Da poco ho deciso di rivedere in streaming un vecchio film “fantascientifico” del 1977, scritto e diretto da Steven Spielberg: ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’.
Posso dire, come sempre succede per opere – libri, film, concerti, etc. – che a un certo punto si rileggono dopo tanti anni, che ho potuto cogliere, gustare e rielaborare particolari sfuggiti al primo impatto, concedendomi, infine, anche la consolazione di qualche interrogativo più “filosofico” ed esoterico sui temi evocati dalla pellicola.
Come è noto, e senza addentrarsi eccessivamente nella trama, il film racconta di un vero e proprio incontro tra umani e alieni preannunziato da brividi e percezioni ESP; allucinanti e giocose apparizioni e fughe di ufo e ufetti luminosi.
Il contatto vero e proprio avverrà grazie del prevedibile gesto di una mano che cerca un’altra mano, ma sarà preceduto da una lunga comunicazione intelligente a suon di musica, Re – Mi – Do – Do – Sol in sequenza continua, trasmessa a rimbalzo dalla base terrestre all’astronave e viceversa, con colori che si accendono nel cielo ad ogni nota.
Ecco che Spielberg, per rappresentare e comunicare l’emozione di un incontro del terzo tipo, ha scelto musica e colori strettamente legati, come possibile lingua comune a tutto il Creato.
E non è tanto fantasioso questo accostamento, se pensiamo che moltissimi di quanti hanno dichiarato di avere avuto incontri ravvicinati, hanno chiamato in causa suoni acutissimi e gravi, quasi infrasuoni, mescolati a segnalazioni cromatiche cangianti, forse un codice di trasmissione.
Al di là delle possibili metamorfosi che la musica può avere subito nelle varie culture terrestri e forse extraterrestri, credo fermamente che la forma essenziale, la struttura di sostegno, l’architettura stessa dell’universo, siano sostanzialmente identiche ovunque al di qua e al di là dell’udibile, al di qua e al di là del visibile.
Lungo il cammino della Storia troppo spesso chiamato Progresso, abbiamo perduto segreti, linguaggi e parole. Le arcane corrispondenze tra suono e luce. La coda multicolore del pavone che è anche lira sonora. La possibilità sinestetica, non allucinatoria, di sentire i colori come suoni e di vedere i suoni come colori.
Il futuro è un frammento sepolto nel nostro passato remoto. Pitagora il Mediterraneo scruta con occhi enigmatici un cielo eterno dove si appostano e si cercano i fratelli di altri mondi possibili.Dove tutto è diverso e tutto è uguale. Anche lontano. Dove la musica e il colore ruotano ovunque come un serpente, da una simmetria apparente veloce a un ordine costante: l’armonia delle sfere. La musica dietro i mondi.
Autore Hermes
Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.