Se sei un’aspirante attrice, se vuoi fare carriera…
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Se sei un’aspirante attrice, se vuoi fare carriera mantenendo integra la tua reputazione, devi soggiornare allo Studio-Club. Queste le considerazioni che nel 1954 dalle pagine del settimanale italiano EPOCA un ignoto giornalista faceva a proposito della vita “smodata” di Hollywood. L’articolo corredato da immagini che lasciano pochi dubbi sull’avvenenza delle pensionanti, è introdotto dal titolone a tutta pagina “La pensione delle stelline nata dalla gelosia delle mogli.“
Virginia Rappe, un’avvenente stellina in cerca di fortuna, aveva partecipato ad un party organizzato da Roscoe Arbuckle, detto Fatty (il grasso), un notissimo attore comico che divideva con Chaplin il successo delle torte in faccia. Al party organizzato da Fatty non mancava proprio nulla per divertirsi. La Rappe, probabilmente, era considerata tra le possibili fonti di divertimento. Sta di fatto che la donna, provata da alcool e droga e, a sentire le cronache dell’epoca, da un’attenzione eccesiva da parte di Fatty/Roscoe sarebbe morta tra atroci dolori all’addome con un’agonia durata quattro giorni. Lo stesso Fatty fu accusato della sua morte che, come si apprese dopo l’autopsia sarebbe stata una peritonite, probabilmente causata dalla mole dell’attore che ne avrebbe rotto la vescica sotto il suo peso considerevole.
È cosa nota anche in Italia che la famiglia non fosse mai contenta quando una figlia decideva di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo, questo senz’altro almeno fino agli anni ’70. Oggi, sembrerebbe invece, come dimostrano tanto le immagini dei social network quanto programmi del genere de “Il Boss dei prediciottesimi” (terribile già nel titolo), siamo al paradosso: molti genitori incoraggiano, piuttosto che scoraggiare un futuro da prima pagina. Poco importa cosa ci sia scritto sotto la foto del faccino di turno, l’importante è campeggiare in avvenenza e presenza mediatica, non in buon gusto.
Nel maggio del 1926 si inaugurò così l’ “Hollywood Studio Club”, alla base un progetto architettonico firmato da Julia Morgan. All’inaugurazione furono presenti star del cinema muto e dell’industria cinematografica del calibro di Mary Pickford e molte delle camere dell’edificio portarono i nomi di coloro che avevano partecipato economicamente alla costruzione con assegni che superavano i 1000 $, alcuni nomi: Gloria Swanson, Jackie Coogan, Harold Lloyd, Douglas Fairbanks, Howard Hughes.
A completare il piano delle dame di carità d’oltreoceano interveniva pure una rigida regolamentazione che prevedeva tra l’altro che le signorine ospiti dovessero rincasare ad orari ben precisi e che non potessero dormire fuori, oltre che fornire la possibilità di studi musicali e di recitazione.
Un film del 2014, “The Studio Club”, scritto da RJ Adams e diretto da Brian Krause, ambientato nel 1959, dunque cinque anni dopo che il settimanale EPOCA si occupa della morigeratezza dell’istituzione, racconta invece di come il Club che “di giorno” mantiene una facciata di rispettabilità e promuova la famigerata “sorority”, in nome della quale la struttura era stata creata, si trasformi ogni sera in un luogo esposto alle frequentazioni di gangster e aspiranti “protettori”.
Nel 1975, comunque, l’ostello hollywoodiano per aspiranti attrici ha chiuso definitivamente, lasciando alla sola sensatezza di chi si appresta ad una carriera nel mondo dello spettacolo l’arduo compito di distinguere tra il bene e il male.
Chi lo desideri può, comunque, visitare ancor oggi la struttura ritenuta luogo di interesse culturale.
Autore Barbara Napolitano
Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.