Nel secondo grado di Compagno d’Arte, lungo tutto l’arco del rituale, ricorre con insistenza, il tema del lavoro.
Tale concetto, diffusamente rintracciabile nella simbolistica massonica, va opportunamente collocato e reindirizzato alla luce di una mentalità tradizionale.
Per non dare luogo ad interpretazioni fuorvianti o controverse. Perché è evidente che in questa e in tutte le tornate, vale sempre la regola di lasciare fuori dal tempio i metalli dei propri pregiudizi.
Ed è proprio su questi ultimi che tenterò di convogliare l’attenzione dei lettori. Perché il nostro cuore possa diventare lo specchio non più deformante e deformato della realtà.
Mi soccorrono i versi di Ibn l-‘Arabi:
Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma
è un pascolo per le gazzelle, un convento per i monaci cristiani
è un tempio per gli idoli, è la Ka’ba del pellegrino
è le tavole della Torah, è il libro del Sacro Corano.
Io seguo la Religione dell’amore, quale mai sia la strada
che prende la sua carovana: questo è mio credo e mia fede.
In questo grado, come ricorda il segno d’ordine, si deve lavorare soprattutto con il cuore. Dopo aver compiuto fino in fondo l’operazione di “perdere la testa” indicata dal 1° grado. Tra il segno dell’Apprendista – gutturale – e quello di Compagno – pettorale – vi è evidentemente un passaggio importante che segna il transito dall’esteriore – segno gutturale, luogo della parola – all’interiore – segno pettorale corrispondente al cuore.
Un processo compiuto attraverso la purificazione del 1° grado e che “costringe” il neofita a compiere una serie di viaggi rituali nei 4 elementi primordiali terra – aria, acqua – fuoco.
Ora, invece, nel rituale del Compagno, le deambulazioni ed i percorsi iniziatici portano il Libero Muratore alla scoperta di 5 nuovi itinerari, ognuno segnato da una dotazione specifica: Maglietto e Scalpello, Regolo e Compasso, Regolo e Cazzuola, Squadra e Regolo.
Ecco il misterium del grado. Qual è il tipo di lavoro che dovrà affrontare l’operaio? Naturalmente niente di profano neppur lontanamente assimilabile a concetti laici o sociologici.
Il concetto tradizionale di Lavoro presenta dirette connessioni con la dimensione del Sacro.
Come si rileva dalla stessa analisi etimologica, “mestiere” viene da ministerium “opera minore” – e si contrappone a magisterium – opera maggiore.
In ogni caso, e più in generale, il lavoro del Massone allude ad un procedimento operativo in cui l’individuo trova il suo naturale posizionamento nell’estrinsecazione di una propria vocazione.
Lavoro quindi come effetto, espressione di una causa intima. Lavoro come “mestiere” rigorosamente corrispondente all’ordine cosmico ed alla propria chiamata interna.
Parole di pietra che suonano blasfeme al mondo moderno, tutto concentrato, da una parte, nel raggiungimento del profitto, dell’utile, del superfluo, dall’altra, nello sforzo quotidiano per vivere e sopravvivere.
In ogni caso quasi sempre dissociato dalla rivelazione del proprio Genius interiore.
Per fortuna, almeno virtualmente, per noi Massoni il lavoro, almeno quello speculativo, più che una fatica è un’arte sacra in cui noi stessi siamo la tela, il pittore e lo spettatore dell’Opera.
Ricordiamo, in chiusura, che la strada del pellegrino è sempre in salita. Come la Kundalini, normalmente dormiente nell’uomo ordinario, si srotola in un invisibile moto ascensionale spiraliforme a partire dalla base della nostra schiena. In senso proiettivo si inerpica, appunto, sugli angusti gradini della scala a chiocciola.
Secondo alcuni studiosi la scala a chiocciola è una raffigurazione architettonica di “sostituzione” che rimanda al simbolo del drago o del serpente. Il drago – sorvegliante – guardiano, attende, avvolto a spirale, l’iniziando. Egli nasconde il tesoro della conoscenza, visibile solo a chi saprà vedere, scendere nel buio e vincere l’ombra.
Crescendo in autoconoscenza e facendo sgorgare la Luce da dentro di sé, spezzando con maglietto e scalpello l’ultimo diaframma del muro di tenebra che separa il reale dall’illusione. Egli, potenzialmente, ha ricomposto la propria unità. Ora può raggiungere lo stato di Uomo reintegrato. L’Adam Kadmon, il Rebis. La Stella Fiammeggiante.
Autore Hermes
Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.