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Individuo – Visionari della Bellezza

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Individuo - Visionari della Bellezza


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Individuo - Visionari della Bellezza

La morte del Pensiero […] è responsabile anche della quotidiana violenza
figlia del più puro fascismo-pensiero, del “me ne frego” di ogni giorno che spinge gruppi, persone,
a fronteggiarsi, a guerreggiare in una perenne contrapposizione fatta
di bande, di branchi, di “condomini”, di tifoserie, di cordate, di partiti, di clan
che mai rispettosi della ragione degli altri
cercano con la violenza di imporre le proprie decisioni.

Cosa resterà di questi anni del Pensiero tradito,
i primi decenni del duemila, un secolo, un millennio che
ci si augurava capace di consolidare la forza delle idee di libertà, di democrazia, di unione tra Popoli?

Cosa resterà del martirio di tanti che per questi valori hanno combattuto, sacrificato la Vita?

Raccontare il presente di nuova schiavitù diffusa resta doloroso,
di quanta ignoranza si erga a signoria di ragione,
di quanta mediocrità abbia accesso al governo degli avvenimenti è avvilente,
ma alla morte del Pensiero si risponde con la tenacia dei Pensanti,
di chi ancora crede possibile il riscatto della Libertà.

E per fortuna anche se isolati ancora resistono.

Le barricate dei VISIONARI DI BELLEZZA saranno l’unica difesa al non senso.

da: I visionari della bellezza
di: Gennaro Matino
in: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/07/16/news/i_visionari_della_bellezza-170878144/

La morte del Pensiero è la morte della Persona ed il sopravvivere dell’Individuo.

Ma cosa è l’Individuo? Oggi, riconosciamo al lemma il significato di singolo Ente, fondamentalmente unico in quanto singolo o in quanto particolare, distinto da altri della stessa specie e dotato di caratteri strumentali e funzionali che ne definiscono e garantiscono l’unicità. Un’altra descrizione aggiunta recita: comunemente sempre con un senso di ostile distacco.

E da questa definizione una incredibile serie di riflessioni vengono fuori se consideriamo anche la parola Individualismo al cui significato possiamo imputare la tendenza a svalutare gli interessi o le esigenze della Collettività… in nome anche del proprio egoismo.

Tutto ciò chiarisce bene il senso del termine, soprattutto se lo separiamo da: ciascun elemento partecipativo della Collettività.

Se l’Individualismo comprende, facendone propria solo una parte dell’entità umana volendone l’esercizio in modalità aberrante, il Collettivismo è percepito, non solo dagli Individui, come ciò che diluisce e disperde questa entità.

Nel concetto di Individuo, la libertà dell’uno si confonde con la sua forza e la conseguente capacità di esercitarla.

Di fatto, per l’Individuo l’uomo è solo un mezzo utile per i suoi fini. Condizione che, anche sotto forma di egoismo, si fonda sulla contrapposizione ad altruismo, ovvero, al riconoscimento del valore di altre forme di alterità.

Il concetto di Individuo, non è impiegabile nella funzione di rappresentazione degli attori, essendo al tempo stesso definizione/funzione indicativa di comportamenti comunque prevaricatori fin troppo spesso basati sulla negazione della Fedeltà Umana ai Principi Identitari della Condizione Umana.

Costoro, infatti, si intendono meno uguali, e la Libertà per loro è l’assenza di limiti all’espansione di se stessi e della potenza che avocano solo a/e per se stessi.

Ma gli Uomini Liberi e di Buoni Costumi possono mai ammetter l’idea che l’Uomo possa esser così prigioniero di gabbie frutto dei suoi stessi atti?

È fin troppo evidente lo sviluppo di comportamenti basati sul sospetto, sul prendere le distanze. E la reiterazione di questi comportamenti assurge oramai a cultura dell’isolamento fino alla non accettazione della diversità.

È così che si ripropone il modello di esclusione delle diversità, qualsiasi esse siano.

Modello che apre i luoghi di riproposizione dei peggiori –ismo della Storia.

Infatti, sempre in più ambiti, siamo ormai portati a considerare la non conformità come primo motivo di sospetto. Siamo, inoltre e con un meccanismo quasi speculare ma assonante, indotti ad escludere gli altri attraverso la nostra non partecipazione spinta sino alla nostra autoesclusione.

Possiamo mai ammettere che l’Uomo possa esser sequestrato in una condotta di cui non possa percepirne il portato?

Autore Alfredo Marinelli

Alfredo Marinelli è Professore di Oncologia presso l’Università Federico II di Napoli, nonché docente e componente del board scientifico dell’Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale “Luigi De Marchi” di Roma. Oltre che di pubblicazioni scientifiche è coautore di testi universitari per Mcgrow Hill et al. È componente del Grande Oriente d’Italia – Massoneria Universale. Profilo ed attività presenti su www.Linkedin.com