La colpevolizzazione nei confronti di chi soffre
Non è infrequente che un operatore Reiki, sentendosi in dovere di aiutare, oltre i propri limiti, le persone che a lui si rivolgono, si metta ad indagare sulla vita del “paziente” allo scopo di psicanalizzarlo senza averne le competenze.
Come se non bastasse, poi, dal suo cilindro esoterico, estrae risposte non richieste, e giudizi invadenti e avventati sulla vita del suo interlocutore o delle persone a lui connesse, siano esse familiari, colleghi di lavoro o amici.
A tutto ciò si aggiunga anche il far sentire in colpa i “pazienti” per non avere ancora risolto i propri problemi e quindi l’invito a risolverli nel modo da lui indicato.
A chi frequenta i miei corsi suggerisco sempre di trattare i cuori delle persone con delicatezza.
Di non giudicare affatto, poiché ci sono “pazienti” che già si colpevolizzano fin troppo e che si vergognano delle proprie debolezze; guai ad appesantirne il carico.
Tanto meno il richiedente aiuto si sente indagato e tanto più sarà incline a fidarsi e ad aprirsi da solo se lo vorrà.
Ci sono luoghi dell’animo umano che vanno rispettati e in cui non si addentrano nemmeno gli psicanalisti; aree di mistero e di pudore che non devono essere intaccate.
Ci sono emozioni ferite, lacerate, che hanno la necessità di rimanere celate e che, se mai un giorno usciranno allo scoperto, sarà solo perché è sopraggiunto spontaneamente il momento dell’apertura da cuore a cuore.
E anche in quel momento, non occorre indagare oltre, non occorre aggiungere parole, bensì far sentire l’altro, che è venuto da te, come se avesse fatto visita ad un amico fraterno, discreto, disponibile al silenzioso ascolto.
L’espressione “terapista olistico” è diventata una maledizione, anziché una benedizione, da quando è scoppiata la mania di sentirsi psicanalisti in casa d’altri pur non sapendo nemmeno analizzare se stessi.
L’arroganza del sapere mediatico è spesso invadente e appesantisce l’anima di chi già soffre e non vede l’ora di trovare, finalmente, un po’ di pace.
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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