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Il vero distanziamento sociale

distanziamento sociale


Tra bullismo e suicidi

So bene che non sto per darvi una bella notizia, ma d’altra parte è urgente e prioritario fare qualcosa per prevenire i malesseri che stanno pericolosamente coinvolgendo il mondo giovanile.
La seconda causa di morte dei ragazzi che vanno dai dieci ai venticinque anni è il suicidio, il togliersi la vita, raggiungere volontariamente la fine dei propri giorni.

Non sono pochi i genitori che, coscienti di avere figli troppo spesso in preda a stati umorali auto-distruttivi, mi si rivolgono con espressioni del genere:

È tutta colpa mia!

Non dormo di notte a causa dei rimorsi di coscienza!

Mi sento in colpa!

Facciamo prima una netta distinzione tra cause e colpe.

Nessun genitore mette al mondo un bimbo con allegato il libretto delle istruzioni.

Quando compriamo un farmaco andiamo subito a vedere il bugiardino, per imparare a riconoscere le modalità di utilizzo, gli effetti collaterali e le controindicazioni, ma con gli esseri umani non è possibile essere istruiti su tutto.

Non siamo farmaci e tanto meno robot o macchine poiché abbiamo risposte diversificate.

Un bambino cresciuto in una famiglia violenta o aggressiva può reagire molto bene e vivere il tutto come una sfida:

Mi tratti male? Ebbene io ti dimostrerò che crescerò migliore di te!

Mentre un altro, nelle stesse identiche condizioni, potrebbe sviluppare tendenze al suicidio, depressione o, bene che vada, vivere per tutta la vita con gli attacchi di panico.

Dove sono le colpe dei genitori?

Se mamma e papà crescono malamente un figlio perché il loro intento è quello di fargli del male allora, e solo allora, possiamo parlare di colpe ma se fanno del loro meglio pensando di agire per il bene, pur sbagliando, possiamo parlare solo di cause e condizioni, così come ci viene insegnato dalla psicologia tibetana.

A causa della mia impreparazione, della mia ignoranza o della mia poca informazione si sono venute a creare condizioni disagevoli, ma non è colpa mia se non mi sono stati dati, o non ho trovato, gli strumenti per agire meglio di quello che ho fatto.

Una volta stabilite le cause che hanno procurato i danni mi devo dar da fare, senza fare inutile dietrologia, per trovare nuove cause che generino condizioni migliori per me e per chi mi vive vicino.

Si tratta perciò di eliminare le vecchie cause distruttive e crearne di nuove.

Il Prof. Stefano Vicari, psichiatra infantile, ritiene che siano due i pilastri per la salute mentale.

Il primo è il riconoscimento delle proprie emozioni, dei propri stati emotivi.
Tutti i più grandi esperti nei settori che riguardano lo studio della mente sono concordi su questo.

Un bambino che non sappia riconoscere le proprie emozioni diventa apatico nell’anima e non è più in grado di comprendere la differenza tra il bene ed il male.

Non è raro sentire un bullo rispondere in tal modo quando viene interrogato:

Ma cosa volete che sia! Che cosa ho fatto di così tragico? Era solo un gioco!

Risponde in tal modo perché non è stato educato al sentimento, cioè a sentirsi dentro e, diventando apatico interiormente, psicopatia, psico-apatia, non è neppure in grado di percepire il dolore degli altri.

Il secondo pilastro sono le relazioni positive.

In questo periodo pandemico ci hanno richiesto il distanziamento sociale e molti se ne sono lamentati. In realtà potremmo parlare più semplicemente di distanziamento virale poiché il distanziamento sociale è ben altra cosa e c’era anche prima del lockdown.

Cosa volete che sia un periodo di emergenza, per quanto lungo, rispetto ad una vita passata nell’allontanamento sociale interiore?

Prima si poteva andare al ristorante, ma quante volte avete visto tavolate piene di persone, vicine tra di loro, ma ognuna con il proprio smartphone, quindi lontane nell’anima?

Tenere lontani i corpi a causa di un distanziamento virale obbligato non è così pericoloso come tenere lontane le anime a causa di un distanziamento sociale volontario.

Quando siamo online, tra di noi, se lo vogliamo, ci possiamo guardare negli occhi e abbracciarci virtualmente, ma quando siamo online con il nulla?

Che cosa avviene dentro di noi quando non riceviamo nessuna risposta dall’altra parte poiché passiamo il tempo a rimirare silenziosamente quel che accade in una scatoletta condividendo il niente sotto forma di un like o di una emoticon?

Quale distanziamento è più pericoloso?

Avrei molto altro da aggiungere ma per ora mi fermo qui; per il momento riflettiamo su questo e, per favore, parliamone con qualcuno, non lasciamo che la morte dell’anima diventi un fattore normale, così come le offese che si leggono nei social, ormai non più punibili perché di uso comune.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.

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