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Il Testimone

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Il Testimone


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Una suggestiva simbologia del rituale Massonico

Il primo atto che viene compiuto durante il Rituale di Apertura dei Lavori, in Camera di Apprendista Libero Muratore, è l’Accensione del Testimone.
Anticamente tale atto era delegato al Maestro Venerabile, attualmente, invece, viene compiuto dal Maestro delle Cerimonie, che però riceve dallo stesso Maestro Venerabile il Fuoco necessario nella Sala antistante il Tempio, dove i Fratelli tutti, “vestiti i Paramenti del proprio grado”, si riuniscono per un minuto di raccoglimento in silenzio. Il Maestro delle Cerimonie si reca da solo ad accendere il Testimone posto sulla “Cattedra del Maestro Venerabile”, prima dell’Ingresso Rituale nel Tempio degli Apprendisti, Compagni, Maestri ed in ultimo dello stesso Maestro Venerabile che guida le “Luci di Loggia”, che Ritualmente provvedono alla Squadratura del Tempio, consacrandolo per lo svolgimento dei Lavori.

Questo ci porta a definire una prima simbologia, quella del Fuoco Sacro, di cui è custode lo stesso Venerabile.

Il riferimento è innanzitutto al Fuoco rubato da Prometeo, non il semplice fuoco, dunque, ma quello filosofico, Divino, che dona all’uomo l’intelligenza, la ragione, la Conoscenza, ma soprattutto l’intuito.

Ma come significato possiamo ricollegarci al Fuoco occulto che nell’Atanòr compie la conversione degli elementi, a quello di Naciketa che, come citato nel Katha-Upan, permette di superare la morte, o ancora, quello in cui si consuma e rinasce la Fenice; oppure che fa anche riferimento alla Salamandra, che rappresenta il Fuoco Alchemico.

Già da questi primi spunti appare evidente l’interpretazione che ci porta all’elevazione, alla Morte e Rinascita.

Simbolicamente il Testimone è sempre acceso, anche perché viene ricondotto ai Maestri passati all’Oriente Eterno, e dunque inteso come legame indissolubile con la “Tradizione”, che rende tutti i Massoni di ogni epoca anelli dell’ininterrotta Catena Iniziatica Tradizionale che affonda le sue origini nella notte dei tempi.

Il Testimone, dunque, è anche Ricordo, inteso proprio nella sua forza iniziatica ed eternatrice.

Ed è proprio dal Testimone posto sulla sua “Cattedra” che il Maestro delle Cerimonie attinge per accendere le Tre Luci durante l’Apertura dei Lavori Rituali.

La Luce della Scienza Muratoria, dunque, si diffonde, illumina con Saggezza, Bellezza e Forza i Lavori di Officina; è uno di quegli atti, come la stessa “Squadratura”, che conferiscono la Sacralità al Tempio.

Anche le Luci sugli Scranni del Venerabile, del Primo e Secondo Sorvegliante, dovrebbero riceverne il Fuoco attingendo dal Testimone.
Nel creare il distacco dal Tempo e dallo Spazio profano, i Fratelli trovano quell’Armonia, quella Luce che consentono di predisporsi ai Lavori Rituali, di lasciare fuori dal Tempio le scorie della materialità.

Di valorizzare la loro scintilla interiore, la parte di Sacro Fuoco che è dentro di loro, di divenire loro stessi Fiamma.

Proprio per questo ne è custode il Maestro Venerabile che, come recita il rituale, sedendo ad Oriente per Dirigere i Lavori, Istruisce i Fratelli col Lume della propria Scienza Muratoria.

Il cero del Testimone rappresenta, inoltre, un simbolismo Ternario, infatti la cera indica la Potenza, collegata al grado di Apprendista, la fiamma si ricollega all’Intelligenza, che possiamo abbinare al Compagno d’Arte, e il lucignolo, che afferisce all’Amore, è chiaro rifermento al grado di Maestro.

La cera corrisponde al corpo fisico, la parte più materiale, legata alla profanità, quella al contempo più effimera, più transitoria; è la sede della percezione, ci mette in contatto con il mondo esterno. Ma queste caratteristiche non devono trarre in inganno, perché contiene in sé ed esprime le altre due.

La fiamma corrisponde allo spirito, all’intelligenza, come dicevamo, quindi quella parte essenziale per l’elaborazione della percezione che ci arriva dai sensi, ovvero dalla fisicità, la ordina in categorie, la filtra.

Per produrre la fiamma la cera si consuma, avvia, cioè, quel processo di decomposizione, di putrefazione che è l’avvio essenziale della Grande Opera, l’Opera al Nero.

Il lucignolo, ovvero lo stoppino, è la parte che consente l’unione tra corpo e spirito, ovvero l’anima, o la mente in altre tradizioni, e che possiamo anche identificare nell’amore o nella volontà.

Anche se paradossalmente la parte più alta, più eterea è la fiamma, il lucignolo può essere considerato la vera scintilla divina, quella che ci mette in contatto con le sfere più sottili, quelle Conoscenze proprie delle Spirito alle quali non potremmo accedere con la semplice percezione. Per questo motivo possiamo anche identificare lo stoppino con l’intuizione.

Attraverso l’anima, corpo e spirito entrano in contatto, superano la fase di putrefazione, usano la morte, a partire da quella rituale, per elevarsi oltre la stessa, per raggiungere l’immortalità.

È forse questo il messaggio più profondo del Testimone, la sfida dell’immortalità, il superamento della condizione mortale.
Che nel percorso Massonico passa attraverso tre processi di morte rituale, quella iniziatica, quella mistica, quella fisica.

La Morte Iniziatica è quella dell’Apprendista, che comincia a consumarsi nel Gabinetto di Riflessione, che parte da un’apparente chiusura in se stessi, che è rappresentata anche dal dono del silenzio, che possiamo interpretare come due momenti del percorso dell’Apprendista che conducono alla Luce.

La prima è quella che chiede il Primo Sorvegliante, in effetti due volte, nel far togliere la “Benda” e alla domanda del Maestro Venerabile, ed ha una natura di Potenza, di possibilità. La seconda di Atto, che si concretizza nel Lavoro dell’Apprendista, rivolto su se stesso, sulla Sgrossatura della Pietra Grezza, sul depurarsi delle scorie della profanità.

Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso, delicatamente, con grande cura.
Tavola Smeraldina – Ermete Trismegisto

Così sarà pronto per la seconda morte, quella mistica, propria del passaggio a Compagno, ma a questa e quella fisica, invece relativa al passaggio a Maestro, che completano il percorso, preferiamo fare solo un accenno, visto che fa riferimento ad altre simbologie e alla leggenda di Hiram, centrale in questo grado.

Il Testimone, in definitiva, è simbolo di immortalità, di continuità della Tradizione, anche, come dicevamo, attraverso il Ricordo.

Ma è soprattutto la Luce che scaturisce da ogni altra luce, indispensabile al Lavoro Massonico, anche quello dell’Apprendista, anche se questo è svolto nel silenzio e su se stessi.

Tanto indispensabile che ritualmente i lavori dovrebbero essere sospesi in caso di spegnimento del Testimone.

Quella Luce, dunque, che permette ad ogni Massone di aspirare ad essere Luce.

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.