Dopo un primo articolo introduttivo e un secondo in cui abbiamo approfondito la riflessione sul SATOR, ci soffermiamo ora su altri aspetti del quadrato magico.
Analizzandolo dal punto di vista metafisico, esso sembra vestire perfettamente i panni di un’emblema dalle molteplici, affascinanti ed intriganti interpretazioni che abbracciano, alla perfezione, il simbolismo attivo, l’esoterismo, la spiritualità e la necessità di celare il messaggio trasmesso.
La chiave di volta di una di queste interpretazioni sembra consistere nella lettera N, che, posta al centro del TENET palindromo, simbolizza Cristo. La N ribaltata, oltre a raffigurare il Nazareno, permette di tracciare un cerchio che, passando per il Principio e la Fine, per l’Alfa e l’Omega, rappresenta il succedersi della morte e della rinascita, il perenne ciclo della vita, dell’umanità e dell’eternità.
Il cerchio o ciclo, che dir si voglia, si concreta mediante la partecipazione del Cristo in Croce, quella delle T, indicanti ulteriori croci, e quella delle A e O che le contornano. Visto in questa maniera, il palindromo sembra rivelare la presenza della Croce di Cristo nella vita dell’uomo e la sua preminenza sulla ruota della storia umana.
Diversi studiosi di discipline esoteriche ritengono che la costruzione di un tempio, di una chiesa o di una cattedrale, mediante il culto pubblico, implementi la dottrina in quell’area. Associando i ritrovamenti del quadrato magico del SATOR con i luoghi in cui sussiste una scuola esoterica iniziatica, inevitabilmente si è portati a pensare che il palindromo diffonda, in modo velato, diversi messaggi misterici. Il modo in cui tale simbolo trasmette i significati occulti e la presenza quasi discreta nei luoghi di culto realizzati in epoca medioevale, sembra non limitarne la valenza spirituale, culturale, esoterica e filosofica.
C’è chi ritiene, poi, che architetti e capomastri, templari o cistercensi, si avvalgano del quadrato del SATOR per progettare manufatti in cui le proporzioni siano rispettate e come promemoria per tramandare il vero valore del Pi greco π. Questa tesi sembra essere verosimile perché il palindromo si ritrova spesso inciso su dettagli architettonici a forma circolare riconducibili a questi ordini monastico cavallereschi.
A tal proposito, Louis Charpentier, scrittore francese di tradizione esoterica, sostiene che i Templari scoprano a Gerusalemme sia la scienza arcana che la matematica divina e le utilizzino per la costruzione delle loro cattedrali.
I Maestri Comacini, in quanto esecutori, e i frati cistercensi e i Cavalieri Templari, in quanto possessori, sembrano proprio essere anelli di una stessa catena circa la realizzazione del palindromo crittografico in chiese o altri edifici di culto.
Il trait d’union tra i Cavalieri Templari e l’Ordine Cistercense, annoverabile come comunità religiosa tra le più ricche e influenti del Medioevo, è rappresentato da San Bernardo di Chiaravalle, definito anche «Luce della Cristianità», il quale, oltre a essere tra i fondatori dell’Ordo Cistercensis, è anche fervido sostenitore della nascita di quello monastico cavalleresco.
I simboli creati sui manufatti riconducibili ai Cavalieri Templari, costituiscono un visibile, ma forse non unico, collegamento esoterico tra loro e i Maestri Comacini, giacché sembra esservi un altro punto di congiunzione. Infatti, diverse fonti riportano l’esistenza del ‘Documento di Amburgo’, manoscritto del XIII secolo rinvenuto e stampato nel 1780 dal Vescovo di Copenaghen, Federico Munter, di cui si perdono le tracce dopo la pubblicazione; la pergamena riapparirà solo dopo circa cento anni, grazie allo studioso tedesco Theodor Mertzdorf, in copia manoscritta ad Amburgo.
Il documento contiene la ‘Regola dell’Ordine Templare’, accenni della ‘Regola dei Fratelli Consolati’ e la ‘Regola dei Fratelli Eletti del Tempio’ di cui un interessante articolo funge da pregnante nesso tra Templari e Comacini. L’articolo della ‘Regola dei Fratelli Eletti del Tempio’, nello specifico, dispone che il fratello del Tempio, che ricopre la carica di Priore e di Prefetto, debba strutturare la sua casa tenendo conto delle usanze segrete e ricorrendo ad un maestro muratore in possesso della sapienza dei Padri. Qualora il maestro muratore non sia un iniziato, si dovrà ovviare rivelandogli la luce, così che possa erigere il Capitolo in modo che la luce di Dio vi dissipi le tenebre.
Tenendo conto di ciò che dispone la ‘Regola dei Fratelli Eletti del Tempio’, dei luoghi dove sono edificati i manufatti riconducibili ai Templari e la contemporanea presenza del palindromo, sembra plausibile ritenere che il Quadrato Magico sia usato per contraddistinguere siti specifici e divulgare informazioni esoteriche codificate. Questa ipotesi è attendibile perché si stima che sia i frati cistercensi che i cavalieri templari posseggano un’ampia conoscenza iniziatica che trasmettono attraverso l’utilizzo di una significativa simbologia.
Considerata la notevole presenza del palindromo nei luoghi collegabili ai Cavalieri Templari, è presumibile pensare che il monaco guerriero gli riconosca sia uno specifico simbolismo religioso, che una consistente valenza iconografica in grado di trasmettere messaggi subliminali, spirituali, occulti, ermetici e alchemici. Egli, infatti, oltre a custodire la Terra Santa, difendere Gerusalemme e i pellegrini, divulgare la fede e gli eroici ideali, è Custode del Cielo Terrestre, iniziato agli antichi saperi, tutore del nocciolo occulto della tradizione esoterica, propugnatore dell’arte di conciliare gli opposti, ambasciatore di una rinascita scientifica, culturale ed economica.
