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I popoli venuti dal mare: leggende e verità sui Pelasgi

Leonardo Melis, storico e ricercatore dei 'Popoli del Mare' - disegno Daniela La Cava

Leonardo Melis, storico e ricercatore dei 'Popoli del Mare' - disegno Daniela La Cava



Chi siamo? Da dove veniamo? A tutti è capitato almeno una volta di porsi una di queste domande a cui sono state associate le risposte più inverosimili, come una conoscenza superiore ottenuta grazie all’arrivo di esseri provenienti da altri mondi.
Eppure, la verità è così naturale, così ovvia che verrebbe da chiedersi: se il genere umano è riuscito ad evolversi, creando strutture ed invenzioni straordinarie che ancora sopravvivono, come si può pensare che l’innovazione tecnologica da noi prodotta sia frutto di una conoscenza donata da popolazioni aliene?

Non possiamo raccontare nulla di scientificamente dimostrato su questi fantomatici popoli provenienti dalle stelle, ma possiamo raccontarvi la storia di popoli venuti dal mare che, in tempi antichissimi, migrarono fino alle terre nordeuropee.

Un esodo di guerrieri, uomini di mare, forgiatori di metalli, portatori delle esperienze dei loro antenati, che, generazione dopo generazione, si affinarono, fino a tramutare piccoli villaggi in centri abitati sempre più complessi socialmente e culturalmente.

Si chiamano comunemente Pelasgi o Eraclidi, ma, diversamente da quello che si tende a credere, non si tratta di un’unica civiltà ma di un’ondata di popoli provenienti dal Medio Oriente che, per sopravvivere a calamità naturali non ebbero altra possibilità che emigrare.

Molti sono i loro nomi: Sher-Dana, Tuatade-Dana, Akwasha, Shakalasa, Liku, e molti altri, e tra questi i più conosciuti sono sicuramente gli Shardana, grandi guerrieri il cui corpo militare era a capo della difesa del faraone.

Quali tra questi popoli stranieri approdò in Italia?

Prima di rispondere a questo quesito, dobbiamo considerare che con il termine Italia si intendeva il territorio compreso tre Calabria, Basilicata e Puglia, il medesimo sulle cui coste il poeta Virgilio, fece approdare l’eroe Enea.

Questo territorio, strategicamente ideale per scambi commerciali e condizioni climatiche e territoriali favorevoli, venne invaso dal popolo dei Liku, da cui deriverà il termine lucani.

Storie ricche di fascino, magistralmente ricostruite e narrate dal famoso storico Leonardo Melis, tra i massimi esperti di popolazioni antichissime di cui abbiamo testimonianza, con esemplari risalenti a più di 10.000 anni fa.

Grazie alle ricerche condotte dal dott. Melis è possibile ricostruire la rotta dei nostri antenati, una narrazione che trova corrispondenza con testi sacri, documentazioni storiche e studi sul territorio; elementi chiave che hanno permesso di comprendere il vero motivo che ha spinto queste genti ad insediarsi in luoghi sempre più lontani.

Tre sono gli esodi documentati avvenuti rispettivamente.

Nel 2200 a. C, quando una terribile carestia li costrinse a migrare ad occidente.

Nel 1200 a.C., quando un innalzamento delle acque che causò la devastazione di villaggi e campi coltivati irrimediabilmente contaminati dalle acque salate, indusse i popoli a rientrare nelle terre d’origine. È il periodo in cui ondate di guerrieri navigarono alla volta di Troia, capitanati dal re Agamennone, per distruggere la città di Priamo e riportare in patria la regina Elena di Sparta.

Nell’Ottocento a. C., invece, si verificò l’ultimo grande esodo e i Popoli del mare ritornano in Occidente. Il periodo corrisponde contemporaneamente all’invasione dorica nell’antica Grecia e alla costruzione di Cartagine in Tunisia, dove Enea sarebbe approdato prima di far rotta per l’Italia.

Una ricostruzione degli eventi ancora poco conosciuta in Italia, nonostante il territorio sia cosparso di tracce che riconducono direttamente a questi mitici popoli; reperti e testimonianze abbandonate a sé stessi e alla mercé dei tombaroli.

Sapete perché?

A causa di alcuni parametri che, dal secolo scorso, non sono stati aggiornati, stabiliti dal Min.Cul.Pop, Ministero della Cultura Popolare, oggi sostituito con il MiC, Ministero della Cultura, organo istituito da Mussolini nel periodo fascista, che circoscriveva documentazioni e reperti al periodo greco e romano, tralasciando le epoche antecedenti alla colonizzazione greca.

Perché questi parametri non siano stati revisionati è ancora un mistero!

Perché continuare ad escludere questi popoli che rappresentano le nostre radici storiche, contribuendo a colmare questo vuoto temporale con teorie meno concrete come invasioni aliene?

Amici, a voi la sentenza!

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".

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