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In Rai con Marina Tagliaferri

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Marina Tagliaferri


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La Streep, UPAS e… tanto altro

Incontriamo la bravissima e versatile Marina Tagliaferri nel Centro di Produzione Rai di Napoli.
L’emozione è tanta, siamo di fronte ad una grande attrice e doppiatrice che calca le scene da sempre e vanta collaborazioni importanti con i mostri sacri del teatro italiano e che nel 2014 è stata insignita del premio ‘Donna dell’anno’ dall’Associazione Italiana Culturale di New York.
Ci accoglie con un sorriso dolce e spontaneo mettendoci subito a nostro agio.
Marina-TagliaferriNella sala, accanto a noi, ci sono volti noti del cinema e della televisione, cari amici che non immaginava d’incontrare ed assistiamo ad un simpatica ed inaspettata rimpatriata. L’affetto sincero con cui si salutano la fa apparire ancora più autentica, genuina e solare.

Iniziamo a chiacchierare con assoluta tranquillità; Marina non è sola, c’è con lei l’inseparabile ed adorata cagnetta Bricca, di sei anni e che pazientemente ci ascolterà durante tutta l’intervista, richiamando solo alla fine la sua attenzione, per la giusta dose di coccole.

dove-eravamo-rimastiIniziamo con la splendida novità che la vede protagonista in questo periodo, il suo doppiaggio nel film ‘Dove eravamo rimasti’ in cui presta la voce alla grandiosa Meryl Streep. Il film, dal titolo originale ‘Ricki and The Flash’, è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 10 settembre.

Con entusiasmo Marina elogia di continuo la bravissima interprete statunitense, sottolineando quanto sia straordinaria. Nella sua carriera la Tagliaferri si è occupata molto di doppiaggio per cui, anche in quest’occasione, era tecnicamente del tutto a suo agio, tanto più che, aggiunge, come timbro, hanno una voce abbastanza simile. A ‘spaventarla’ era piuttosto la complessità della Streep che passa di continuo da un tono di voce all’altro, dai mezzi fiati alle riprese, dagli acuti ai toni bassi, da una voce portata ad una timbrata, da una sussurrata ad una di testa. Doppiare è molto più difficile che recitare, si sa, perché si ha a disposizione ‘solo’ la voce non il corpo e se si tratta di un’attrice immensa come la Streep si deve ‘semplicemente’ assecondarla nella sua fantastica interpretazione padroneggiando la voce e l’emissione di fiato a seconda di ciò che si vede sullo schermo.

Da grande professionista qual è Marina ci racconta che, ovviamente, nel doppiaggio mette lo stesso impegno tecnico per tutti gli artisti e aggiunge che più gli attori sono bravi più è ‘facile’ seguirli, perché riescono a rendere veramente la sensazione dei sentimenti che provano e delle emozioni che intendono trasmettere. Sottolinea quindi la grande responsabilità del doppiatore che deve riportare fedelmente agli spettatori l’interpretazione dell’attore in lingua originale, seguirne in modo puntuale la recitazione iniziale, le sue intenzioni senza falsarle e vincolarle a tempi specifici e a ritmi ben definiti dal visivo. Adattare correttamente le parole al sincrono, rendere precisamente i movimenti labiali, rispettare l’intensità esecutiva dell’attore, far sì che lo spettatore sia completamente preso dalle scene dimenticando completamente il doppiatore che fa da filtro linguistico: questa è la famosa ‘magia del doppiaggio’, quel meraviglioso prodigio che permette alla scrittura d’incarnarsi nell’interpretazione propria del doppiatore.

“Meryl Streep anche nelle scene in cui non parla è comunque molto comunicativa per cui doppiarla è stato bellissimo, una grandissima soddisfazione. Lei, tra tanti attrici bravissime, è sempre stata il mio mito, il mio punto di riferimento, doppiarla è stato un privilegio.
La signora Maria Pia Di Meo, la ‘storica’ voce della Streep è un altro mito per me, la considero la migliore doppiatrice italiana e sono onorata di averla potuta sostituire in questa occasione.
Molte persone che hanno visto ‘Dove eravamo rimasti’ mi hanno detto che non riescono a riconoscermi, significa che il risultato è stato buono, quando la voce si ‘incolla’ bene al volto dell’attore e, a volte, dopo il primo impatto, ci si dimentica del doppiatore, significa che si è fatto un lavoro tecnicamente valido”.

Capiremo perfettamente cosa intenda solo dopo aver visto il film. Generalmente se siamo abituati alla ‘voce storica’ di un doppiatore facciamo fatica ad immergerci completamente nella storia se l’interprete vocale cambia. In questo caso, invece, abituarci alla voce della Tagliaferri appare naturalissimo. È semplicemente perfetta ed emotivamente coinvolgente. Riesce difficile pensare che il film sia stato doppiato; la voce della Tagliaferri sembra sul serio essere quella originaria.
Bisogna andare a vederlo, o meglio, sentirlo!

