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Il buon pessimista

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Quando non sempre il pessimismo è disfattista

Qualcuno ci è rimasto male nel leggermi tanto pessimista nei confronti della politica in generale e mi ha fatto notare che occorre essere ottimisti per migliorare in qualunque settore della vita.

Preferisco lasciare la risposta a Norberto Bobbio, il quale ha saputo molto meglio di me dare un’idea di quanto sia efficace un certo tipo di pessimismo:

Io (Norberto Bobbio – Filosofo – Giurista – Politologo 1909 – 2004) sono un illuminista pessimista.
Sono, se si vuole, un illuminista che ha imparato la lezione di Hobbes, di De Maistre, di Machiavelli e di Marx.

Mi pare, del resto, che l’atteggiamento pessimistico si addica di più che non quello ottimistico all’uomo di ragione. L’ottimismo comporta pur sempre una certa dose d’infatuazione, e l’uomo di ragione non dovrebbe essere infatuato. E siano pure ottimisti coloro che credono essere la storia un dramma, ma lo considerano come un dramma a lieto fine.

Io so soltanto che la storia è un dramma, ma non so, perché non posso saperlo, che sia un dramma a lieto fine. Gli ottimisti sono altri, quelli come Gabriel Péri, che morendo gloriosamente (fucilato dai tedeschi) lasciò scritto: preparerò tra poco dei domani che cantano. I domani sono venuti ma i canti non li abbiamo ascoltati e quando mi volgo attorno non odo che ruggiti.

Questa professione di pessimismo non vorrei che fosse intesa come un gesto di rinuncia. È un atto di salutare astinenza dopo tante orge di ottimismo, un ponderato rifiuto di partecipare al banchetto dei retori sempre in festa. È un atto di sazietà più che di disgusto.

E poi il pessimismo non raffrena l’operosità, anzi la rende più tesa e diritta allo scopo. Tra l’ottimista che ha per massima: “Non muoverti, vedrai che tutto si accomoda” e il pessimista replicante: “Fa’ quel che devi, anche se le cose andranno di male in peggio”, preferisco il secondo.

Non dico che gli ottimisti siano sempre fatui, ma i fatui sono sempre ottimisti. Non mi riesce più di separare nella mia mente la cieca fiducia nella provvidenza storica o teologica dalla vanità di chi crede di essere al centro del mondo e che ogni cosa avvenga a suo cenno.

Apprezzo e rispetto invece colui che agisce bene senza chiedere alcuna garanzia che il mondo migliori e senza attendere, non dico premi, ma neppure conferme.

Solo il buon pessimista si trova in condizione di agire con la mente sgombra, con la volontà ferma, con sentimento di umiltà e piena devozione al proprio compito.

Non penso di dover aggiungere altro, poiché chi non comprende per mezzo di queste parole, non credo possa comprendere lo stesso usandone di più o di diverse.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.