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Intervista a Gianfranco Gallo e Massimiliano Gallo

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Gianfranco Gallo e Massimiliano Gallo


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Debutto napoletano della commediaÈ tutta una farsa’, ovvero ‘Petito’s Play’

Stasera alle ore 21:00 al Teatro Cilea debutterà il nuovo spettacolo È tutta una farsa’, ovvero ‘Petito’s Play’, scritto e diretto da Gianfranco Gallo, presente in scena con Massimiliano Gallo, Gianluca Di Gennaro, Arduino Speranza, Bianca Gallo, Anna De Nitto, Francesco Russo, Ursula Muscetta.

La commedia, prodotta da Anfhoras Production, sarà rappresentata appunto al Teatro Cilea dal 12 al 22 novembre per poi passare al Teatro Marconi di Roma dall’8 al 20 dicembre. In programma anche qualche piazza in Calabria e Basilicata, ma per ora si è preferito non accavallare i numerosi impegni cinematografici e televisivi degli artisti coinvolti.

è tutta una farsaLa conferenza stampa di presentazione, svoltasi martedì 10 presso la sala dell’Accademia dello spettacolo del Teatro Cilea, di cui ricordiamo, Loredana Gallo è la responsabile, ci ha dato la possibilità di avvicinare i protagonisti della commedia per avere qualche dettaglio in più.

Un lavoro che vede coinvolta gran parte della famiglia Gallo; oltre ai due fratelli sul palco ci saranno infatti anche Gianluca Di Gennaro, figlio di Loredana Gallo, e Bianca Gallo, figlia di Gianfranco.

I due fratelli Gallo si dimostrano subito disponibilissimi. Affermano, seri ma non troppo, che l’idea dello spettacolo è nata proprio per l’esigenza di passare un po’ di tempo insieme dato che i vari impegni li tengono spesso lontani. Il pubblico, spiegano, ama vedere una famiglia a teatro e la loro è sicuramente una delle poche in Italia ad avere una tradizione teatrale così forte alle spalle. Hanno iniziato insieme nel 1988, poi, nel corso del tempo hanno coinvolto le giovani generazioni che sono appunto in questo spettacolo, Bianca e Gianluca. In ‘lista d’attesa’ pronti per arricchire la compagnia ci sono la figlia di Massimiliano, Giulia, quella di Gianfranco, Greta, e un altro nipote Christian, tutti adolescenti.

Lavorare in famiglia è un po’ come tornare a casa; fiction, cinema, tv, ma il teatro resta il luogo prescelto e più amato in cui ritrovarsi. Invece di darsi appuntamento a cena si riuniscono a teatro in un momento molto intimo che condividono però con il pubblico: questo il commento di entrambi.

gallo's petito'sMassimiliano ci spiega che rimodellano il teatro di tradizione rivisitando opere classiche in chiave moderna perché anche il pubblico giovane possa accostarsi al teatro assorbendo comunque i canoni del passato. Occorre saper trovare il giusto registro linguistico con cui approcciarsi ai ragazzi affinché s’interessino alla drammaturgia. Una pièce appartenente alla tradizione, chiosa, è stata scritta con l’intento di essere attuata, non certo per rimanere parola morta come invece è stato fatto per troppo tempo. Se quegli autori fossero ancora vivi, secondo lui, avrebbero adeguato il loro linguaggio attualizzandolo. Il loro intento è provare a far capire che il codice comico, dalle Atellane alle Pulcinelle, è sempre lo stesso, ma può essere presentato in modo nuovo. È un meccanismo difficile da riproporre in scena, perché molto complesso, un meccanismo che bisogna avere nel DNA”.

