Se chiediamo ad un essere umano “Che cosa pensi di te?” agli oltre otto miliardi di abitanti del nostro pianeta, otterremo altrettante risposte diverse.
Ognuno ha una sua testa pensante, una sua opinione su qualsiasi argomento, sentimenti, sensazione tutto ciò che ci differenzia l’uno dall’altro.
Ponendo lo stesso quesito ad un programma di Intelligenza artificiale, la risposta è stata questa:
Non ho opinioni o consapevolezza di me stessa, poiché sono un programma di Intelligenza artificiale creato da OpenAI chiamato GPT-3.5. Non ho emozioni, personalità o autoconsapevolezza.
Sono progettata per elaborare informazioni e generare risposte basate sulle richieste degli utenti, ma non ho la capacità di avere pensieri o opinioni su di me stessa. Sono uno strumento neutrale al servizio dell’utente.
Onesta, sincera, brutale verso sé stessa, ai confini del cinico.
Nulla da eccepire. Tuttavia, il punto è che a lei e ai suoi programmi e agli strumenti che gestisce, stiamo mettendo in mano la nostra esistenza e il nostro futuro, che verrà demandato alle risposte automatiche fornite dagli algoritmi scelti da sempre meno menti umane e, più verosimilmente, dall’Intelligenza artificiale stessa con soluzioni autogenerative, utilizzando sistemi di machine learning e reti neurali generative.
L’influenza dell’Intelligenza artificiale sulla nostra esistenza è già evidente e continuerà a crescere. L’IA può portare a benefici significativi, come l’automazione di compiti ripetitivi, avanzamenti nella medicina, miglioramenti nei trasporti e molto altro.
Gli algoritmi non sono influenzati da pregiudizi personali o emozioni, il che potrebbe portare a decisioni più equilibrate e giuste in vari contesti.
Tuttavia, la questione della mancanza di sentimenti nei programmi di Intelligenza artificiale solleva importanti dibattiti etici e filosofici, in quanto l’assenza di emozioni negli algoritmi può promuovere l’obiettività nelle decisioni.
Già lo vediamo oggi dai nostri smartphone sui cui schermi compaiono solo contenuti strettamente connessi ai nostri gusti e preferenze, limitando la nostra possibilità di scelta.
Inoltre, la mancanza di emozioni può comportare sfide etiche, specialmente quando si tratta di valutazioni complesse, che richiedono comprensione del contesto e sensibilità etica.
Alcune decisioni, come quelle riguardanti la vita umana, richiedono una comprensione approfondita delle implicazioni morali. E per vita umana si intende non solo l’elemento relativo alla salute e una scelta medica, ma anche i piccoli aspetti del quotidiano.
Inoltre, l’assenza di sentimenti nei programmi di IA potrebbe influenzare l’interazione sociale e l’empatia. Sebbene gli algoritmi possano essere efficienti nel compiere compiti specifici, mancheranno della comprensione emotiva necessaria per molte interazioni umane.
Immaginiamo, quindi, gli effetti devastanti che potrebbe avere demandare la gestione della giustizia alle macchine.
Le sentenze di innocenza o colpevolezza sarebbero assunte solo su valutazioni oggettive e il computo delle pene diventerebbe un freddo calcolo matematico, non contemperato da indispensabili valutazioni umane.
La progettazione e l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale richiedono una profonda consapevolezza e responsabilità etica da parte degli sviluppatori e degli utilizzatori.
Questo imperativo etico è fondamentale data la sua crescente diffusione in svariati ambiti, dai servizi finanziari alla sanità, dalla sicurezza informatica all’automazione industriale.
Gli sviluppatori devono essere consapevoli delle implicazioni etiche connesse al loro lavoro sin dalla fase iniziale della progettazione fino alla messa in atto e all’implementazione del sistema; il rischio è quello di andare a ledere i diritti umani.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.