Passiamo quindi a chiederle se abbia altri progetti importanti nell’immediato, magari relativi al teatro, dato che artisticamente è nata proprio sul palcoscenico e ha frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Racconta di aver avuto l’onore di fare quel meraviglioso teatro che oggi, purtroppo, non esiste più dato che i grandi Maestri sono quasi tutti morti: Vittorio Gassman, Enrico Maria Salerno, Luigi Squarzina, giusto per citarne alcuni con cui ha collaborato. Uscita dall’Accademia giovanissima, a soli 21 anni, ha lavorato appunto con molti dei grandi nomi che hanno fatto la storia del nostro teatro contemporaneo, che allora erano in piena attività artistica. L’ultimo dei giganti con cui ha lavorato e che fortunatamente ha ancora tanto da dare al teatro è il magnifico Giorgio Albertazzi.

“Con il Maestro Albertazzi abbiamo inaugurato la riapertura del Teatro Augusteo di Napoli poco prima che iniziassi a lavorare in Un Posto al Sole rappresentando ‘Il ritorno di Casanova’ di Schnitzler. Poi sono stata risucchiata da questa meravigliosa avventura di UPAS. Se la social soap si fosse ambientata a Roma allora, forse, sarei riuscita ad accostare il lavoro teatrale a quello televisivo, ma così non è possibile. È un fatto fisico, purtroppo non riesco a stare in due posti contemporaneamente”.

Entra nel dettaglio e aggiunge che il teatro a Napoli è diviso in due rami: uno prettamente in lingua napoletana e lei, pur sapendone fare l’accento, dice con vera modestia ma con la consapevolezza che solo una persona di spessore può avere, che non essendo partenopea non renderebbe allo stesso modo; l’altro di compagnie che approdano in città e che vanno in tour e lei, appunto impegnata in Un Posto al Sole, ovviamente, non può spostarsi.

Iniziamo quindi a parlare del suo personaggio in UPAS, Giulia Cozzolino, o meglio, Giulia Poggi. Approccio sempre dolce e delicato, di consigliera pronta a sostenere concretamente gli altri. Il suo impegno continuo verso i più deboli si realizza anche nella professione di assistente sociale, che lei vive quasi come una missione, insieme alla figlia Angela, Claudia Ruffo con cui lavora nel Centro sociale. Tante le scene commoventi in cui lotta contro la criminalità e aiuta le persone a riscattarsi dimostrando che è sempre possibile cambiare vita e ritrovare il rispetto di se stessi e degli altri, indipendentemente dalla gravità delle scelte errate compiute. Perché provenire da un ambiente a rischio non significa necessariamente non avere la possibilità di far emergere quanto di buono c’è in ognuno di noi, perché le proprie origini, anche se umili, vanno esaltate con orgoglio per dare un segno che la strada della legalità è quella giusta da percorrere.
Il lato di Napoli che ne emerge è quello di una città che nonostante gli innegabili problemi ha voglia di affermarsi positivamente, che ha tanto da dare, al di là di tutti gli stereotipi negativi in cui viene troppo spesso ingabbiata.

Ricordiamo insieme le toccanti scene recentemente andate in onda in cui lei e Marzio Honorato, l’ex marito Renato Poggi, condividono l’angoscia di sapere la figlia sepolta viva mentre cercano di rassicurarla che si salverà. L’elogio è alla recitazione intensa di tutti i protagonisti.

Chiaramente, ci spiega, dopo vent’anni di crescita si vede ora un altro lato del suo personaggio, quello di nonna.

“Ci sono evoluzioni all’interno della vita delle donne, che hanno tante fasi, più degli uomini. Giulia ora è nella fase di consolidamento e sviluppo di tutto ciò che ha costruito fino ad ora. I figli sono i perni principali attorno a cui tutto ruota, ma con un occhio sempre al sociale. Quando lei è rientrata nella soap, dopo una parentesi in cui era a Bruxelles, c’è stato quasi un momento di disorientamento verso l’ex marito, sembrava nutrire ancora per lui un sentimento forte, in realtà è una ben strana situazione tra i due ex coniugi, ma il rapporto tra i due sembra essere più solido ora che non hanno una relazione rispetto a quando erano sposati. Una donna della mia età può sì incontrare un altro uomo, ma non è scontato che accada così facilmente; se dovesse succedere sarà l’eccezione che conferma la regola. Ancora non so in questo senso che sviluppo avrà il mio personaggio”.

