Dopo un articolo introduttivo proseguiamo la nostra riflessione sul SATOR. Lo storico francese Jérôme Carcopino consolida la tesi che circoscrive il palindromo nell’alveo della tradizione cristiana.
Precisa che la sua ideazione sia da ascriversi all’area celtica, ai cristiani lionesi in particolare, all’autore del Trattato contro le Eresie, ovvero, Sant’Ireneo, Vescovo di Lione, di cui si stima la nascita verso il 130 d.C.. La teoria che lo riconduce a Sant’Ireneo sembra gli assegni una grossa valenza spirituale sia perché diverse fonti riportano che il santo sia allievo di Policarpo, Vescovo di Smirne, discepolo diretto di San Giovanni Evangelista, sia perché questi, vivendo nel II secolo d.C., tocca con mano gli osteggiamenti, le persecuzioni e le oppressioni perpetrate dai romani.
La teoria dell’origine celtica sembra derivare dall’interpretazione della parola AREPO e che lo storico desume che possa provenire dal termine gallico Arepenius, il quale indica la misura agraria pari alla superficie di lavoro che l’aratro AREPOS può svolgere. Supponendo che i romani trasformino il celtico AREPOS in AREPUS, ossia, in carro agricolo, inevitabilmente si fornisce un consistente aiuto a chi si accinge a tradurre la formula palindromica in modo letterale.
Lo stesso, oltre a ritenere che l’interpretazione cristiana della formula palindromica sia «Il Seminatore stando all’aratro regge le ruote del destino», pensa che il significato debba essere «Il Salvatore, figlio dell’uomo che semina il grano, stando sulla croce regge grazie al suo sacrificio le ruote del destino». Carcopino, forse, per caratterizzare in un modo adeguato il quadrato, afferma che questi è colmo di una verità, che abbaglia gli occhi degli iniziati e allo stesso tempo è caro ai loro cuori.
Il teologo e cardinale francese Jean Daniélou, celebre studioso di giudeo-cristianesimo, nel suo libro ‘I simboli cristiani primitivi’, parla del simbolismo irenico che vede la Croce di Gesù rappresentata dall’aratro e si occupa del rapporto di questo simbolo con l’Alfa e l’Omega.
Il teologo, allo scopo di fornire una convincente chiave di lettura, riporta il passo in cui Sant’Ireneo dice:
Perché Nostro Signore è colui che ha fatto l’aratro e ha portato la falce: ciò indica la prima semina dell’uomo, che fu il modellamento di Adamo, e la raccolta delle messe da parte del Verbo negli ultimi tempi.
Ed a causa di questo, colui che unisce il principio alla fine ed è il Signore dell’uno e dell’altro, ha manifestato alla fine l’aratro, il legno unito al ferro, e cosi ha sarchiato la sua terra…
I ritrovamenti del palindromo crittografico testimoniano prima una consistente e iniziale partecipazione nelle vicende storiche e culturali di diverse civiltà, poi un successivo periodo di assenza dalle scene e, in seguito, un ritorno in auge tra il IX e X secolo, in luoghi monastici. La riapparizione di questo crittogramma ingrossa il numero d’interpretazioni, perché si manifesta in modo differente rispetto ai suoi albori, appare cioè in forma lineare e incluso in un codice manoscritto che si data 882 d.C.. Questa formula letterale del SATOR è conservata presso la Biblioteca Capitolare del Duomo di Modena, inizia con la parola ROTAS e segue un verso che si occupa del divieto di fornicare e ubriacarsi.
All’apparizione nella sua forma lineare, succede quella molto interessante e intrigante di Sermoneta (LT), nell’Abbazia di Valvisciolo, eretta nel XII secolo da monaci greci, occupata e ristrutturata nel XIII secolo dai cavalieri templari. Il manufatto, che dopo lo scioglimento dell’Ordine Templare, ospita i monaci cistercensi, custodisce un palindromo graffito che, ad oggi, sembra essere unico al mondo per forma e significati esoterici.
Presentandosi, infatti, in un cerchio suddiviso da cinque anelli concentrici e da una stella stilizzata, fornisce lo spunto per diverse considerazioni e si ricollega ad altrettanti simboli archetipali. Le linee concentriche lo riconducono alla simbologia dei reticoli celtici, alla triplice cinta, mentre la stella a cinque punte lo ricollega al Pentalpha, a Pitagora, all’umanesimo iniziatico, al libero arbitrio e alla conoscenza.
