Forse non esiste, ma la creazione sta bene così com’è
Può la Conoscenza estendere il limite dell’Universo osservabile erodendo l’inesauribile Infinito? Può la follia dell’Umanità determinare il fine ultimo dell’esistenza Terrestre? Cos’è l’Universo?
A tali domande Carlos Ortiz, astrofisico presso l’Osservatorio Astronomico Nazionale di Llano de Hato nello Stato di Mèrida in Venezuela, risponde ponendo in evidenza l’accezione fisica dell’Universo come insieme di corpi celesti quali stelle, pianeti, asteroidi, materia.
L’Universo è “tutto ciò che esiste” seppur con la consistenza di due enti astratti, non rilevabili con gli attuali strumenti, definiti Materia Oscura, che causa il restringimento del Cosmo per effetto della gravità, ed Energia Oscura, che ne provoca l’espansione sempre più rapidamente
Estendere l’analisi oltre al limite degli oggetti che lo compongono conduce ad una ulteriorità che tenta di rispondere all’interrogativo: “perché esiste l’Universo?”
Già Leibniz sollevò il dubbio con la domanda teleologica:
Perché esiste tutto anziché nulla?
Tale accezione delinea l’idea di un Universo in cui ciò che accade non deriva dalle cause, ma tende alla realizzazione di un fine.
Gli accadimenti, pertanto, non sono osservabili per l’agire di una volontà intelligente, ma determinabili da una volontà divina, anche se essa stessa si configura nella relazione causa – effetto, dove la causa è “esigere l’attuazione del fine“, e l’effetto “la medesima attuazione del fine“.
Da questo assunto prende forma il concetto di “causa finale“, che determina l’esistenza di tutto quale fine ultimo della Creazione.
Sino a questo punto la dissertazione converge, per passi successivi, dall’Universo oggettivo, formato da corpi celesti e energia, alla sua determinazione per volontà di ordine superiore che esige la Creazione quale fine.
Ma qual è il Fine ultimo della Creazione? Il Creato in ragione di cosa? E per quale fine l’esistenza della vita e dell’Umanità sul nostro pianeta?
Gli interrogativi permangono aperti, caratterizzati dalla dicotomia tra la scienza e l’intangibilità del trascendente, che ascende così al Divino.
Dato l’Infinito quale Inesauribile Grandezza dell’Universo, che contiene tutto, la Terra e ogni sua forma vivente perdono di significato se correlate alla ragione per la quale tutto esiste anziché nulla.
Il pianeta Terra è 110 volte più piccolo del Sole, inimmaginabili milioni di miliardi di volte più piccolo del tutto, e l’Umanità stessa altro non è che una subatomica parte del tutto.
La conoscenza dell’Universo tende al limite dell’ignoto, posto al confine della infinita inesauribile grandezza che trascende persino dall’immaginazione, ma il progresso scientifico, per le nuove scoperte dovute all’innovazione tecnologica, la espande erodendo il campo del non conosciuto.
La Conoscenza configura un paradigma secondo il quale l’Universo è la rappresentazione virtuale di vari livelli del Possibile: Visibile, Immaginario e Trascendente.
Universo visibile: costituito da tutto ciò che è ad oggi osservabile. È un Universo finito, che tende all’Infinito Potenziale quale limite dovuto alla conoscenza pervenuta con l’osservazione Astronomica. Si estende tanto quanto l’osservazione, grazie al progresso tecnologico, raggiunge maggiori distanze.
Universo immaginario: costituito da tutto ciò che va oltre al visibile, di cui è attesa l’esistenza. È un Universo transfinito, cioè un Infinito Potenziale nel senso che detiene una consistenza immaginabile, ma con una grandezza indefinibile che è una parte del tutto, il cui limite è dato dalla capacità tecnologica di osservare distanze sempre più grandi. Fondamento della ricerca Astronomica, estende la conoscenza con il progresso tecnologico e cede campo all’Universo visibile.
Universo trascendente: è un Universo di grandezza inimmaginabile. Per definizione, l’Universo Trascendente è un infinito assoluto e non rappresentabile, non immaginabile ed è inesauribile.
Nel pensiero filosofico aristotelico, è il superamento del concetto di Infinito Potenziale, o Infinito Sincategorematico, che è ciò di cui si può prendere sempre e solo una parte.
L’Infinito Trascendente per esistere implica la non esauribilità delle grandezze sottoposte alle operazioni di aggiunta di una parte sempre nuova e della divisione in parti sempre nuove.
Rappresentando il Paradigma dell’Universo Infinito:
Secondo la formula mistica dimostrata da John Conway nel 1976, i tre concetti si possono esprimere:
astrazione della Matematica Pura per determinare che l’Infinito Potenziale è la Radice Assoluta del Transfinito.
Il paradigma definisce varie dimensioni successive del Transfinito, che cedono campo al Finito Visibile per effetto dell’espansione della Conoscenza.
Tuttavia, non è definibile l’entità delle dimensioni, poiché l’Infinito Assoluto è il tutto inesauribile nel quale forse lo spazio – tempo stesso si disperde perché senza riferimenti.
L’Umanità è parte di un infinito inesauribile, che non ha né storia né futuro perché è ciò che è da sempre e per sempre, è immane, assoluto.
L’intelligenza umana persegue l’illuminazione ricercando la verità attraverso complicati studi, tasselli di conoscenza che poi completino il mosaico dell’esistenza del tutto.
Stephen W. Hawking ha profondamente partecipato agli sforzi della scienza per raggiungere il suo obbiettivo più ambizioso: l’elaborazione di una unica teoria che dia ragione di tutti i fenomeni osservati nell’Universo, dalla vita delle galassie a quella delle particelle subatomiche.
Traguardando all’elevato contenuto epistemologico della Fisica Teorica, il dubbio che ne consegue è quanto l’Umanità sia invece da sempre dedita a risolvere conflitti “locali” ad ogni costo, anche tendendo all’autodistruzione per uso di armamenti nucleari in grado di annullare la vita sull’intero pianeta premendo solo alcuni bottoni.
E poi?
Qual è il fine ultimo dell’autodistruzione?
Vincere una guerra oppure annullare l’esistenza di una parte del Creato che, seppur infinitesimale rispetto al tutto, appartiene ad un sistema complessivo in cui giace dall’origine della nostra galassia?
Mai come oggi l’Umanità, o meglio, una parte dell’Umanità, quella fuori di senno, che solleva minacce nucleari come deterrenti che scongiurino il confronto in una guerra di distruzione totale, mostra i muscoli dichiarandosi più che disponibile a schiacciare i pulsanti dell’autodistruzione, come se fosse la detentrice del fine ultimo della Creazione del nostro piccolo meraviglioso Pianeta Azzurro.
Ora mi fermo… immaginandomi osservatore da lontano di quel Punto Azzurro che compie il proprio viaggio intorno alla Stella della Vita, e penso: “Io vivo lì…” e tutti vivremo lì finché la follia di alcuni deciderà che non potremo più viverci… e penso ad altri Universi paralleli che esistono in un tempo immaginario… e se qualcuno è in grado di osservarci, cosa penserà della stupidità di quel forsennato strato di Umanità che invece di nutrirsi di bellezza preferisce terminare se stessa.
Voglia la ragione prevalere sulla follia lasciando inalterato il Creato così com’è, e se non comprenderemo qual è il suo fine ultimo… beh… non importa…
Autore Adriano Cerardi
Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.