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Governo presenta emendamento al Jobs act

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Oggi il Governo ha presentato un nuovo emendamento al Jobs Act, in particolare all’articolo 4 della delega sul mercato del lavoro che apre la strada al superamento del tanto dibattuto articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il quale disciplina i licenziamenti senza giusta causa.

La delega prevede, così leggiamo, ” la revisione delle tutele nel contratto a tempo indeterminato e l’introduzione delle tutele crescenti rispetto alle nuove assunzioni”. Ci dovrebbe essere ” un indennizzo proporzionato all’anzianità, ma non il reintegro”, come invece previsto dallo Statuto dei lavoratori.

L’obbiettivo  dell’esecutivo è quello di fare pulizia rispetto alle molteplici tipologie di contratto esistenti e far diventare quello a tutele crescenti la forma principale di inserimento nel mondo del lavoro per il tempo indeterminato. In altre parole: chi avrà in contratto a tempo indeterminato, giovano o meno giovane che sia, non godrà sin dall’inizio delle tutele previste dagli attuali contratti, ma le otterrà gradualmente. I termini della gradualità, che sono oggetto di scontro tra coloro che sostengono il governo, saranno definite solo dopo che il Parlamento avrà dato via libera alla delega. Il periodo di attesa per i lavoratori può arrivare ad un massimo di 3 anni, ma in cambio avrà accesso immediato alla Napsi, il sussidio di disoccupazione che il governo introdurrà con la riforma del mercato del lavoro. Quest’ultimo durerà la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di 2 anni e partirà dai 1,100- 1,200 euro del primo periodo per poi calare fino a 700 euro.

Ci sarà eventualmente anche l’introduzione del compenso orario minimo che si applicherà ai lavoratori subalterni ed estesa anche ai co. co. co. ovvero ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Questo avverrà, eventualmente precisa il governo, nei settori non regolati dai contratti collettivi sottoscritti dagli organi sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro più rappresentativi sul piano nazionale.

L’emendamento sarà votato domani, dopo il parere della commissione Bilancio, per approdare in aula il 23 settembre così da avere il via libera per i primi di ottobre. Non sono mancati i mal di pancia, non solo all’interno della maggioranza di governo e del Pd, ma in particolare  all’interno dei sindacati. Susanna Camusso, Cgil, ha chiesto al Direttivo di dare mandato alla segreteria di valutare possibili iniziative di protesta ed aprire un dialogo con Cisl e Uil per possibili forme di mobilitazione.Maurizio Landini, leader di Cisl, ha sostenuto nel Direttivo di Corso d’Italia che non ci sono elementi nuovi per annullare le mobilitazioni già previste dalla sua sigla per fine ottobre. “Se ci sarà un intervento sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori la Uil reagirà, mettendo in campo tutte le opzioni sul tavolo: dallo sciopero fino al referendum abrogativo”, ha incalzato il segretario generale Luigi Angeletti a margine del congresso dei metalmeccanici della Uilm.

 

Autore Monica De Lucia

Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.