Comicità ma anche riflessione nel loro teatro, non solo la risata come evasione, ma anche la possibilità di andare più a fondo. In generale, continua Massimiliano, la vera comicità nasce dai momenti più drammatici, come la fame e le disgrazie umane. Lo stesso saggio di Bergson sulla risata, ‘Il riso. Saggio sul significato del comico’, è piuttosto esplicativo. La capacità di introspezione e di sofferenza, la nobiltà d’animo con cui si intende rappresentare il comico, non solo per far ridere, ma per lanciare un messaggio, venendo paradossalmente da una situazione drammatica, vera, credibile, fa sì che il risultato sia molto più divertente.

Massimiliano approfondisce parlando di linguaggi e metodi di recitazione diversi da utilizzare in tv e cinema rispetto al teatro. Tv e cinema sono lavori più spezzettati e tecnici e presuppongono una maggiore concentrazione sulle scene che si vanno a girare che, a volte, non seguono nemmeno un corretto ordine temporale, tanto che un film viene capito solo quando è stato montato. Lo spettacolo teatrale, invece, nasce dopo una serie di prove portate avanti per settimane, ma si realizza in realtà seriamente solo sul palcoscenico davanti al pubblico e ogni sera la stessa rappresentazione, in qualche modo, è sempre diversa, a maggior ragione con loro che di volta in volta improvvisano. L’improvvisazione, precisa l’artista, deve essere fatta sempre seriamente, rispettando comunque regole precise; avviene con un gioco fatto dagli attori, ma se non è seria il pubblico si indispone.

gianfranco e massimiliano galloRingraziamo Massimiliano per i preziosi dettagli e passiamo a chiacchierare con Gianfranco, nella triplice veste di autore, regista e attore di È tutta una farsa’, ovvero ‘Petito’s Play’, che ci svela anche un po’ di sé.

“Non sono il primo e non sarò l’ultimo uomo di teatro. Sono convinto che l’attore, proprio perché conosce bene il gusto del pubblico, possa scrivere delle cose che lo spettatore è in grado di recepire meglio; non a caso, con i dovuti paragoni, da Molière ad Eduardo, sono tutti attori oltre che drammaturghi. Noi facciamo un teatro per destino e per scelta lontano dalle leggi politiche, per cui non possiamo mai dimenticarci del pubblico. Siamo una delle poche compagnie che fa uno spettacolo se c’è il pubblico, altrimenti non può fare le produzioni. Dobbiamo stare molto attenti a ciò che veicoliamo tramite il nostro modo di essere artisti. Ho vissuto molte esperienze che mi hanno formato in questo campo, ho iniziato nell’81 con Roberto De Simone, ho conosciuto tantissimi grandi del teatro. Capitai, fortunatamente, nel periodo in cui De Simone era all’apice del suo successo con ‘La gatta Cenerentola’ e ho lavorato con lui ne ‘L’opera buffa del giovedì santo’ che mi ha dato l’opportunità di girare il mondo, ma soprattutto conoscere personaggi immensi. A 21 anni sedevo a tavola con Bernstein, Pina Bausch e tanti altri, perché facevamo festival internazionali. Ho cercato di capire i meccanismi del teatro; il trucco sta nel riuscire a fare arte senza restare élitari. La lezione di De Simone era questa, riempivamo il teatro grande di Pompei da 6000 posti, con 2000 persone fuori che non erano riuscite ad entrare facendo uno spettacolo bellissimo, colto ma, al contempo, popolare.

Mi piace definire il mio teatro ‘Oltradizione’, un teatro che viene dall’Oltre ed è diretto ad Oltre. Io riscrivo tutto e svelo ciò che dal passato deriva e che si è trasformato e trasmesso fino a me per andare oltre me.

Cerco di non allontanarmi dal pubblico, di propormi agli spettatori secondo varie chiavi di lettura interpretativa. Puoi ridere per una scena, una battuta, ma se recepisci di più riesci ad andare ad un livello superiore. A contraddistinguere i grandi autori è proprio questo; io cerco e cercherò sempre di mettermi nella loro scia. Sono contro il teatro sperimentale che a volte dimentica il pubblico e si rivolge direttamente ad un’élite perché con dei contributi pubblici può fare a meno degli spettatori. Il teatro non è questo, il teatro nasce con tre elementi, autore, attore e pubblico, se manca uno dei tre non funziona”.

