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Inside me – Seconda parte

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Inside me


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L’emozione sorge laddove corpo e mente si incontrano.
Eckhart Tolle

Riprendiamo ad occuparci dell’argomento principe affrontato nel  precedente articolo: le emozioni.

Le primarie sono quelle più semplici e innate, come la gioia, la tristezza, la paura, la rabbia, la sorpresa e il disgusto. Le secondarie sono quelle più complesse e apprese, come la vergogna, l’orgoglio, l’invidia, l’amore, l’odio.

Prendiamo, ad esempio, quelle rappresentate nel filone di ‘Inside Out’, successo eclatante nei botteghini dei cinema di tutto il mondo, per la regia di Kelsey Mann.

Ansia

Il termine deriva dal verbo latino ango, soffocare, stringere, diventa in tedesco torschlusspanik, un termine composto da panik, panico, e torschluss, chiusura delle porte, e visivamente trasferisce l’idea di una situazione in cui ci si sente soffocare, bloccati e intrappolati.

Un sentimento di inquietudine crescente in cui le porte chiuse rappresentano lo scadere del tempo prima dell’arrivo del pericolo, presunto o reale che sia.

È il prodotto di un modus vivendi: il nostro stile di vita incide moltissimo; infatti, è un disturbo diffuso nei Paesi industrializzati, mentre in altre culture non viene rilevata, poiché le problematiche sono di altro genere.

L’aspetto somatico è presente già nell’etimologia: una delle principali sensazioni è proprio quella del soffocamento, del nodo alla gola. Il nostro ambiente ci fa continuamente delle richieste a cui dobbiamo rispondere, e l’ansia ci viene in aiuto, attivandoci a livello somatico e psicologico.

Imbarazzo

Il termine spagnolo embarazo, letteralmente ingombro emotivo, dà origine alla parola ‘imbarazzo’, che in Germania viene tradotta con fremdscham. Questo lemma si riferisce all’imbarazzo percepito non per sé stessi, ma per i comportamenti degli altri, equivalente allo slang giovanile cringe.

L’imbarazzo è un’esperienza comune e, come vedremo, anche molto positiva a livello sociale, ma può presentarsi come più o meno faticosa da gestire in base ai differenti tratti di personalità che ci caratterizzano.

È un senso di lieve inadeguatezza in situazioni sociali specifiche e si presenta con complesse manifestazioni non verbali, che rendono visibile all’esterno l’emozione.

Noia

L’etimologia del termine noia risale alla locuzione latina in odium, avere in odio. Tuttavia, in ‘Inside Out 2’ l’emozione è denominata Ennui, una locuzione francese che si riferisce specificamente alla noia esistenziale, quella sensazione di costante attesa e monotonia che lascia le persone perennemente insoddisfatte. Un umore tipicamente adolescenziale.

In origine, la noia era l’accidia, intesa come uno stato di pigrizia, di passività, una condizione transitoria o duratura di insoddisfazione frustrante, deludente verso la realtà sentita come senza significato.

Storicamente, secondo il Cristianesimo, l’accidia era considerata opposta all’amore creatore, vale a dire all’amore di Dio verso l’umanità e fu condannata da Tommaso d’Aquino, filosofo, teologo, religioso e santo, che la definì tristitia saeculi, cioè la tristezza del mondo.

Invidia

È il sentimento che si prova quando desideriamo qualcosa che appartiene ad altri. Non si tratta solo di cose materiali, ma anche di uno status o di una particolare caratteristica che vorremmo, ma non possediamo.

Il sentimento d’invidia è la possibile conseguenza emotiva di un confronto sociale da cui si esce sconfitti: si può manifestare in diversi modi e può causare sofferenza nelle persone che la provano.

Un altro effetto negativo dell’invidia è il rimuginare sulla felicità altrui, atteggiamento che toglie energie mentali e che fa perdere di vista le proprie ambizioni e i propri obiettivi.

Questo circolo vizioso non fa altro che generare ulteriore insoddisfazione, se non addirittura una vera e propria ossessione. Può minare l’autostima e scadere nel vittimismo, fino alla conseguenza più grave: una vera e propria forma di depressione.

Le strategie cognitivo – comportamentali possono permettere di indirizzare le energie mentali verso differenti fonti di gratificazione della propria vita, che l’invidia non consente di vedere o spinge a svalutare.

Possono aiutare a ridefinire attraverso un diverso punto di vista i concetti di fallimento e successo, ritrovando soddisfazione per i propri risultati e, di conseguenza, nuova linfa motivazionale.

Gioia

L’aspetto che rende così attraente e importante la gioia è la sua forza motrice. Questa emozione, infatti, con l’energia e lo stato di attivazione che è in grado di suscitare, ci spinge a raggiungere i nostri obiettivi.

Sembra che proprio questo aspetto possa aver condotto l’uomo nel lungo processo di evoluzione della specie. A supporto di tale ipotesi, alcune indagini hanno rilevato che la soddisfazione e l’appagamento per la conquista di una vittoria contribuiscono ad aumentare l’autoefficacia e la voglia di fare.

Grazie agli studi condotti sulle emozioni positive, si è capito che gioia e felicità influiscono sulla salute mentale e la longevità. Al contrario, la percezione di non riuscire a controllare lo stress e i sentimenti di ostilità verso gli altri sarebbero correlati a un minore benessere generale.

