Home Rubriche Politically uncorrect Il fact checking al tempo del Covid

Il fact checking al tempo del Covid

3878
fact checking


Download PDF

Quando la verifica delle fonti diventa faziosa e tende al fact making

In un precedente articolo abbiamo parlato della tendenza a screditare chi non si allinea al pensiero da mainstream.

Sembra sia di moda, oggi, il controllo della veridicità delle notizie. Il cosiddetto fact checking. Una pratica che in linea di principio dovrebbe essere auspicabile, visto il proliferare delle fonti di informazione e quindi il moltiplicarsi delle fake news, o bufale, che dir si voglia.

Ma spesso, dal principio all’applicazione dello stesso interviene qualche black out.

Qualcosa va storto.

Chi è che decide se qualcosa è vero o meno?

Chi fa giornalismo veramente, non per improvvisazione, sa come catalogare le fonti, a quali concedere attendibilità o meno, cosa sia un fatto, perché può diventare notizia o meno.

Pratiche, purtroppo, molto spesso disattese.

In modo ingenuo, da chi non ha idee di come funzionino.

In modo fazioso, da chi le conosce e le forza per indirizzare l’opinione pubblica.

Soprattutto nei confronti del profano, che non ha queste conoscenze dovute al mestiere.

Dal controllo dei fatti si passa alla costruzione dei fatti, o fact making.

Un sito che da qualche tempo ha deciso, non si sa secondo quale criterio e con quale autorevolezza, di avere la verità in tasca, ha ripreso un meme che sta girando da qualche tempo sui social e che metteva a confronto chi portava pareri contrari e a favore dei vaccini.

Il termine meme venne usato per la prima volta nel 1976 da Richard Dawkins nel saggio ‘Il gene egoista’, per indicare i meccanismi che regolano la diffusione per imitazione di elementi culturali.

Anche se l’origine precede di qualche decennio l’avvento e la diffusione dei social, è molto adatto a descrivere la condivisione di frasi, vignette, freddure.

Anzi, le potenzialità di Internet ne amplificano le potenzialità.

Per replicare, e quindi diffondere un meme, basta un semplice click del mouse.

Il numero sempre maggiore di utenti può rendere questa diffusione rapida ed estesa come prima non era immaginabile.

Rendendola virale, magari più del Covid stesso.

Probabilmente la prossima frontiera della censura sarà il meme checking.

Stendendo un velo pietoso circa le motivazioni secondo le quali un sito che pretende di fare fact checking dovrebbe preoccuparsi di smontare un meme, fatto per altro male, ci vengono da fare alcune precisazioni.

Nell’articolo venivano giustamente contestati un premio Nobel mai attribuito e un paio di madornali errori nei cognomi di alcuni scienziati.

Fin qui tutto giusto.

Rilevato questo, su alcuni nomi il fact checker preferiva glissare, mentre altri due venivano screditati in modo abbastanza frettoloso.

Tralasciamo anche la rigorosità di quello che dovrebbe essere il fact checking.

Non è questo il discorso che vogliamo portare avanti.

Qualche mese fa ci è giunta sotto mano una classifica degli scienziati di tutto il mondo per una serie di discipline che vanno anche oltre il campo medico per l’anno 2019.

Le varianti prese in considerazione sono diverse, vanno dai lavori pubblicati, per numero, per anni della prima e dell’ultima pubblicazione, ma soprattutto per il numero di volte che sono citati da altri studi.

Ci è venuta la curiosità di capire come fossero collocati in classifica alcuni degli esperti citati nel meme incriminato.

Ineccepibile la precisazione circa le posizioni di Tasuku Honjo, sia per quanto riguarda il corretto cognome sia per il fatto che non abbia mai preso posizione su una eventuale origine di laboratorio del Covid-19.

Meno ineccepibili ci sembrano, invece, altre affermazioni.

Partiamo da Didier Raoult. Francese, microbiologo specializzato in malattie infettive, fondatore dell’IHU di Marsiglia.

Tacciato di non averne azzeccata nessuna e messo all’indice per alcune dichiarazioni sui vaccini.

Ci verrebbe da ripescare alcune dichiarazioni di guru italiani e non solo, come quella di chi prevedeva 80.000 morti in Svezia, ma non ci piace infierire.

Ci chiediamo, però, perché non siano mai stati smentiti dallo stesso sito.

Abbiamo scoperto che le cariche virali sono più alte nelle persone vaccinate. Non sappiamo perché. In ogni caso, non si può dire che le persone vaccinate e contagiate non siano contagiose. Sono contagiosi come gli altri, bisogna trattarli come gli altri e dunque stare attenti.

Quando iniziamo a nascondere le cifre, è perché sappiamo che abbiamo già perso.

Intanto, Raoult risulta al nono posto mondiale e al primo in Europa come microbiologo, con l’impressionante numero di 3009 pubblicazioni dal 1979 al 2020.

Da notare che lo scienziato francese non ha mai avuto posizioni contrarie alle vaccinazioni, ha sempre e solo sostenuto che non sarebbero stati la soluzione e la libertà di scelta.

Sembra, perché anche in questo i condizionali abbondano, che sarà allontanato dalla direzione dell’IHU.

Stesso destino è condiviso da un altro transalpino, Luc Montagnier, che in effetti nella classifica non è presente, anche se ricopre attualmente la carica di Presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell’AIDS, oltre ad essere docente all’Istituto Pasteur di Parigi. Lui, il Nobel, però, lo ha vinto davvero, nel 2008, per aver isolato per primo un ceppo dell’HIV. Ma sono passati 13 anni, ormai.