E' tutta una farsa petito's playPassa quindi a parlare del pubblico giovanile che li segue spiegando che molti i ragazzi dopo averli apprezzati in tv e al cinema, incuriositi vanno a vedere i loro spettacoli teatrali attirati dal fatto che si tratti di un classico rivisitato in maniera attuale e moderna. Riuscire quindi a portare in sala, al di là dei soliti affezionati, anche chi prima di allora non è mai entrato in un teatro è impagabile.

Quando invece non si proviene dal teatro e per successi sporadici televisivi ci vi si approda in modo anomalo solo in un secondo momento, non si è in grado di trasmetterne concretamente l’emozione e le intenzioni e si finisce con il deludere gli spettatori. Il pubblico del teatro, giudice severo e inflessibile, va invece fidelizzato negli anni.

Entra poi nel dettaglio raccontando la commedia che stanno per rappresentare.

“In realtà sono furbo, uso il nome di Petito, ma non faccio un teatro di tradizione, piuttosto uno di vera sperimentazione con il pubblico. Seguiamo una strada che ci ha suggerito proprio il pubblico che ci ha visto come gli eredi di una tradizione che non aveva più rappresentanti dopo i Giuffrè; lo stesso Aldo ci indicò come i prosecutori della loro opera. Chiaramente, da autore moderno, con questa commedia ho cercato di far capire soprattutto al pubblico giovanile da dove proviene la comicità di oggi. Sono partito dalla maschera di Petito, ma anche dalle Atellane, inserendo all’interno delle dinamiche farsesche di Petito delle citazioni di Totò, di Troisi, dei fratelli Beregge; si vedrà ad un certo punto addirittura Groucho Marx in scena. Partiamo dalla farsa più emblematica di Petito ‘’a scampagnata de’ tre disperate’ oppure che narra di tre avventori affamati che non hanno soldi e cercano di mangiare senza pagare temendo la reazione dell’oste, introducendovi, come se facessero parte della scrittura di Petito, le proiezioni che vengono da quel tipo di teatro. Racconto un mondo di maschere in cui la maschera non ci sarà, se non come semplice elemento scenografico, una grande maschera di Pulcinella che rimanda alla bocca della Verità che si apre e si chiude, generando e divorando gli attori, emblema di un’intera genia di teatranti.                

Quando scrivo non mi pongo un finale, mi addentro in una situazione in modo comodo, cercando di metterci dentro tutto ciò che ho io come cultura in senso lato. Non mi sono mai fermato alla nostra comicità italiana, adoro Woody Allen e i fratelli Marx e cerco e trovo una linea diretta. Ad esempio, i fratelli Marx hanno molti punti in comune con la Commedia dell’arte: nei film suonano dieci strumenti per uno e giocano molto sul fisico. I comici napoletani della Commedia dell’arte facevano altrettanto per cui anche quello viene dalla nostra tradizione ed è ciò che provo a far capire al pubblico”.

Scenografia suggestiva, costumi senza tempo, luci magiche, musica incantevole per questo spettacolo molto divertente per tutte le età.

Sarà di certo un mix stupendo ed imperdibile, non resta quindi che andare a vedere È tutta una farsa’, ovvero ‘Petito’s Play’ dal 12 al 22 novembre al Teatro Cilea di Napoli.

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Scene: Claudio Alfinito
Costumi: Francesca Romana Scudiero
Luci: Cesare Accetta
Musiche originali: Paco Ruggiero.
Ideazione scenica: Gianfranco Gallo Scenotecnica: Massimo Malavolta Assistente alla regia: Ursula Muscetta Sartoria teatrale: C.N.T. 75
Service: Michele Napolitano
Direttore di scena: Enrico Scudiero
Foto: Edoardo Tranchese
Sarta: Antonietta Rada
Produzione esecutiva: Domenico Gambardella
Amministratore: Davide Sacco.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.