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Il ruolo dell’Inghilterra nel processo di unificazione dell’Italia

Isola Ferdinandea


Il ruolo chiave della vecchia Albione, ma nessun libro scolastico di storia ne parla

Il mondo è sempre stato influenzato o dominato da una superpotenza, in passato l’Egitto, la Persia, Roma; oggi la Russia, gli Stati Uniti d’America e la Cina. Nel 1800 era l’Inghilterra, che aveva l’impero più esteso della storia e difendeva i propri interessi commerciali a discapito dei popoli indigeni.
La Compagnia delle Indie era l’impresa commerciale dell’epoca, che aveva il compito di controllare i traffici economici nelle colonie di sua Maestà, ed acquisì funzioni militari e in India, anche amministrative. La sua influenza si estendeva in tutti i continenti, tanto da tenere prigioniero persino Napoleone, sull’isola di Sant’Elena.

Non era direttamente coinvolta nel Mediterraneo, ma poiché con l’imminente apertura del canale di Suez il Mare Nostrum sarebbe stato al centro delle rotte commerciali, gli inglesi, volevano garantirsi il controllo politica della Sicilia, per la sua posizione strategica.

L’isola italiana era la polveriera del mondo, poiché, con lo zolfo estratto, l’ottanta per cento della produzione mondiale, si producevano i proiettili. Gli inglesi acquistavano la materia prima ad un prezzo irrisorio, per poi rivenderla, riscuotendo lauti guadagni a discapito dei lavoratori, che vivevano in condizioni disumane e percepivano una paga bassissima.

Salito al trono Ferdinando II ed essendo stata abolita la tassa sul macinato, c’era bisogno di rimpinguare le casse statali con il mancato gettito.

Il monarca, quindi, 1838 diede la concessione del commercio dello zolfo ad una società francese, che lo avrebbe pagato almeno il doppio degli inglesi. L’Inghilterra, considerando il Regno delle Due Sicilie “Stato Canaglia”, mandò la flotta nel golfo di Napoli, minacciando bombardamenti, sbarchi ed una vera e propria invasione.

Ferdinando non si intimorì e mobilitò l’esercito. I forti venti di guerra furono allontanati dalla mediazione del sovrano francese Luigi Filippo. Il risultato fu che Ferdinando II dovette pagare gli inglesi e i francesi per il mancato guadagno.

Dopo “la guerra dello zolfo”, la frattura diplomatica tra Napoli e Londra era oramai insanabile, anche perché, pochi anni prima, un’eruzione vulcanica nel Canale di Sicilia, aveva innescato un incidente diplomatico, formando un piccolo lembo di terra che, dopo poco, fu nuovamente sommerso.

L’isoletta, però, pur in acque territoriali borboniche, suscitò subito l’interesse di Francia e Inghilterra, che ne prese possesso chiamandola Isola di Graham. Ferdinando II la rivendicò come territorio del Regno delle Due Sicilie, dandole il nome di Isola Ferdinandea, mentre i francesi, sbarcandovi per una missione “scientifica”, la ribattezzarono Isola Iulia.

Il Regno delle Due Sicilie inviò ai governi di Gran Bretagna e Francia una memoria con la quale dette loro notizia dell’evento, ricordando che, a norma del diritto internazionale, la nuova terra apparteneva alla Sicilia. Non passò molto che l’isola ritornò al mare.

L’Inghilterra, quindi, aveva tutte le intenzioni di eliminare il Regno delle Due Sicilie, sostituendolo con uno Stato vicino ai propri interessi. L’ultimo sgarro di Ferdinando alla regina Vittoria consisté nel non voler chiudere i porti alle navi russe, durante la guerra di Crimea, per il rapporto di amicizia e stima del re napolitano con lo zar di tutte le Russie.

Il governo britannico aveva la necessità di mettere il Piemonte in condizione di restituire alla banca londinese dei Rothschild le ingenti somme che da questa aveva avuto in prestito per finanziare il debito pubblico interno.

Ciò spinse l’Inghilterra a supportare l’ascesa dei Savoia… e noi non finiremo mai di mandare loro tante… “benedizioni”.

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.

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