Stranamente, o poco stranamente, forse, sulla più popolare enciclopedia libera online viene dato più spazio a quelle che sarebbero le sue posizioni antiscientifiche.

Passiamo a John Ioannidis, che risulta al secondo posto come medicina generale e interna. Addirittura all’11° posto assoluto della graduatoria mondiale di tutte le discipline.

Le sue posizioni? Innanzitutto quella di ritenere praticamente inutili le chiusure e di ritenere che le persone realmente infettate dal virus sarebbero molte di più, due miliardi circa, cosa che farebbe crollare la mortalità allo 0,15%.

Secondo Crisanti si sarebbe scusato, i suoi video cancellati dall’Università di Stanford.

Incuriositi abbiamo cercato Andrea Crisanti nella classifica. Non lo abbiamo trovato. Come non abbiamo trovato altra fonte su video cancellati e scuse. Alla faccia del fact checking.

Martin Kulldorff, invece, liquidato per essere stato l’ispiratore del modello svedese, sui cui numeri ci sarebbe tanto da dire, risulta essere ‘solo’ al 58° posto come statistico. Ovviamente statistica medica ed epidemiologica.

Anche se non troviamo nessuna fonte secondo la quale Kulldorff avrebbe ispirato Aders Tegnell.

Nessuna smentita arriva circa le dichiarazioni di Michael Levitt, anche lui realmente vincitore del Premio Nobel per la chimica nel 2013, al 19° posto come biofisico.

Ha semplicemente rilasciato dichiarazioni circa l’inutilità delle chiusure, inutili soprattutto per un virus ‘esattamente pericoloso quanto l’influenza’.

The level of stupidity going on here is amazing
Michael Levitt

Parole dure, che ci fanno tornare in mente le conclusioni di un altro nostro articolo, scritto in tempi non sospetti.

Noi, come popolo di imbecilli, siamo confinati in una sorta di mondo post-verità dal nostro analfabetismo funzionale.
Pietro Riccio – Eco e il web e la post-verità 

Inoltre, Levitt si sofferma sui danni economici e psicologici indotti dai lockdown. Su questi ultimi ci soffermeremo in un prossimo articolo.

Non vengono smentite nemmeno le parole di Robert Malone, che nel 1998 ha inventato la tecnologia mRNA.

Del resto è difficile farlo. Ci sono un po’ di video e pubblicazioni. Nessuna di questa è stata cancellata o ritrattata. Giustamente il fact checker glissa.

La mia preoccupazione è che so che ci sono dei rischi, ma non abbiamo accesso ai dati. Sono dell’opinione che le persone abbiano il diritto di decidere se accettare o meno i vaccini, soprattutto perché si tratta di vaccini sperimentali.
Robert Malone

Non siamo riusciti a trovare Malone nella graduatoria.

Abbiamo fatto un altro giochino.

Siamo andati a rintracciare un po’ di scienziati italiani, non personaggi televisivi, giustamente.

Per provare a capire chi sta gestendo la pandemia in Italia di che considerazione gode nella comunità scientifica internazionale.

Di Crisanti abbiamo già detto.

L’unico medico presente nell’ormai famigerato meme era Roberto Burioni.

Non lo troviamo nella classifica.

A proposito di scuse, non ricordiamo ne abbia presentate a quelli che vanno

chiusi in casa come sorci.

Però, vista la proposta di colletta, ci aspettiamo che sia proposto come benefattore da qualche altro ‘imparzialefact checker.

Troviamo Alberto Zangrillo al numero 224, citato nel campo dell’anestesia e terapia intensiva.

Non troviamo traccia di Massimo Galli.

Nessuna traccia nemmeno di Fabrizio Pregliasco.

Alla posizione 499 troviamo come microbiologo Matteo Bassetti.

Ilaria Capua, invece, risulta al 323° posto per le scienze veterinarie.

Ci togliamo qualche altra curiosità.

Chi sono i primi in Italia?

Come immunologo, troviamo al primo posto Francesco Di Virgilio, Università di Ferrara. Al secondo Antonio Sica, Università del Piemonte. Al terzo Vincenzo Bronte, Università di Verona. Al quarto Giampaolo Merlini, Università di Pavia.

Troviamo solo due epidemiologi, Massimo Stafoggia, Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, e Lorenzo Richiardi, Università di Torino.

Troviamo come microbiologi al primo posto Nicola Segata, Università di Trento. Al secondo Alessandra Carattoli, Università La Sapienza di Roma, al terzo Marco Gobetti, Università di Bolzano. Al quarto Danilo Ercolini, Università Federico II di Napoli.

Come virologo troviamo al primo posto John Hiscott, Istituto Pasteur Italiano, Giovanni Rezza, Istituto Superiore di Sanità, Andrea Cossarizza, Università di Modena e Reggio Emilia, Mario Clerici, Università di Milano.

Tranne Rezza, numero 92 a livello mondiale, che è visibile soprattutto per il suo ruolo di Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ISS, non ricordiamo la presenza mediatica degli altri.

Probabilmente è inversamente proporzionale alla presenza, invece, nelle pubblicazioni scientifiche internazionali.

Saremmo contenti di essere tacciati di aver scritto l‘ennesimo articolo NoVax a tratti demenziale per la sua superficialità.

Magari per qualche errore di battitura o per una virgola fuori posto.

Ci può stare!

Del resto, abbiamo già dichiarato il nostro essere terrapiattisti, troverebbero gioco facile.

A proposito, ma il fact checking può essere così fazioso?

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.