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‘I corti della formica’ XIII edizione – V serata al TRAM

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'Harold'


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In scena ‘Harold’‘Orfeo, l’amore è cieco’ e ‘Per amor suo’il 13 ottobre a Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Il 13 ottobre, ore 20:30, presso il Teatro TRAM di Napoli, quinta serata de ‘I corti della formica’ XIII edizione. Tre storie d’amore, tre modi diversi di raccontare il sentimento più celebrato da tutte le arti.

‘Harold’, testo e regia Chiara De Silva
con Valerio Elia e Chiara De Silva
aiuto regia Licia Amarante
Elliott, una ragazza sui vent’anni, longilinea e di bell’aspetto, con abiti semplici ma eleganti, è seduta su una panchina e prende appunti sul suo diario. Dall’altro lato della strada c’è Enea, un ragazzo dall’aria scapestrata, dai lineamenti dolci e un’evidente goffaggine che ne tradisce la timidezza. Enea passeggia tenendo in mano una tartaruga. Tra i due nasce una conversazione incentrata soprattutto sui rispettivi caratteri: lei si dimostra egocentrica, lui sempre pronto ad assecondarla. La tartaruga lascia un “ricordo” nella borsetta costosa di Elliott, che ha una reazione scomposta, la qual cosa evidenzia i suoi sbalzi d’umore. Enea cerca di contenerla ma è sopraffatto dall’assurdo in cui versa oramai la conversazione e ne diventa completamente succube.

‘Orfeo, l’amore è cieco’ drammaturgia scenica e regia Luca Di Tommaso
con gli allievi de La Bazzarra Antonio Buonocunto, Michele Civitillo, Francesca D’Avino, Sara Di Luca, Francesca Grimaldi e Barbara Zeno
Il mito classico di Orfeo e Euridice, ridotto a breve performance, è riletto attraverso le lenti del corpo. Giovani allievi-attori si misurano con il movimento scenico per creare atmosfere perturbanti, dove l’amore e la morte possano trovare conciliazione non pacifica.
Le partiture fisiche si accompagnano ad alcuni testi ispirati a Shakespeare e Saramago, affidati ad una voce ammaliatrice, a metà fra l’incubo e il sogno.

‘Per amor suo’ testo e regia Maria Porzio
con Tonya Porzio Erika, Frattaruolo e Sarah Briuolo
Il testo è liberamente ispirato ad una leggenda raccontata da Matilde Serao nelle sue ‘Leggende napoletane’, relativa alla nascita di tre monasteri napoletani, tra cui il noto complesso di Donnaregina. Protagoniste della leggenda e della performance sono le tre figlie del Barone Toraldo, vissute nel 1320: Donna Regina, Donna Albina e Donna Romita. Alla morte del barone, Donna Regina, la maggiore, ottiene dal re, il diritto di portare avanti il nome dei Toraldo. In più, ottiene per lei il prestigioso matrimonio con Don Filippo Capace, nobiluomo. Di bell’aspetto e amabile cuore, l’uomo fa in fretta breccia nel cuore della severa Donna Regina, così come in quello della dolce Donna Albina e dell’instabile Donna Romita. Di fronte all’impossibilità per le sorelle minori di godere dell’amore di Don Filippo e di fronte al non ricambiato amore di Donna Regina, le tre decidono di ritirarsi a vita religiosa.

La trama prende inizio dalla fine delle tre sorelle Toraldo, dalla loro morte come spose di Cristo. Rese ceche dalla provvidenza che questo offre a chi in vita decide di non vedere e non essere viste, di chi sceglie la monacazione, le tre sorelle si cercano e gridano. Ritrovatesi e scoperto che neppure nella morte l’uomo che amavano può essere loro, di fronte alla sua assenza, le tre donne decidono di tornare in vita. Raccontano e rivivono così la loro storia, dalla morte del padre e della madre, all’incontro con Don Filippo, la fiducia tradita e la distanza, per giungere alla decisione di ritirarsi a vita religiosa e la conseguente caduta della casata dei Toraldo. Leggenda racconta che ancora oggi, dopo la morte, gli spiriti delle tre sorelle vaghino nei vicoli di Napoli, cercandosi tra loro e cercando l’oggetto del loro comune amore, Don Filippo.