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‘Immunità diplomatica’ al MASI Lugano

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Courtesy dell’artista, Galerie Nagel Draxler e PHILIPPZOLLINGER gallery
Courtesy dell’artista, Galerie Nagel Draxler e PHILIPPZOLLINGER gallery


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Il progetto di Pedro Wirz sarà esposto al Museo d’arte della Svizzera italiana – Sede Palazzo Reali dal 4 giugno

Riceviamo e pubblichiamo.

Inaugura il 4 giugno prossimo nella sala di Palazzo Reali del MASI Lugano ‘Immunità diplomatica’, il progetto di Pedro Wirz vincitore dell’edizione 2023 del Bally Artist Award.

Nato a Pindamonhangaba, Brasile, nel 1981 e residente a Zurigo, l’artista si è aggiudicato il prestigioso premio con un lavoro che mette in discussione le prerogative di classe, il potere gerarchico e le posizioni archetipiche e immutabili della società.

Posizioni che nell’installazione di Wirz prendono corpo in 12 sculture di varie dimensioni che si riferiscono a posizioni di comando – un re, un presidente, un papa, un rabbino, ecc. – ognuna delle quali riflette una particolare gerarchia di potere, sia essa economica, religiosa, politica o socio-culturale.

In contrasto con il presunto ruolo di potere, le sculture sono realizzate con i resti dei materiali più diversi, raccolti dall’artista nel suo studio. Un approccio, questo, che si ispira ai Merzbaudell’artista costruttivista Kurt Schwitters, e quindi all’idea dell’assemblaggio e alla scultura precaria.

Al contempo, il metodo dell’accumulazione fa riferimento ai cicli di crescita ed esaurimento continuo del capitalismo, mentre l’estetica precaria richiama simboli di potere caduti in rovina.

La stigmatizzazione delle figure di potere si rispecchia, nell’installazione di Pedro Wirz, anche nella stessa configurazione dei 12 busti nello spazio, che deriva dalla ricerca dell’artista su incontri importanti come il G7, il Club di Roma o l’Ultima Cena nella narrazione biblica.

Chi visita la mostra ha appena lo spazio necessario per muoversi, mentre i busti diventano quasi ostacoli da evitare con cura. Anche con la sua presenza fisica, l’opera esprime, quindi, la dicotomia tra competizione e cooperazione e si interroga sul significato di “società più sostenibile”, che viene spesso vista da una prospettiva esclusivamente economica.

Spiega Pedro Wirz:

Per intraprendere un’esistenza più sostenibile dobbiamo confrontarci con la realtà e le difficoltà della convivenza.

Dobbiamo andare ben oltre le nostre vite, i nostri desideri e la nostra vanità, e persino oltre l’eredità di un nome di famiglia, o i principi promossi da leader religiosi o figure mitologiche.

Dobbiamo pensare non come individui ma come specie, cioè come abitanti della terra, come terrestri, come esseri viventi destinati a coesistere contemporaneamente e con rispetto.

In mostra anche tre rilievi a parete, che appartengono a una serie iniziata nel 2019 con la quale l’artista indaga i legami tra regno organico, sintetico e realtà tecnologiche e come la loro contaminazione stia alterando l’ambiente in una continua battaglia tra estinzione e rinnovamento.

Questa trasformazione di ecosistemi dovuta all’intervento (tecnologico) dell’uomo nel paesaggio naturale è rappresentata attraverso i soggetti e i materiali dei rilievi, mentre la forma a cassetta rettangolare evoca metaforicamente schermi televisivi o smartphone, ma anche casse funebri a grandezza umana.

L’artista

Pedro Wirz (1981, Pindamonhangaba, Brasile, vive e lavora a Zurigo) prende ispirazione dalla storia culturale, dalla scienza, dall’artigianato e dal folklore. Tra le mostre personali più recenti si ricordano quelle presso PHILIPPZOLLINGER (Zurigo, 2023); Kai Matsumiya (New York, 2022); Kunsthalle Basel (2022); Marc Selwyn (Los Angeles, 2020); Galerie Nagel Draxler (Berlino, 2019); Centre Culturel Suisse (Parigi, 2019); Kunsthaus Langenthal (2019); LongTang (Zurigo, 2019) e Instituto Tomie Ohtake (San Paolo, 2017). Wirz è stato, inoltre, incluso in numerose mostre collettive, come al Centre d’Art Contemporain Genève (2023); Aargauer Kunsthaus (2019); Centre Pasquart (2018); Blank Projects (Città del Capo, 2018); Tinguely Museum (Basilea, 2016); CCS Bard Hessel Museum of Art (New York, 2015); Künstlerhaus Stuttgart (2013); Dortmunder Kunstverein (2013); Palais de Tokyo (Parigi, 2013) e Kunsthalle Basel (2011).

Bally Artist Award

La Fondazione Bally, animata da una profonda passione per l’arte contemporanea, ha fortemente voluto e creato il Bally Artist Award per sostenere artisti emergenti.

Il Premio, che dal 2008 viene assegnato ad una o un artista svizzero o residente in Svizzera particolarmente impegnata o impegnato nella ricerca tra know-how e natura, ha raggiunto una nuova tappa: grazie ad una rinnovata e più intensa collaborazione con il Museo della Svizzera italiana, il vincitore del Bally Artist Award vedrà infatti la sua opera acquisita e integrata nelle collezioni del MASI e beneficerà di una mostra personale di due mesi nella sua sede di Palazzo Reali, nell’anno del premio.

Per il premio 2023, la Bally Foundation e il MASI hanno chiamato sette nominatrici e nominatori di fama internazionale a selezionare gli artisti partecipanti: Yasmine Afschar (direttrice della Kunsthalle Mainz), Simon Castets (direttore delle iniziative strategiche alla LUMA di Arles), Julien Fronsacq (curatore senior del MAMCO di Ginevra), Dominique Koch (Bally Artist Award 2022), Sibilla Panzeri (storica dell’arte e curatrice indipendente a Zurigo e Lugano), Sandra Patron (direttrice del CAPC di Bordeaux) e Catherine Wood (direttrice del programma della Tate Modern di Londra).

Gli artisti nominati hanno quindi presentato un progetto che è stato esaminato da una giuria composta da Nicolas Girotto e Vittoria Matarrese, presidente e direttrice della Fondazione, Tobia Bezzola, direttore del MASI, Elena Filipovic, direttrice e curatrice della Kunsthalle di Basilea e Diana Segantini, esperta del mondo arabo, curatrice indipendente e direttrice della fondazione Segantini Unlimited. La qualità, la rilevanza e la diversità dei progetti presentati hanno entusiasmato la giuria, rendendo, di fatto, la scelta complessa.