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Granchio blu. Osservatorio Genenvet: investire su ricerca

Granchio blu


Continua a proliferare in Regione Campania e in Adriatico ha fatto già chiudere molti allevamenti di vongole e altri molluschi, senza che siano state individuate soluzioni chiare

Riceviamo e pubblichiamo.

Dall’estate scorsa, con l’istituzione dell’Osservatorio Genenvet, il laboratorio di Genetica Veterinaria del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II, continua il monitoraggio sul granchio blu in Regione Campania.

Vincenzo Peretti, coordinatore scientifico Genenvet, dichiara:

I dati ottenuti dal monitoraggio iniziato nel giugno 2023 evidenziano una presenza maggiore al 2024. Per fortuna ancora non si registrano grossi danni per le imprese ittiche campane.

Per evitare l’emergenza, anche da noi, bisogna investire con forza sulla ricerca in più direzioni: da una parte monitorare e studiare con grande attenzione tutte le possibili strategie per debellare questa specie aliena dal nostro mare, che ad oggi, guardando la problematica adriatica, appaiono purtroppo molto difficili; dall’altra bisogna porsi il tema di come gestire una futura quantità di granchi blu campani, che potrebbe rappresentare anche un problema serissimo di costo di smaltimento.

I danni causati in Adriatico dai granchi blu sono stati tantissimi: Coldiretti Pesca ha stimato che siano superiori a 100 milioni di euro. Riguardano un settore importante, dato che l’Italia è uno dei principali paesi produttori di vongole e cozze dell’Unione europea, e in cui lavorano migliaia di persone.

Il 6 agosto il governo ha nominato un Commissario straordinario per affrontare il problema. Enrico Caterino, ex Prefetto di Rovigo e Ravenna, avrà questo incarico fino al 31 dicembre 2026 e dovrà organizzare un piano per cercare di contenere la presenza dei granchi e far ripartire il settore della molluschicoltura in Veneto, nella provincia emiliana di Ferrara e in parte del Friuli Venezia Giulia.

Peretti continua:

Il problema della pesca del granchio blu è un’attività in perdita. Sebbene i granchi blu siano commestibili e abbiano un buon sapore, e per quanto nell’ultimo anno siano stati commercializzati e promossi come alimento anche da chef famosi, proprio per rendere la loro pesca economicamente sostenibile, la domanda non è ancora sufficiente.

Potrebbe anzi essere diminuita: secondo i dati di Legacoop, nei primi sei mesi del 2024 sono stati venduti quasi 44mila chili di granchio blu, contro i 510mila venduti negli ultimi sei mesi del 2023, quando si parlava molto di più dei problemi causati da questi animali.

La carne dei granchi blu è molto popolare in altri Paesi, come gli Stati Uniti e la Corea del Sud, ma organizzare le esportazioni ha delle complessità ulteriori, per quanto alcuni tentativi si siano fatti.

Molti dei granchi che vengono pescati peraltro non hanno dimensioni adatte per la vendita e il consumo.

L’obiettivo non è eradicare la specie: sarebbe impossibile, dato che ormai i granchi blu sono diffusi ampiamente nel mar Mediterraneo. Piuttosto si punta a raggiungere una forma di adattamento, di convivenza, che tuteli le attività ittiche, la molluschicoltura e le fonti di reddito, e quindi che permetta di contenere la specie in qualche modo.

Per il piano del Commissario straordinario sono stati stanziati 10 milioni di euro: 1 milione per il 2024, 3 per il 2025 e 6 per il 2026.

Tali fondi si aggiungono a quelli che il Governo aveva già messo a disposizione in precedenza, tra cui 2,8 milioni di euro per la pesca e lo smaltimenti dei granchi e altri 10 milioni per sostenere la filiera dell’allevamento di molluschi, e alle risorse provenienti dalle Regioni.

Per avere un dato attendibile della sua diffusione, è necessario continuare a monitorare in regione Campania, coinvolgendo sempre di più, in modo strutturale, le associazioni e cooperative di pescatori.

Segnalazioni di foto, video e ‘zona di prelievo’, possono arrivare direttamente all’indirizzo genenvet@unina.it.

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