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Il Silenzio Interiore e la Spoliazione dei metalli

Il Silenzio Interiore e la Spoliazione dei metalli


La spoliazione dei metalli è un rito iniziatico molto antico, collegato al carattere impuro ad essi attribuito, e che ritroviamo accostato al mito della dea babilonese Ishtar, costretta, durante la discesa agli inferi, a deporre, uno dopo l’altro, i suoi ornamenti per superare i sette sbarramenti, prima di apparire, spogliata di tutto, davanti alla sorella, la terribile sovrana del regno dei morti.

Nella tradizione ebraica, invece, più che un riferimento all’abbandono dei metalli, sono presenti richiami a prima vista “negativi” su questi ultimi, in particolare quando, in epoca ancora nomadica, viene ribadito come le pietre per gli altari dovessero essere “intere” e “non toccate dal ferro” oppure, relativamente alla costruzione del Tempio di Gerusalemme, per cui viene descritto come

le pietre furono portate tutte come dovevano essere, così che, nella costruzione della casa non abbiamo sentito né martello, ascia, né alcun attrezzo di ferro.

Si rinvengono ancora nelle speculazioni di René Guénon asserzioni sul fatto che il ruolo dei fabbri, artigiani dediti alla lavorazione manuale dei metalli, sia stato spesso associato alla pratica della magia “inferiore” e “pericolosa”, ricordando come, tradizionalmente, abbiano avuto una valenza sostanzialmente “negativa”.

Sempre Guénon, nella tradizione esoterica, nota l’associazione dei sette metalli con i rispettivi pianeti astrali come fossero “pianeti del mondo inferiore”. Tuttavia, questi ultimi, differentemente da quelli superiori, da cui condensano le influenze, ricevendone, dunque, un aspetto “benefico”, ne rifletterebbero uno “malefico”.

È noto, però, che la metallurgia, in alcune forme tradizionali, fosse invece particolarmente esaltata e persino servisse come base per organizzazioni di iniziazione, il cui più celebre esempio è dato dai misteri dei Kabiri che, al contrario, facevano ampio uso dei metalli nella loro ritualità.

Essi non sino del tutto identificati come negativi nella tradizione ebraica, in quanto le stesse colonne Jachin e Boaz e vari ornamenti del complesso templare sono realizzati interamente in metallo. Inoltre, la parola ebraica ברזל (Barzel), che significa “ferro”, è composta dalle iniziali delle quattro mogli di Giacobbe, Bila, Rachele, Zilpah e Leah, madri delle dodici tribù di Israele, le quali, secondo la tradizione ebraica, proteggono dalle forze del “male” grazie alle loro virtù spirituali.

Da ciò, probabilmente, ha origine la spoliazione dei metalli nel Rito d’Iniziazione Massonica, in cui il candidato è invitato rimuovere da sé monete, anelli, catene, orologio, braccialetti, prima di sottoporsi a quella che può essere considerata come una Seconda Nascita, in cui il bussante abbandona, per sempre, il suo stato profano per entrare nel Grande Reale, la dimensione metafisica del Risveglio, dell’Illuminazione.

Come scrive Guénon, lo stato profano è una condizione d’ignoranza. Soltanto con l’Iniziazione si può riuscire ad incamminarsi verso la Verità. Con il relativo Rito, l’Apprendista dà avvio al percorso spirituale: completarlo e perfezionarsi esotericamente dipende soltanto da lui, dalla sua volontà e determinazione. La spoliazione dei metalli rappresenta, contemporaneamente, la nudità spirituale con cui il profano si accinge a superare le prove iniziatiche, il suo distacco da ogni bene materiale, da ogni convenzione, e la volontà di recuperare l’innocenza.

Nel mito biblico della Caduta, l’uomo è nudo, eppure non prova vergogna del suo stato; soltanto dopo la Caduta, ricorre ai metalli per ricoprire il proprio corpo e affrontare il Mondo. Raggiungere lo Stato Iniziatico significa riscoprire la purezza originaria.

Il Silenzio Interiore e la Spoliazione sono condizioni preliminari per intraprendere il Cammino Iniziatico ed entrare nel Tempio a Lavorare per Noi stessi e per il progresso dell’Umanità.

L’esempio più lampante di utilizzo “positivo” dei metalli lo si trova nell’arte Alchemica nella quale l’intero simbolismo di lavorazioni chimiche è finalizzato al portare il piombo in oro.

Perché allora tale dualità? Cosa sono dunque i metalli? Perché la necessità di spogliarsene e abbandonarli?

La loro simbologia diventa più chiara facendo attenzione all’uso che l’uomo ne fa.

