In questi giorni di forti perturbazioni climatiche, esondazioni fluviali, alluvioni che hanno messo in ginocchio molte località del centrosud, causando purtroppo anche delle vittime: non da ultimo la città di Benevento che sta subendo proprio in queste ore un gravoso nocumento dal maltempo violento ed anomalo;
“perturbazioni” di stampo politico che vertono su “leggi e leggine” inserite fra le pieghe della cosiddetta “legge di stabilità” che introdurrebbero sul nostro territorio nazionale altre trentamila slot, amplificando oltremodo il fenomeno perverso e canceroso della ludopatia, lasciando letteralmente lobotomizzare il cervello di migliaia e migliaia di persone che in pratica avrebbero a portata di mano, per l’oggettiva capillarità di tali dispositivi di gioco, l’opportunità di mandarsi in fumo denaro e coscienza;
in questo tempo, in cui in un Paese come l’Italia che ha un’origine culturale, storica, sociale da far invidia al resto del globo, non solo per il numero esponenziale di monumenti e siti archeologici che detiene e possiede, ma soprattutto per lo sviluppo culturale promosso nel settore delle arti, della scienza, della medicina da forti e spiccate personalità che si sono susseguite nel corso dei secoli, e dove invece, purtroppo, si constata dai fatti di cronaca un numero sempre crescente di casi di infibulazione su donne e bambine che rischiano la vita pur di accondiscendere ad un imperativo e cogente ordine di sottomissione, disintegrando completamente la propria dignità di donna, di persona, di essere umano, la mia attenzione è stata catturata da una notizia di cronaca locale che già adesso, sta quasi dissolvendosi nei meandri della frenetica ed impetuosa quotidianità.
Lo scorso 11 di ottobre, verso le prime luci dell’alba, era domenica, un giovane caporale dell’esercito italiano, appena ventitreenne, sull’asse mediano, nel segmento stradale che interessa il territorio di Somma Vesuviana (Na), perdeva irreparabilmente la propria vita a causa di un incidente automobilistico.
Non sta a me in questa sede sapere, conoscere la dinamica di tale evento infausto: i rilievi delle Autorità competenti sul locus commissi delicti, e le indagini, sicuramente in corso, potranno nel giusto tempo delineare il quadro probatorio della reale contezza dei fatti; quello che a me in questo preciso istante dà impulso di scrivere è la ricerca del senso di tutto questo dolore.
Ai funerali di questo giovane soldato erano presenti Autorità politiche territoriali, la sua Gerarchia, e tanti concittadini che con la loro presenza hanno dato omaggio alla sua famiglia. Tra tutta quella gente che in silenzio, accalcata compostamente sino in strada nei dintorni della chiesa, ero presente anch’io.
È stato quasi un “richiamo”, un invito alla mia coscienza di uomo che mi ha “coinvolto” alla compartecipazione di quei funerali. Il dolore più insidioso che l’uomo possa subire, quello che nemmeno possiede un codice o una nomenclatura letteraria per la sua identificazione, la perdita di un figlio nel fiore degli anni, ha chiamato all’appello quanti, in quel preciso momento stavano “risvegliando” le proprie coscienze dall’assopimento spirituale che il moderno ed odierno modus vivendi, inocula nel sentire comune come una sorta di stillicidio collettivo che in realtà si riconduce al “singolo”.
Fra il suono della tromba militare che “salutava il caduto”, gli applausi commossi di decine e decine di persone, quello che emergeva, al di là di ogni lacrima “rotta” dal dolore, era la voce flebile di quella madre, che pronunciava il nome del figlio perduto con un’amorevolezza che proveniva da un nucleo d’Amore puro ed incondizionato.
Il cuore di quella donna “seguiva” il carro funebre come una flebile lanterna accesa nell’oscurità della notte. Conscia di non rivedere più il volto del suo adorato figlio, continuava a chiamarlo con tenera e profonda dolcezza, quasi da non voler disturbare il suo oramai perpetuo “sonno”.
Alla visione di quelle immagini, avvertivo la “consistenza” della fiamma catartica di quel dolore che ha la capacità di scioglierti il cuore, e ricostituirlo in una nuova forma. Il “passaggio dal visibile all’invisibile”, ridisegna la persona che deve comprenderne il senso, e soltanto alla fine di un proprio percorso si ha la possibilità di ritrovarsi con una nuova identità.
Al di là di religioni, filosofie, culture di ogni posto del mondo, è soltanto l’antica ed originaria forza rigeneratrice che l’uomo possiede dentro di sé, a condurlo al prosieguo del proprio percorso nel mondo. Il passaggio prodromico ed indispensabile a questa fase è la completa accettazione di quella fiamma, per alcuni tratti feroce e selvaggia, che divampa con impeto nello spirito, ridisegnandone i tratti.
Ti accorgi, innanzi alla morte di chi ami, che il tempo non ha tempo, e che ieri è talmente legato ad oggi, che stai già vivendo nel domani che poco prima nemmeno immaginavi esistesse.
Appare quasi come una fotografia in “bianco e nero” che racchiude il senso dell’antico, del trascorso, del passato, che riporta la tua essenza a viaggiare da un “buco nero” all’altro fissato sulle pareti del Tempo.
Su quella foto, sbiadita dal dolore, soltanto la mano creativa e feconda di uno “spirito nuovo”, rinnovato da quella fiamma rigeneratrice, può infondere i colori della Vita che richiama alla Vita, seguendo un ordine naturale che si riallinea al Cosmo.
A quel punto, “tutto” in sé è compiuto.
Forse, il viaggio di questo giovane caporale è appena iniziato, in un’altra forma, al di là dello spazio e del relativo tempo, ma la linfa vitale della sua essenza spirituale e l’amore che vi porta con sé, restano “legati e perenni” fra i due mondi, divisi soltanto da un soffio di immaginazione.
Attraverso quest’immaginazione veicolata dall’intuito, riesco a percepire la continuità della sua vita, sotto altra forma, al di là e oltre del suo appena trascorso passaggio terreno.
Autore Antonio Masullo
Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".