È stato un anno ‘distruttivo’ per la Massoneria tutta, e non lo possiamo negare.
Indifferentemente dall’Obbedienza in cui si è iscritti, i Massoni sentono molto il senso di appartenenza; c’è un filo sottile ed invisibile, difficile da spezzare, che ci unisce tutti, anche se, magari, chi sta leggendo ora, da tempo non entra più fisicamente in un Tempio.
Chi ha prestato giuramento, chi è diventato Massone, lo sarà a vita ed il suo cuore avrà sempre un sussulto ogni volta che gli capiterà di inciampare in un ‘simbolo’ o di scorgere un ‘punto’, di quelli noti ai soli figli della vedova, o mentre, stringendo la mano a qualcuno, ne percepirà il ‘tocco’.
Quello che è successo nel 2024 è ben noto, le voci si sono rincorse di scranno in scranno, da Loggia a Loggia, da orecchio ad orecchio… non proferirò parola sul fatto in sé, ma scriverò dello stato d’animo che questo ‘terremoto’ ha scatenato in me e condividerò con voi le mie riflessioni che la distruzione di un Tempio comporta.
Se partiamo da un riferimento del Rito Scozzese Antico ed Accettato, quello che scaturisce dalla morte di Hiram, è una situazione desolante: il Tempio materiale è stato abbattuto, abbandonato…
Dopo un primo momento di smarrimento, però, siamo chiamati a reagire, abbiamo l’obbligo morale di continuare ad innalzare l’invisibile Tempio spirituale.
Ci troviamo di fronte alla necessità di lasciare i soliti percorsi, ma rifacendoci a quanto Jean-Claude Mondet scrive nel libro ‘Du chevalier d’Orient… au chevalier Kadosch – Etude du quinzième au trentième degré du Rite Ecossais Ancien et Accepté’, sappiamo che, per consuetudine, durante la costruzione di un edificio, gli Uomini sono impegnati a superare se stessi per completare l’opera. Una volta realizzata, però, tornano ai loro soliti errori: apparenza, ambizione, discordia.
Per questo, l’obbligo morale di ogni Libero Muratore è di essere parte attiva ed operativa del Tempio, all’interno della sua Loggia e nella Comunità, senza mai dimenticare di dedicarsi al proprio Tempio spirituale, anche se questa costruzione è un’altra sfida, un altro genere di impegno, quotidiano ed incessante, che non ci lascerà mai appagati e soddisfatti, per cui lo sforzo che viene richiesto è perpetuo e dura per tutta la vita.
Tale costruzione, che sarà sempre incompleta, avviene praticando le sette virtù: Fede, Speranza, Carità, Fortezza, Giustizia, Prudenza e Temperanza.
La Fede rappresenta per un Massone il dialogo costante con il Grande Architetto dell’Universo; è manifestazione del giuramento che ognuno di noi ha prestato individualmente e volontariamente con l’Ordine, che ne rappresenta il legame e getta le fondamenta della fedeltà.
Tale concetto è alla base della convinzione circa la perfettibilità ed il progressivo miglioramento dell’uomo che, altro non è, che il cuore della Massoneria.
Ma se la Libera Muratoria ha resistito nel corso del tempo è stato anche grazie alla Speranza: nessun individuo può sopravvivere senza di essa, perché rimane presente in fino al momento della morte.
Resta viva per permetterci di seguire la nostra strada e raggiungere la meta che è ben radicata nella nostra fede; ci riporta sempre alla nostra imperfezione umana, ma, allo stesso tempo, ci spinge a fare continuamente del nostro meglio, soprattutto nel vivere secondo i principi di tutte le altre Virtù.
La caratteristica distintiva del cuore di un Libero Muratore è la Carità, l’unica Virtù che, che assieme alla clemenza, benedice colui che dà, così come colui che riceve.
Essere caritatevoli non significa far calare qualcosa dall’altro, ma ‘costruire’ un ponte sulla reciproca fiducia, condividere e mettere in comunione il proprio con il prossimo.
Se vogliamo far sì che quelle che ad oggi possano sembrare solo delle ‘rovine di un Tempio’ non restino tali, dobbiamo apportare il nostro contributo con l’intenzione di fare qualcosa di buono, bello, grande, e farlo con fiducia e coraggio.
Non importa in cosa si è impegnati al momento, ci si può sempre fermare e cominciare a fare un gesto che abbia un valore, un fine, una risonanza nell’intero Universo.
Se le nostre azioni nascono da un senso di inutilità e mediocrità, manderemo nel mondo questi segnali. Se, invece, i nostri gesti nascono e si manifestano con Amore e fiducia, il nostro contributo sarà di tutt’altra qualità; è così che si costruiscono i Templi, sia quelli fisici sia, soprattutto, quelli spirituali.
Un Tempio può venire giù in tanti modi: poco si può fare se è la natura ad infierire, tantissimo, invece, se a demolirlo sono gli uomini armati di piccone.
Il mio augurio, per questo nuovo anno, è che possano essere sempre le nostre buone azioni a guidarci, che possa essere sempre il ‘fai agli altri ciò che fosse fatto a te’ a muovere ogni nostra condotta, e che, da quelle rovine, possa innalzarsi il più maestoso dei Templi.
Autore Rosmunda Cristiano
Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.