Il Reiki, antica disciplina Orientale, fa uso di una simbologia il cui significato ci aiuta a capire la parte spirituale che potrebbe sfuggire se non ci soffermassimo su ogni piccolo tratto o “pennellata”.
I simboli Reiki sono, in parte, basati sul sistema di scrittura giapponese, Kanji.
La scrittura giapponese fa uso di ideogrammi che sono dei tratti, simili a pennellate in una composizione artistica. Ogni segno, ogni linea, ha un significato che ci rende partecipi ad una comprensione molto profonda ed affascinante.
Reiki è una parola giapponese che significa “Energia Vitale Universale” e nasce dall’unione di due concetti:
Rei che possiamo definire come Forza Spirituale e che contiene gli ideogrammi che in giapponese significano “Pioggia”, “Bocche” e “Fare sacrifici”;
Ki che è un concetto fondamentale nella Medicina Tradizionale Cinese e che possiamo tradurre come “Energia che scorre nel Corpo” o “Forza Interiore”.
Quindi questa unione di Rei – Ki diventa una grande forza, una Energia che è Amore Universale.
Il primo segno dell’ideogramma, un tratto lieve, orizzontale, rappresenta il Cielo, il principio creatore, un tratto nel vuoto, l’inizio, la prima manifestazione dell’Essere. L’energia si materializza.
Il secondo segno rappresenta le nuvole, il movimento, il mutamento. L’alternarsi degli eventi, dell’esistenza.
Le nuvole si addensano, un tuono e un fulmine, il tratto verticale, dall’alto verso il basso, simbolo di una energia che è Azione, scelta, direzione.
E poi la crisi che porta alla trasformazione.
Il Cielo che discende con le quattro gocce di pioggia e si manifesta nella materia.
Il quarto segno sono le bocche oranti. Le bocche degli uomini che pregano e ringraziano l’Universo, l’Energia Creatrice, per i doni discesi dal Cielo: la pioggia che porta la vita, che fa germogliare i semi, che ristora gli assetati.
Il quinto tratto raffigura due uomini che si riuniscono in un Tempio Sacro per donare sacrifici, grati dei doni ricevuti dal Cielo.
È il momento Sacro della vita dell’uomo, dove c’è un riconoscimento della parte Spirituale che “dispensa” vita e amore.
La seconda parte dell’ideogramma, il Ki, si presenta nuovamente con l’acqua, la pioggia, che arrivata in Terra evapora, si condensa, si riformano le nuvole, ritorna al Cielo per riprendere il suo ciclo di vita. Così come accade nella nascita e morte di un seme: il perpetuarsi di nuovi cicli di vite.
Il seme per poter rinascere a nuova vita deve prima morire. Per ogni nuovo inizio bisogna svestirsi di un passato, di una vita precedente e riprendere il cammino con nuovi abiti.
Con la rappresentazione del chicco di riso, ci troviamo nella nostra interiorità, nella parte più preziosa di noi, dove inizia il nostro germoglio, grazie alla benefica pioggia del Cielo, all’energia della Luce che ci fa radicare e vivere. Ed è qui che deve discendere lo Spirito, nel nostro Essere, per rivelarsi e ricondurci alla nostra reale essenza.
L’uno, il Rei, si manifesta e si individualizza nel Ki, si fonde con esso. Tutto ritorna all’Uno da dove ha inizio la nostra parte spirituale.
Una, dico, è la possibilità assoluta, uno l’atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente, uno il massimo ed ottimo; il quale non deve posser essere compreso; e però infinibile e interminabile, e per tanto infinito e interminato, e per conseguenza inmobile.
Giordano Bruno
Autore Maria Filomena Cirillo
Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.