Oltre Valvisciolo anche altri luoghi, italiani ed europei, che risentono della presenza dei sodalizi monastici e cavallereschi, ospitano sia il quadrato magico del SATOR che altri simboli riconducibili a questi ordini. I palindromi realizzati in questi manufatti presentano delle ricorrenti anomalie che non sembrano casuali, mostrano il fianco a diverse interpretazioni e fanno pensare che siano una sorta di codice segreto atto a interpretare la dottrina iniziatica che si consegna in eredità ai posteri.
Il tramando esoterico sembra essere verosimile perché i palindromi riconducibili ai templari sono spesso caratterizzati da una O con puntino centrale e da una A geometricamente diversa. In alchimia la O con un punto posto al centro incarna il Sole, simboleggia l’Oro, o quella Pietra Filosofale che dona la vita eterna e l’onniscienza a chi la possieda.
Anche la A sembra corroborare la tesi del tramando esoterico, giacché si ricollega ad una simbologia cara ai templari, ossia, alla V o angolo verso il basso, che riconduce al Calice, alla Coppa, alla Caverna, al Santo Graal e al Vaso, che, a sua volta, per gli alchimisti, rappresenta il vas-uterus dal quale nasce il Bimbo Divino, il Mercurio dei Filosofi.
Anche se le ragioni che riconducono il Quadrato del SATOR ai frati cistercensi e all’Ordine Templare possono essere tante, quella forse più significativa, sembra essere la presenza della N ribaltata, al centro della croce palindroma, formata dal duplice TENET. Gli storici, ritengono che questa lettera debba possedere una rilevante valenza e questo sembra essere verosimile perché esiste una palese analogia tra la N rovesciata del palindromo e quella del titulus crucis “INRI”, affisso alla Croce di Cristo.
I palindromi di datazione medioevale, riconducibili sia ai Templari che ai Comacini, iniziano generalmente con la parola “SATOR” e, oltre alla N ribaltata, presentano la S speculare. Quantunque non sia scientificamente dimostrabile, l’anomalia della N ribaltata e della S invertita, sembrano essere un invito ad osservare sia l’ambiente circostante che le persone, tenendo presente che la realtà materiale è speculare rispetto a quella superiore.
Alcuni studiosi affermano che le due consonanti ribaltate facciano riferimento a quello che si legge nella raccolta gnostica ‘I Viaggi di Pietro’ e, nello specifico, a ciò che attiene il Martirio dell’Apostolo, ossia, al «Ribaltamento Mistico», in cui la visione comune fa divenir costante lo scambio tra dritta e mancina. Gli stessi ipotizzano, inoltre, che le anomalie caratterizzino ulteriormente il luogo e celino un ulteriore e complementare messaggio occulto. Le consonanti ribaltate, ricordano che lo studioso di dottrine spirituali di tipo segreto o riservato, è affascinato da ciò che rappresenta il Ribaltamento Mistico, tant’è che il filosofo francese ed esperto d’esoterismo Pierre Riffard sostiene che l’esoterista produca un pensiero ribaltato e una visione del mondo rovesciata.
Probabilmente nel medioevo l’idea del mondo rovesciato è spesso presentata velatamente e sembra non essere un caso che in alcune realizzazioni, riconducibili ai maestri dell’arte, vi siano anomalie singolari ed inconsuete. A Lucca, infatti, sul Fonte Battesimale o Fontana Lustrale della Chiesa di San Fedriano, nella scena in cui i soldati del faraone attraversano il Mar Rosso, si nota che dei due armigeri in groppa allo stesso cavallo, contrariamente a quanto suggerisce la coerenza anatomica, il secondo cavaliere presenta una gamba rivolta in direzione inversa al senso di marcia.
L’idea di un pensiero ribaltato, di una visione del mondo rovesciata, s’incontra anche nel disegno di Villard De Honencourt in cui si possono ammirare quattro scalpellini che formano una croce mobile. La croce uncinata, formata dalle gambe dei quattro scalpellini, sembra voler ricordare a chi osserva la pergamena, che «com’è sopra così è sotto e viceversa».
La croce uncinata, così come la ruota, che ci ricorda il ROTAS del palindromo, sono interpretate come archetipi universali in possesso di una consistente valenza che si manifesta nel piccolo mediante le vibrazioni degli elettroni e nel macrocosmo attraverso le orbite degli astri.
La N rovesciata, il ribaltamento mistico e il TENET palindromico potrebbero attribuire al quadrato significati mistici che vanno oltre la traduzione della formula letterale e lasciano intendere all’uomo che nell’usare i simboli, per trasmettere messaggi spirituali e non, nell’attribuire loro energie particolari, debba tener conto sia della presenza di Dio, della sua essenza e della sua potenza in tutti i mondi, che della partecipazione dei piani sottili nell’animo umano.
Autore Domenico Esposito
Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.