La spiaggia più famosa di Napoli, da sempre rifugio contro la calura estiva per i residenti che non partono per le vacanze
– Cirù, addo iate ‘a mare?
– Al Lido Mappatella, mammà ha già cucinato…
Chi ha vissuto la Napoli dagli anni del dopoguerra avrà sicuramente assistito ad una conversazione come questa ed avrà certamente sentito parlare del Lido Mappatella, o Mappatella Beach, il nome dato dagli abitanti del capoluogo partenopeo ad una lingua di spiaggia libera che dalla Rotonda Diaz arriva fino a Mergellina.
In passato, l’area è stata sottoposta a divieto di balneazione anche per i numerosi ratti che si abbronzavano ai raggi del sole caldo partenopeo. Naturalmente, l’interdizione veniva puntualmente disattesa e mentre i ragazzini si tuffavano dalle barriere frangiflutti di via Caracciolo, la spiaggia, come ancora oggi, veniva presa letteralmente d’assalto per combattere la canicola estiva.
Fino a qualche anno fa, era meta esclusiva delle famiglie meno indigenti o che non si potevano permettere la villeggiatura in Calabria oppure i costosi lidi privati di Posillipo.
Ultimamente, il Lido Mappatella è diventato quasi uno status symbol, la spiaggia viene regolarmente pulita, è fornita di docce ed è molto ambita anche dai turisti per la facilità di accesso e per la bellezza della posizione di cui gode, proprio di fronte al Castel dell’Ovo.
Anche nei mesi primaverili, non è raro incontrare turisti che prendono il sole, portandosi nei loro freddi Paesi di provenienza il calore del sole napoletano.
Una risorsa preziosa come il Lido Mappatella, che rappresenta l’unico spazio, seppur esiguo, usufruibile gratuitamente e che garantisce un bagno in una veduta paradisiaca ci ricorda della distruzione del lungomare napoletano cementificato dopo l’arrivo dei Savoia, distruggendo via Santa Lucia, ispiratrice di tante melodie della canzone partenopea per costruire via Caracciolo e le scogliere artificiali.
Assurdo che una città bagnata dal mare abbia così poche spiagge!
Ma da dove viene il nome Lido Mappatella?
Mappatella deriva dal latino mappa, un fazzoletto che gli antichi romani utilizzavano durante i pranzi per pulirsi le mani, dato che le posate non si usavano e il cibo veniva, appunto, spezzato e mangiato con le mani, ma anche come contenitore per trasportare, all’insaputa dell’anfitrione, gli avanzi del convito, come faremmo oggi con il nostro ‘cartoccio’.
Per estensione, poi, ha preso il nome dal pasto preparato a casa e consumato dai bagnanti in spiaggia nel corso della giornata al mare.
A volte, specialmente la domenica, era un vero e proprio banchetto, con pasta al forno, braciole, polpette, vino e finanche lo ‘spasso’, le ‘ciociole’, cioè la frutta secca, per poter combattere il languorino.
Speriamo che questa tradizione viva ancora a lungo e, soprattutto, che chi usufruisce liberamente della spiaggia la lasci pulita.
Divertiamoci, godiamoci la giornata al mare, ma facciamo anche in modo che chi verrà dopo di noi possa goderne appieno.
Autore Mimmo Bafurno
Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.