Come osserva sempre Guénon, un profano, tramite l’uso meramente materiale dei metalli, interrompe la comunicazione di essi con i rispettivi principi superiori, spogliandoli del loro possibile uso elevato e, dunque, le corrispondenti influenze inferiori, private della loro controparte duale, agiscono liberamente al solo scopo di “abbassare” il profano nel mondo della “quantità” anziché elevarlo ad un mondo della “qualità”.

Un iniziato, invece, usandoli in modo effettivamente rituale, può “trasmutare” e “sublimare” le loro proprietà, facendoli diventare un forte supporto spirituale.

Anche secondo un’interpretazione spagirica, che associa i metalli a differenti parti del corpo umano, abbandonarli simboleggia il distacco dalla corporeità per dedicarsi liberamente alla spiritualità; un modo per ricondurci allo stato naturale ed allontanarsi dalla cosiddetta civiltà con tutto ciò che comporta di artificiale.

Spogliarsi delle apparenze e delle visioni distorte indotte dal mondo nel quale operiamo, togliere il velo davanti ai nostri occhi per raggiungere uno stato di conoscenza superiore, tentare di intravedere la luce nelle scorze entro le quali è contenuta.

Tuttavia, non bisogna cadere nell’errore di interpretare come metalli solamente beni tangibili quali il denaro o elementi rappresentanti uno “status symbol”, ma anche le costrizioni sociali dovute al nostro posto nella società, i preconcetti, i pregiudizi, le presunzioni mentali che ci impediscono di compiere il personale cammino verso la Verità.

Il Massone deve acquisire, grazie ad un processo di “Solve et Coagula”, la capacità di riscoprirne le potenzialità muovendosi tra i due influssi opposti da essi forniti ed utilizzarli per lavorare nel mondo verso il bene ed il progresso dell’umanità.

L’etimologia stessa del verbo “abbandonare” deriva dal francese medievale, indicante il “liberarsi da una condizione di costrizione”. Parimenti, il Massone, deve liberarsi dai Vizi che ne sarebbero portati da un uso errato per perseguire, attraverso le loro potenzialità, il cammino verso le Virtù.

La Spoliazione dei Metalli appare nei rituali intorno al 1740, ma cosa sono esattamente?

Nel Rituale Massonico di I Grado rappresentano tutto ciò che il profano porta con sé il giorno dell’Iniziazione: la fede nuziale, l’orologio, il denaro, le carte di credito, la patente, le chiavi con il portachiavi, il telefono, i gioielli, i simboli religiosi, il portafortuna… in pratica, tutti quegli “oggetti” in cui l’individuo si identifica nel mondo profano, che non è legato all’Essere, ma all’Avere e all’Apparire.

Dato che ogni rito richiede un sacrificio, il Maestro Esperto Preparatore chiede al Recipiendario la consegna di tutti questi metalli e se l’Aspirante li consegna, malcelando una certa preoccupazione, dà prova definitiva di accettare la morte della sua vecchia personalità, rinunciando, metaforicamente, ai precedenti abiti mentali, alle cattive abitudini, alle passioni, all’orgoglio, all’egoismo e ai pregiudizi, per tornare a uno stato ideale e naturale di semplicità ed innocenza.

Nel Régulateur du Maçon del 1801 si legge:

  1. In quale stato vi trovavate quando siete stato presentato in Loggia?
  2. Né nudo né vestito, ma spogliato di tutti i metalli.
  3. Perché in questo stato?
  4. Né nudo né vestito, per rappresentare a noi stessi lo stato di innocenza e per ricordarci che la virtù non ha bisogno di ornamenti; spogliato di tutti i metalli, perché essi rappresentano l’emblema e spesso l’occasione di vizi che il massone deve evitare.

I Metalli simboleggiano, dunque, i Vizi che il Massone è invitato costantemente a combattere. E mai come adesso, che stiamo attraversando un periodo così doloroso, in cui un virus ci ha tolto, in una maniera violenta, il velo alla condizione precaria della nostra provvisoria corporeità, alla spasmodica ricerca della quantità della nostra società.

E se questa esperienza ci stesse mostrando con asprezza quanto sia veramente necessario abbandonare davvero i metalli da cui siamo volontariamente ed involontariamente influenzati per ricalibrare la nostra personale rotta di vita e con essa il viaggio dell’umanità verso il suo Bene ed il suo Progresso?

Marco Aurelio, nel ‘Colloquio con se stesso’ (121 – 180 d.c.), diceva:

Scava nella tua interiorità; dentro di te sta la fonte del bene, che potrà zampillare sempre più in su, qualora tu proceda in questo lavoro di scavo.

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.

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