SPI CGIL: ‘Le aree interne sono quelle che soffrono di più’
Riceviamo e pubblichiamo.
La carenza dei medici di famiglia nelle aree interne è stata al centro della Festa di LiberEtà che si è svolta oggi, 28 settembre, all’Hotel Garden di Siena promossa dallo SPI CGIL Toscana e organizzata dallo SPI di Siena insieme agli SPI provinciali di Arezzo e Grosseto.
La mattinata si è aperta con l’introduzione della Segretaria generale SPI CGIL Siena Daniela Cappelli.
A seguire la tavola rotonda, moderata dal Segretario generale dello SPI CGIL Grosseto Erio Giovannelli, dal titolo ‘Quassù il medico non c’è. C’è un’emergenza da fronteggiare: la carenza dei medici di famiglia nelle aree interne’ che ha visto la partecipazione di Simone Bezzini, Assessore Diritto alla Salute e Sanità della Regione Toscana, Antonio D’Urso, Direttore generale della ASL Toscana Sud Est, Pasquale D’Onofrio, Segretario FP CGIL Medici e Dirigenza SSN Toscana, Giuseppe Gugliotti, Presidente della Conferenza Aziendale dei Sindaci ASL Toscana Sud Est, Alessandro Tracchi, Segretario Generale Camera del Lavoro di Arezzo.
Le conclusioni sono state affidate ad Alessio Gramolati, Segretario generale SPI CGIL Toscana.
Afferma la Segretaria generale dello SPI CGIL di Siena Daniela Cappelli:
In Toscana l’anno scorso secondo i dati della Fondazione Gimbe mancavano 143 medici, un dato che sta continuando a peggiorare, lasciando scoperte nella Toscana Sud Est molte persone: nell’Amiata senese e grossetana, nelle Colline metallifere e nelle zone interne dell’aretino, ma anche in città più grandi.
Le proiezioni ci dicono che è previsto nei prossimi anni un ulteriore calo di 250 medici.
Le cause sono da ricercare in errori di programmazione per garantire il ricambio generazionale e in particolare la mancata sincronia per bilanciare i pensionamenti attesi, oltre che in una convenzione nazionale che consente ai medici di decidere anche di non coprire alcune zone che considerano più disagiate.
La soluzione può stare nel recuperare i difetti di programmazione, nell’attuazione di modelli organizzativi che valorizzino il lavoro in team, nell’implementazione dell’assistenza territoriale, ma in ultima analisi noi lanciamo la proposta di assumere i nuovi medici come dipendenti del Servizio sanitario nazionale, magari utilizzando risorse che non vengono spese laddove le zone sono carenti perché i medici non ci sono.
Afferma il Segretario generale dello SPI CGIL di Arezzo Giancarlo Gambineri:
C’è ancora troppa carenza di medici soprattutto nelle aree interne e di infermieri negli ospedali.
Stato e Regione devono impegnarsi e investire risorse, è fondamentale per gli anziani ma anche per i non anziani. Se non c’è il medico, se non ci sono i servizi, le aree interne si spopolano.
Evidenza il Segretario generale dello SPI CGIL Grosseto Erio Giovannelli:
In provincia di Grosseto, dove c’è poca popolazione in un territorio vasto, quello della carenza dei medici è un tema sentito.
Mancano anche i pediatri. Stiamo lavorando perché questa carenza si riduca, anche con la proposta che faremo alla ASL per le case di comunità piccole, che chiederemo siano individuate nelle aree interne dopo il confronto con il sindacato.
Sottolinea Pasquale D’Onofrio, Segretario FP CGIL Medici e Dirigenza SSN Toscana:
In Toscana circa 200mila cittadini non hanno il medico di medicina generale, c’è una carenza ormai strutturale sia nel Paese sia in Toscana. Secondo il rapporto Agenas, dal 2019 al 2021 c’è stata una riduzione di oltre 2mila unità in Italia.
In Toscana nel 2022 erano 2653 i medici di medicina generale di cui circa 1900, il 73%, supera i 27 anni di attività. Si stima che nei prossimi 4 – 5 anni ci sarà la fuoriuscita di circa il 25% dei medici di base che non saranno compensati da nuovi ingressi in quanto le borse di studio restano vacanti da parte dei giovani medici.
Nelle zone carenti occorre dare una risposta ai cittadini anche utilizzando strumenti organizzativi differenti attraverso l’assunzione di nuovi medici.
Afferma l’Assessore regionale al Diritto alla Salute e Sanità della Regione Toscana Simone Bezzini:
I pensionamenti dei medici di medicina generale che arrivano tutti insieme generano preoccupazione e incertezza soprattutto nella popolazione più anziana.
Stiamo adottando delle misure, sfruttando gli spazi che la normativa consente: l’innalzamento a 1800 del massimale di assistiti su base volontaria per ciascun medico di base; il fatto che i tirocinanti possano assistere fino a 1.000 persone, un utilizzo più ottimale di risorse che potrebbe derivare dalla riforma della continuità assistenziale.
Stiamo lavorando a un progetto specifico, mirato sulle aree disagiate, per incentivare la presenza di medici di base nei contesti territoriali più periferici.