La spinta alla crescita interiore è tale che non sorprende ritro­vare riferimenti alla gioia in filosofie e religioni diversissime: è fondamento della cristianità, tanto da far dire a Papa Francesco che «il cristiano è uomo e donna di gioia», e del buddismo, ma si ritrova come protagonista pure negli scritti dei filosofi greci, da Epicuro ad Aristotele.

Tristezza

In relazione all’evoluzione della nostra specie la tristezza ha rivestito un ruolo fondamentale. La tristezza, infatti, può essere considerata un segnale che il nostro sistema di attaccamento si è attivato.

Quest’ultimo ci consente di segnalare all’altro il bisogno che abbiamo della sua presenza in momenti di difficoltà e costituisce le fondamenta delle nostre relazioni affettive più importanti.

La tristezza riveste un ruolo centrale nello sperimentare il supporto da parte degli altri, oltre che nello sviluppo e nel mantenimento delle nostre relazioni.

Altra funzione importante che svolge è quella di consentirci di ‘raccoglierci’, promuovendo la riflessione e l’analisi profonda ed autentica sugli eventi della nostra vita, con la possibilità di cercare un senso a quello che ci accade o al nostro dolore; e può favorire la riflessione anche su temi di vita più generali e esistenziali.

La tristezza, come ogni altra emozione, è caratterizzata dall’essere uno stato transitorio. Vale però la pena sottolineare che la durata delle emozioni può essere influenzata da diversi fattori. Tra questi troviamo la valenza soggettiva dell’evento che le ha provocate e i meccanismi di rimuginio e ruminazione.

Rabbia

È un’emozione intensa e spesso fraintesa, ma ha un ruolo cruciale nel nostro benessere psicologico. Precisamente, fa parte delle emozioni primarie, ovvero quelle emozioni intrinseche alla nostra natura biologica.

La rabbia è una risposta naturale a situazioni percepite come minacciose o ingiuste e può fungere da segnale che qualcosa non va e che è necessario un cambiamento.

Tuttavia, se non gestita adeguatamente, può diventare distruttiva, compromettendo le relazioni e la salute mentale. Attraverso la riflessione e l’autoanalisi, possiamo imparare a canalizzarla.

Scientificamente, parlare di ‘tipi di rabbia’ può essere riduttivo, poiché è un’emozione influenzata da un’ampia gamma di fattori psicologici e biologici.

È un’emozione primordiale, determinata dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova, per cui ha una funzione adattiva, mentre è la reazione soggettiva alla rabbia che può diventare disadattiva.

Se pensiamo alla rabbia, possiamo pensare ad una maschera, un oggetto che non permette di vedere cosa si nasconde dietro.

Forse qualcuno avrà letto da qualche parte frasi come “dietro la rabbia c’è sempre tanto amore”, ma è sempre così? Di certo, è possibile che ci sia della sofferenza nascosta dietro. Possiamo trovarci così a provare rabbia verso una persona o una situazione senza capirne il motivo, oppure senza trovare strategie per gestirla.

I soggetti arrabbiati possono trovarsi imbrigliati nei soliti meccanismi di pensiero e comportamento, sentendosi in trappola e arrivando a credere che tutto il mondo li odi, che la vita sia ingiusta e che nessuno là fuori riconosca il loro valore.

Paura

È un’emozione primaria, come la gioia, la rabbia o la tristezza, ed è presente da sempre sia nel genere umano che nel regno animale.

La prima responsabile della paura è l’amigdala, un agglomerato di nuclei nervosi localizzata nella parte più interna dei lobi temporali del cervello, che agisce come un vero e proprio ‘sistema di allarme’: per far fronte all’emergenza e alla situazione di pericolo, comporta l’attivazione delle reazioni di ‘attacco o fuga’, ovvero risposte fisiologiche necessarie per affrontare l’ostacolo o mettersi in salvo e fuggire via, abbandonando la situazione prima che diventi troppo pericolosa.

Come tutte le emozioni, la paura ha una funzione adattiva: protegge l’individuo di fronte ad un pericolo o a una minaccia, reale o immaginaria che sia. È preziosissima sin dai primi anni di vita ed assolve a fondamentali funzioni evolutive.

Senza tale meccanismo metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità. Ecco perché non ha senso eliminarla. È più vantaggioso, invece, cercare di viverla in maniera appropriata. Questa emozione sorge quando si attiva l’impulso o l’istinto, il cui obiettivo è farci sopravvivere tutte le volte in cui si vive una situazione di pericolo, non importa se reale o percepita.

In conclusione, quello delle emozioni è un universo a sé stante, che si regge su un equilibrio complesso tra percezione ed espressione. Molti di noi, anche per via delle abitudini che ci ha instillato la società moderna, tendono a nasconderle, trattenerle, per non esporsi al giudizio degli altri e non sentirsi vulnerabili.

Sono essenziali per la comunicazione, in quanto dicono chiaramente agli altri qualcosa di noi e del modo in cui ci sentiamo. Per questo motivo è fondamentale comprendere le caratteristiche e le funzioni di ciascuna emozione, per imparare a esprimerle in modo efficace, competente e in linea con le richieste da parte della società.

Reprimerle, al contrario, ci allontana dalla serenità. Una maggiore consapevolezza delle nostre emozioni ci porta ad acquisire una conoscenza più profonda dei nostri processi mentali e di noi stessi, aiutandoci anche a interfacciarci con gli altri, facendo capire le nostre intenzioni e lasciando intravedere il nostro mondo.

Una nuova emozione! Wow! – Oh, mi dispiace! Noi volevamo fare una buona impressione.
da ‘Inside Out 2’

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.