L’8 dicembre, da tradizione, ogni napoletano si appresterà a rappresentare la Natività. Ecco alcuni personaggi che non possono mancare
Tutti sanno che il primo presepe fu opera di San Francesco, ma è a Napoli che la rappresentazione della natività diventa arte, tradizione abbinata ad un tocco di anacronismo.
Qui, la riproduzione della nascita del Salvatore degli uomini è fatta secondo il gusto personale e lo stato d’animo del momento e ogni statuina ha un ruolo e un significato allegorico ben preciso, con aneddoti e leggende che sono un misto tra sacro e profano, tra il Vangelo e le ‘leggende metropolitane’ ante litteram.
Nulla è lasciato al caso, l’autore del presepe è come un regista che dirige la sceneggiatura di un film, seguendo una disposizione ben precisa, che stila, passo passo, il posizionamento dei vari personaggi.
Usanza vuole che sia composto da circa settanta statuette, paesaggio compreso. Scopriamo quelli che non possono assolutamente mancare.
Il paesaggio riveste un ruolo simbolico. Le montagne, attraverso i pendii, guidano il visitatore in questo mondo incantato, il fiume rimanda allo scorrere della vita e il ponte che lo attraversa denota il passaggio per il mondo ultraterreno.
Nei pressi del corso d’acqua scorgiamo le lavandaie, in ginocchio, intente a lavare i panni, le quali incarnano le levatrici che hanno aiutato la Madonna a far nascere Gesù; difatti hanno dei teli bianchi ed immacolati per raffigurare la verginità di Maria e l’origine miracolosa del Bambino.
L’osteria, con i suoi avventori che bivaccano, posizionata nei pressi della capanna dove nasce Gesù, fa riferimento alla dicotomia tra sacro e profano.
Nelle sue immediate vicinanze troviamo i due compari zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, intenti a banchettare e a bere, e che suggeriscono la morte e il Carnevale.
La scena principale, naturalmente, è occupata dalla Sacra Famiglia.
La Madonna indossa una veste rosa, che indica la sua umanità ma anche l’aurora, e un mantello – simbolo di modestia e riservatezza, ma anche protezione per coloro che cercano rifugio presso di lei – di colore blu, per indicare la volta celeste, dove è esaltata come Regina dei cieli, e la costante presenza divina, così che i credenti la vedano come un modello di santità, servizio all’Altissimo e devozione.
San Giuseppe, in piedi nel ruolo del casto custode di Gesù, indossa una tunica viola, simbolo di risurrezione eterna, e un mantello giallo, unione dell’anima a Dio.
In secondo piano il bue e l’asinello, allegoricamente, riproducono le forze che mantengono in equilibrio il mondo, il bene e il male.
Il bambinello deve essere deposto nella culla allo scoccare della mezzanotte del venticinque dicembre, di solito poggiato su del cotone idrofilo.
I Re Magi, che da Paesi lontani, seguendo una stella cometa giungono a Betlemme per rendere omaggio al Re dei re, incarnano il tributo che il mondo porge a Gesù.
Gasparre, Baldassarre e Melchiorre fanno riferimento ai tre continenti del mondo conosciuti al tempo della nascita del Messia. Portano in dono oro, simbolo della regalità, incenso, per la natura divina del neonato, e mirra, per quella umana.
Alcuni presepi hanno tre serie dei Magi; la prima, posta sulla montagna, li vede a cavallo, la seconda, sempre sul dorso dei destrieri, verso il fiume, viene sostituita con l’approssimarsi del Natale, e la terza a piedi, il sei gennaio, mentre rendono gli onori al Figlio di Dio.
Un ruolo da protagonista spetta a Benino, il pastorello che dorme sulla montagna e che, infatti, incarna l’attesa; tradizione vuole che si svegli, appunto, alla nascita del bambino.
Altro attore protagonista è Ciccibacco, un personaggio tarchiato e paffutello, con le gote rosse, un ventre pronunciato e un po’ alticcio, personificazione di Bacco, il Dio pagano del vino e delle baldorie.
Lo si incontra, di solito, alla guida di un carretto carico di botti di questa bevanda, trainato da due buoi. Il suo ruolo è ammonire lo spettatore che il confine tra il bene e il male, quindi tra il sacro e il profano, è un filo sottilissimo.
Da contorno ci sono le case abitate dalle famiglie e le botteghe degli artigiani; in alcuni presepi ci sono elementi e personaggi meccanici come il vinaio, il macellaio, il salumiere, il pescivendolo… e ognuno dei quali fa riferimento ad un mese dell’anno.
In alcune natività c’è anche la zingara, personaggio molto in voga nella Napoli settecentesca, che avrebbe predetto l’arrivo del Maestro e che, per peccato di presunzione, pare fosse stata tramutata in civetta.
Ogni personaggio, quindi, è uno specchio della società dell’epoca e tale tradizione è viva ancora oggi. Infatti, le botteghe di San Gregorio Armeno, la via dei presepi famosa in tutto il mondo, ne sfornano sempre di nuovi. Quest’anno, per ovvi motivi, la star è il grande tennista Jannik Sinner.
Autore Mimmo Bafurno
Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.