Mentre mi avvicino alla soglia di un nuovo importante compleanno, mi ritrovo a riflettere sul trascorrere inesorabile del tempo e su quella sensazione di eterna giovinezza che persiste dentro di noi nonostante l’avanzare degli anni.
Sono momenti come questi che ci portano a contemplare la nostra esistenza, come se fossimo simultaneamente il Senex e il Puer aeternus, l’eterno fanciullo, che vive in un limbo tra il passato nostalgico e un presente che sfugge come sabbia tra le dita.
In un sogno recente, mi sono visto trasportato indietro nel tempo, in quella Romagna che mi ha visto crescere fino ai miei primi tredici anni.
Ecco il sogno: ero più grande di allora, circondato da un gruppo di amici, giovani uomini e donne, e tra loro c’era lei, una ragazza pura e affascinante che con il suo interesse per me mi ha fatto sentire nuovamente giovane.
Era bella, sensibile e fiera, un’incarnazione della Dea indomita, che rappresentava quella giovinezza fedele che non vuole arrendersi al trascorrere delle stagioni.
La mia amata moglie, la saggia compagna di una vita, è ben presto arrivata manifestando una certa preoccupazione, ma la ragazza le ha assicurato con dolcezza:
Saprò aspettare.
In quel momento, ho compreso che lei era la paziente promessa dell’Anima immortale, che attende di essere nuovamente riconosciuta.
Il sogno mi ha poi portato in una località di vacanza. Un non-luogo onirico, un’isola di beatitudine terrena e ultraterrena dove era presente lo stesso gruppo di amici precedenti. E, naturalmente, c’era mia moglie, solido punto di riferimento.
Ma prima che la nave partisse per riportare a casa noi turisti, sentivo il bisogno impellente di salutare per l’ultima volta la ragazza di prima, che incarnava la giovinezza.
Accanto a lei un Cane, probabile proiezione del mio animale totemico interiore o del maestro spirituale, che correva libero richiamando i ricordi del mio vecchio cane lupo Fuoco, mai dimenticato.
Con gli occhi pieni di lacrime, ho vissuto quell’incontro straziante, come Orfeo che perde per sempre la sua Euridice.
Era giunto il momento di partire, di lasciare alle spalle quel sogno, quella giovinezza.
Mi sono svegliato con la musica di ‘Quanto ti ho amato’ di Roberto Benigni – musica di Nicola Piovani e testo di Vincenzo Cerami – che risuonava nella mia mente.
Un canto d’amore delicato e poetico che, oltrepassando il tempo, richiama quella primordiale unità tra l’Anima maschile e femminile, ora infranta, che attende di essere reintegrata.
Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai
e non lo sai perchè non te l’ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da teQuanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai
non l’ho mai detto e non te lo dirò mai
nell’amor le parole non contano conta la musica…
Questo sogno è stato un viaggio tra i ricordi e le emozioni più profonde, un memento che mi ricorda, nonostante l’età che avanza, quanto la giovinezza rimanga una parte indissolubile di noi stessi, il puer aeternus giocoso, pronto a risvegliarsi in ogni momento di tenerezza e di passione, al richiamo dell’Eterno Femminino: la mia stessa Anima.
La favola
Nel cuore della Romagna, tra campi di grano e cieli azzurri, il puer aeternus danzava. Era un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi colmi di promesse. Le sue risate echeggiavano tra le colline, mentre il vento intrecciava i suoi capelli con il profumo di fiori selvatici.
La ragazza, la sua compagna di giochi, era un’incarnazione della primavera. Vestita di bianco, con petali di margherite tra i capelli, danzava con lui nel prato.
Le loro mani si sfioravano, e il tempo sembrava fermarsi. Lei gli sussurrava segreti, parole che solo i giovani cuori possono comprendere.
Ma c’era un’altra figura nell’ombra: il Cane. Un animale antico, con gli occhi saggi e il pelo grigio. Osservava il ragazzo e la ragazza con una calma profonda, come se conoscesse il destino che li attendeva. Era il guardiano dei ricordi, il custode dei sogni e della soglia.
La notte arrivò, e il ragazzo si ritrovò solo. La ragazza era svanita, e il Cane si avvicinò.
È ora di partire
disse con voce grave.
Il tempo non aspetta nessuno.
Il ragazzo annuì, ma il suo cuore era ancora legato alla ragazza, al profumo dei suoi capelli e al suono delle sue risate.
La nave li portò verso l’isola dell’oblio. Qui, il ragazzo, diventato uomo, vide la sua amata moglie, la compagna di una vita intera. Lei lo abbracciò, e lui si sentì a casa. Ma nel suo cuore, c’era ancora un vuoto. La ragazza, la giovinezza, era rimasta sulla riva.
Il Cane si avvicinò.
Non puoi portarla con te
disse.
Ma puoi portare i ricordi.
E così il ragazzo chiuse gli occhi e si aggrappò alle immagini del passato: i campi di grano, i tramonti infuocati, le risate sotto le stelle.
La musica di ‘Quanto ti ho amato’, cantata da Benigni, risuonò nell’aria, e il ragazzo seppe di aver vissuto un sogno profondo. Il puer aeternus, l’eterno fanciullo, aveva danzato con la giovinezza e l’aveva custodita nel suo cuore.
Ora il ragazzo, ormai uomo maturo, sapeva di essere ancora vivo.
L’Anima immortale attendeva, e lui era pronto a risvegliarsi ogni volta che il richiamo dell’Eterno Femminino avrebbe risuonato nel vento.
Autore Raffaele Mazzei
Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.
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