La Legge 3 del 2012 è un atto di civiltà
Riceviamo e pubblichiamo.
Sebbene ancora poco nota e lontana dai dibattiti, ancora una volta, la Legge 3 del 2012, nota come legge salva-suicidi, è riuscita a trovare la sua attuazione e a liberare dall’incubo dei debiti un uomo di Napoli.
Il signor Armando era sposato, con un figlio e un lavoro fisso dal 1999 in un’azienda che, purtroppo, è fallita. Nel luglio del 2016 riceve la lettera di licenziamento, viene messo in mobilità, e per 18 mesi riceve come reddito solo la disoccupazione. Per far fronte alle necessità ed agli impegni presi, fu costretto a far ricorso a prestiti personali.
Soltanto dopo 3 anni dal licenziamento riesce a trovare un nuovo lavoro, nel febbraio 2019, ma nel frattempo i suoi debiti sono cresciuti sotto il peso dei tassi di interesse, a tal punto che le azioni dei creditori erano sempre più insistenti: call center, raccomandate e decreti ingiuntivi gli impedivano di ricominciare a vivere.
Il figlio non è ancora indipendente economicamente, ha appena compiuto 18 anni, sta finendo gli studi e quindi le priorità per Armando, che nel frattempo si è separato e vive con il figlio nella casa di suo fratello, concessa in comodato d’uso, sono portare avanti la famiglia in modo decoroso, ma non si concede lussi, fa una vita morigerata e si dedica al suo lavoro con tenacia. Finché, decide di prendere in mano la situazione e rivolgersi a Legge3.it, che da anni aiuta privati e imprese ad uscire da situazioni di sovraindebitamento.
Nella richiesta portata al giudice, aiutato da Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, l’uomo ha messo a disposizione tutto quello che dal suo salario eccede, tolto quanto serve a sostentarsi, circa 190 euro circa.
Il giudice ha colto in pieno sia lo spirito con cui Armando si poneva di fronte a questa situazione, ovvero, il desiderio di onorare i suoi debiti, ma le vicende della vita glielo avevano impedito, sia lo spirito della Legge 3, che nasce proprio con l’obiettivo di riabilitare chi si è trovato suo malgrado in difficoltà con i debiti.
Il giudice, tenendo conto anche delle nuove caratteristiche che la Legge 3 assumerà quando sarà entrato in vigore il nuovo codice della crisi e dell’insolvenza, nella sua lunga ed articolata relazione della sentenza, ha voluto, infatti, rendere pubblico l’aspetto principale che muove questa legge:
Consentirgli nuove opportunità nel mondo del lavoro, liberandolo da un peso che rischia di divenire insostenibile e di precludergli ogni prospettiva futura.
Per questo motivo, ha concesso ad Armando di liberarsi da tutti i suoi debiti, circa 45mila euro, pagandone solo il 20%, 8.743,45 euro, in 45 rate, con l’importo che realmente Armando può sostenere, 190 euro al mese.
Commenta Gianmario Bertollo:
Un giudice lungimirante, in grado di analizzare e comprendere a fondo la situazione, che ci ricorda come la Legge 3 sia un atto di civiltà.
Questa decisione del giudice non va interpretata come a senso unico in favore del debitore, al contrario! È anche a vantaggio dei creditori, rispetto a quello che avrebbero potuto ottenere se si fosse deciso di ricorrere alla vendita dei suoi beni, che ammontavano appena a 3.600 euro.
In questo modo, invece, i creditori vengono pagati in modo celere e il debitore viene liberato da un futuro segnato solo da tormenti, limitazioni, pignoramenti dello stipendio, del TFR, della pensione…
In pratica, da un futuro di debitore a vita.