Parliamo quindi delle bellissime scene viste ad agosto in Un Posto al Sole Show che la vedevano come protagonista. La sua brevissima liaison con Walter Diamanti, anzi, Salvatore, interpretato da Enzo Decaro, guest star al suo debutto nel mondo delle soap, così come le scene toccanti di Niko piccino, il figlio adottivo, che sceglie, consapevolmente, di voler vivere con loro invece di tornare dalla famiglia di origine in Albania.

Le chiediamo a questo punto qualche episodio del real drama cui è particolarmente legata. Tanti i suoi piacevolissimi ricordi. Racconta che la social soap andava in onda da poco e Giulia era sconvolta, ferita e rabbiosa per il tradimento di Renato con Claudia, interpretata da Giada Desideri. Mentre in una giornata piovosa Marina cammina fuori gli studi Rai in via Marconi urta distrattamente con l’ombrello quello di un signore che, riconosciutala, la invita amorevolmente a concentrarsi sul marito, a pensare a come recuperare il rapporto con lui. Lei sorridendo gli spiega che deve esserci stato uno scambio di persona, lui invece, talmente identificatala con il personaggio, continua a dirle di risolvere i suoi problemi matrimoniali.

Anche quando è arrivato nel cast Luca Turco, ovvero Niko, è stato un momento bellissimo, spiega. Il bambino aveva solo 8 anni ed era uno spasso, vivacissimo, un battutista che, crescendo, è diventato più pacato e tranquillo. Inizialmente, invece, era iperattivo, non si fermava mai e per tenerlo fermo nelle inquadrature, cosa difficilissima, gli appoggiava delicatamente il gomito sulla testa; lui, a quel punto, non potendo muovere le spalle, muoveva i piedini, tenerissimo.
Aggiunge poi un particolare dolcissimo: finché non è diventato grande Luca anche nel backstage l’ha sempre chiamata mamma a testimonianza del fatto che il rapporto tra i due era improntato sul vero affetto.

Ormai sono diventati tutti una grande famiglia, sottolinea, considerando che lavorano a stretto contatto da 1996. Un bellissimo rapporto umano con ognuno, al di là del lavoro.

“Questa è un’isola felice, siamo molto legati e tra di noi non esistono affatto tensioni. Ovviamente con qualcuno in particolare si è instaurato un rapporto più profondo, facilitato anche dal fatto che si girano spesso insieme delle scene”.

Spende parole di sincero apprezzamento verso tutti i colleghi, soffermandosi ovviamente su quelli che frequenta di più per esigenze di copione: Marzio Honorato, Claudia Ruffo, Peppe Zarbo e Samanta Piccinetti che mi aveva detto altrettanto di lei quando ci siamo incontrate.

“Sono tutte persone sane, pulite, belle dentro. Con i vicini di camerino abbiamo fatto ‘il quartierino’. Ogni volta che è possibile organizziamo cene insieme per godere della reciproca compagnia. È un lavoro che rischia di fagocitarci e conservarsi integri è importantissimo”.

Un-posto-a-tavola-Marina-TagliaferriAltra curiosità da rimarcare. Marina ha pubblicato nel 2006 un libro di ricette Un posto …a tavola, edizioni Sperling & Kupfer Rai Eri, in cui racconta in un mix di deliziosi episodi in cucina con la nonna il gusto della ricerca dei sapori e suggerisce piatti gustosissimi. A differenza di Giulia Poggi, un vero disastro ai fornelli che continua a propinare ai suoi commensali vivande decisamente poco appetitose, Marina sa infatti cucinare benissimo e lo fa con grande passione.

Prima di congedarci le chiediamo se aspira ad un progetto con qualche attore o regista in particolare. Confessa che le piacerebbe molto lavorare con gli amici con cui è cresciuta non solo professionalmente, ma anche da un punto di vista umano.

“Quando eravamo ragazzini, avevamo un bel gruppo di amici che ha poi scelto di intraprendere la carriera attoriale: Massimo Ghini, Fabrizio Bentivoglio, Monica Schettini che purtroppo non c’è più, Stefano De Sandro, il doppiatore di Robert De Niro, il regista e sceneggiatore Alessandro D’Alatri e tanti altri con cui ho vissuto indimenticabili esperienze. Mi piacerebbe poter lavorare con loro perché mi scalderebbe il cuore. Dopo aver condiviso tanti sogni, ora che siamo professionalmente realizzati sarebbe ancora più bello”.

A questo punto Bricca, la cagnolina, finora anche troppo paziente, ci guarda in modo dolcissimo e inizia a languire per dirci che è stanca di star ferma e vuole uscire. È ora di lasciarle andare.

Ringraziamo Marina Tagliaferri dell’estrema cortesia e del prezioso tempo che ci ha concesso. Minimizza e sorride in modo disarmante, ancora più adorabile.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.