi è arrivata la televisione; oggi, noi attori, veniamo battuti da chi fa video sul web. I giovani non vengono stimolati ad andare a teatro, sono pochissime le sale che hanno prezzi accessibili o abbonamenti scontati; si pensa più ad avere introiti economici che a mettere in risalto la forma d’arte. Sarebbe una buona iniziativa se si potesse realizzare una giornata di teatro a prezzo modico di 5 – 10 euro, così come sarebbe interessante e produttivo se le emittenti televisive trasmettessero in prima serata oppure in fasce orarie dall’alta visibilità, programmi teatrali.
Secondo te c’è una differenza tra il teatro e le altre forme di spettacolo? Se sì, quali?
Il teatro è verità e, proprio per questo, se stai fingendo il pubblico se ne accorge; cosa diversa è la speculare realtà concettuale che, in sintesi, il teatro è la finzione ma devi renderlo vero. La televisione è molto più distante dal pubblico, in quanto manca di interazione con lo stesso. Per fare un esempio, se recito in teatro mi accorgo, attraverso un colpo di tosse, uno sbadiglio, se lo spettatore si annoia e questo mi fa capire che non sto arrivando a lui; con la televisione questo non accade.
Sei una persona di talento e lavori con passione e professionalità matura, nonostante la tua giovane età e se a 32 anni sei arrivato fino a qui, vuol dire che lo meriti veramente. Ben vengano i giovani come te, perché bisogna ricostituire il teatro.
Ti ringrazio. A dire il vero questi ragazzi ci sono, e anche più giovani di me, e già stanno operando per concretizzare questo progetto comune, un esempio è il Nuovo Teatro Sanità a Napoli. Sono più attenti, imparano in fretta e sono plasmabili. Amo molto lavorare con loro e continuerò a inserirli nei miei spettacoli; quindi, largo ai giovani!
Con questo ci inviti a mettere in risalto i giovani talenti e porli all’attenzione del grande pubblico. Condivido il tuo pensiero, i giovani rappresentano il futuro artistico. Ma torniamo all’imminente prima della pièce ‘Gori & Pellino divisi a Berlino’, regia di Giorgio Gori, coreografie di Luisa Pellino, con la partecipazione di Dino Porzio, Francesco Borrelli e Daniela Tamburro. Puoi anticiparci qualcosa di questo atto unico della durata di 90 minuti?
Con quest’opera ho voluto mettere in risalto le difficoltà di comunicazione tra l’uomo e la donna, usando una chiave comica, con alcuni punti di riflessione; ci saranno anche dei momenti drammatici perché saranno evidenziati alcuni aspetti della condizione femminile in vari ambiti, lavorativi e sociali, che verranno rappresentati da Lucia Pellino con le sue coreografie.
Sostanzialmente, lo spettacolo è comico; racconterò dei miei aneddoti personali sul rapporto di coppia, la relazione tra uomo e donna, il perché non riescono a trovare un accordo, come se fosse una guerra tra due fazioni, fino a mettere tra di loro un muro invisibile, quello di Berlino, che, alla fine, si butterà giù, riunificando le due fazioni.
Quella del 12 maggio sarà la data zero, inizierà la tournée in tutta Italia. Debutteremo al Piccolo Teatro dei Lazzari Felici di Napoli, con il quale collaboro da un anno, gestito dall’associazione culturale Insolita Guida, che prende il nome dalla splendida canzone di Pino Daniele, perché di fronte c’è l’abitazione in cui è nato. Durante la rappresentazione ci saranno anche letture di poesie e brani di grandi napoletani; reciterò un brano di Viviani dedicato alla donna partenopea, ‘Ngiulina che mangia la pizza fritta, mentre lui la osserva da una finestra.
Riporterò in scena uno sketch di Eduardo nel quale sparava a salve sulla moglie perché diceva che “l’uomo per stare quieto deve prima sparare alla femmina”.
Luisa Pellino, che mi affiancherà nelle scene, è la “Musa”, la donna che vuole essere libera e vola tramite la danza e le sue coreografie. Io racconterò la parte maschile dal mio punto di vista, mentre lei la donna, con l’ausilio delle sue coreografie, a volte molto forti per il tema delicato sulla violenza.
Inoltre, Daniela Tambrurro, Dino Porzio e Francesco Borrelli, tre bravi giovanissimi attori, reciteranno poesie e racconteranno la relazione uomo – donna secondo la loro ottica. Chiuderemo con l’invito ad una grande riflessione sulla condizione della donna. La serata sarà allietata da un aperitivo da gustare durante lo spettacolo. Vi invito ad esserci, vi divertirete sicuramente, e se così non fosse, almeno ci saremo bevuti un aperitivo insieme!
Uno spettacolo che, al di là della comicità, si sofferma sulla situazione femminile ai giorni nostri nel nostro Paese, quindi?
Sì, il mio intento è attraverso la comicità arrivare a far riflettere sulla condizione delle donne.
Ringraziamo Giorgio Gori per la disponibilità dimostrata e invitiamo i nostri lettori ad assistere al debutto del suo nuovo spettacolo.
Autore Maria Filomena Cirillo
Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.