Un altro saliente dettaglio che unisce il palindromo ai Templari e ne implementa la valenza, è rappresentato da un elemento grafico pregno di simbolismi. Congiungendo, infatti, le A e O, le Alfa e Omega, con la N posta al centro del TENET, si ottiene un simbolo sempre presente nel cuore dei Templari, ovvero, la Croce delle Otto Beatitudini o Croix Pattée.
Diverse fonti parlano di un legame tra il Quadrato Magico e la Triplice Cinta, antichissima figura conosciuta anche come “filetto” o “tris”, immagine divulgata dai Templari mediante graffiti, realizzati sia sulle mura di prigioni che in diverse cattedrali gotiche, e ritenuta da alcuni un passatempo ludico, da altri un emblema misterico.
L’ipotesi di chi la considera un simbolo di geometria sacra appare condivisibile, innanzitutto perché la Triplice Cinta, visivamente, sembra ricordare i due cortili concentrici del Tempio di Salomone, in secondo luogo perché spesso è incisa accanto a stemmi o croci, presso siti di pellegrinaggio medioevale, infine, giacché diverse incisioni sembrano inutilizzabili per fini ricreativi, data la presenza su pareti verticali o soffitti.
Così come il Quadrato Magico del SATOR anche questa nuova icona sembra essere caratterizzata da significati celati. Si pensa, infatti, che rappresenti l’iniziazione alla sapienza esoterica e che sia usata dai Templari per contraddistinguere luoghi caratterizzati da una specifica sacralità tellurica, ossia, per marcare i centri di energia fisica, di correnti magnetiche e cosmiche atte ad amplificare le energie psichiche dell’eggregore in preghiera.
Gli studiosi di esoterismo affermano che la religione sincretica dei Templari, oltre ad essere caratterizzata dalla fusione di elementi appartenenti a credi diversi, riconduca questo simbolo al culto della Grande Madre, o ancora, che la tradizione giudaico – cristiana accosti le quattro linee ai fiumi dell’Eden.
Il filosofo, scrittore ed esoterista francese René Guénon afferma che, dal punto di vista esoterico, le linee della Tripla Cinta designino i canali mediante i quali si trasmette, in modo gerarchico, dall’alto in basso, l’insegnamento iniziatico e che il simbolo denoti i tre gradi d’iniziazione previsti dalle scuole esoteriche del passato.
In alcuni casi il quadrato magico del SATOR avvalora maggiormente l’idea di chi gli riconosce un carattere sacro, codificato e tipico delle tradizioni religiose, confermando la valenza iniziatica del palindromo, nella versione che lo vede incluso in un esagramma.
Diverse fonti riportano di una versione, ugualmente riconducibile ai Templari, incisa su una campana della Chiesa di Sant’Andrea in Primicilio, Canovaccio, di Urbino e su quella di Santa Maria in Plebis Flexiae, di Torrececchina, Fabriano, Ancona. Questa realizzazione, ossia, le due figure speculari che includono il palindromo, probabilmente reitera il principio ermetico della corrispondenza, cioè “ciò che è in basso è come quel che è in alto e viceversa”.
L’abbinamento esagramma – palindromo realizzato sulle campane non sembra essere unico, casuale ed estemporaneo perché il Sigillo di Salomone è spesso associato, nell’iconografia sacra, al Quadrato Magico del SATOR.
Un esempio di collegamento grafico ed esoterico è, infatti, riscontrabile nel Duomo di Siena dove il palindromo è inciso su di una mattonella e il Sigillo di Salomone è presente a poca distanza, sotto una finestra.
Il Sigillo di Salomone, forse ancor più del SATOR, sembra essere molto caro ai Cavalieri del Tempio, tant’è che tra i medaglioni templari è parecchio diffuso l’esemplare che presenta su di un verso due armigeri in groppa allo stesso cavallo e sull’altro la Cupola sulla Roccia che nel Medioevo i monaci guerrieri trasformano prima in Tempio del Signore e poi ergono a sede dell’Ordine.
L’associazione palindromo – esagramma appare esotericamente rilevante perché l’ideogramma composto di due triangoli intrecciati, il Sigillo di Salomone appunto, è ritenuto un simbolo antichissimo e nell’alveo della cultura ebraica corrisponde allo Scudo di David, ovvero, lo strumento deputato alla difesa dell’individuo.
Appare quindi plausibile ritenere che esista l’associazione palindromo – Sigillo di Salomone e che vi sia una rilevante convergenza simbolica rappresentata dalla traduzione letterale in cui il Creatore, SATOR, mediante le ruote, ROTAS, difende, TENET, l’opera, OPERA.
Alla luce della valenza esoterica che manifestano il Sigillo di Salomone e il Quadrato Magico del SATOR, sembra ragionevole concordare con chi ritiene che i cavalieri, come da tradizione ermetica, cerchino celatamente di trasmettere, mediante simboli particolari, la conoscenza e gli antichi saperi a chi è in grado di comprenderli.
La realizzazione del palindromo e dell’esagramma su manufatti sacri, va in questa direzione, perché mette in pratica un artificio atto ad inglobare l’idea che si vuole divulgare in modo velato. Il Cavaliere Templare, mediante il palindromo, sia solo che incluso nell’esagramma, probabilmente desidera che chi debba comprendere colga il messaggio inviato tenendo conto che “com’è sopra così è sotto e viceversa”, raggruppando il visibile con l’invisibile e mettendo insieme ciò che è intellegibile con quello che non lo è.
Autore Domenico Esposito
Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.