Stimolante attività didattica nell’ambito del Master in Cinema e Televisione
Napoli, 20 maggio, ore 14:00, Università Suor Orsola Benincasa, abbiamo avuto il privilegio di essere invitati, in esclusiva come organo di stampa, ad un particolare momento formativo che ha visto coinvolti i venti ragazzi del primo anno del Master del Cinema e Televisione dell’Ateneo e quattro degli attori della popolare social soap Un Posto al Sole.
Presenti il prof. Arturo Lando, coordinatore del Master e docente di Estetica del Cinema, il prof. Fulvio Iannucci, docente di Fondamenti del linguaggio filmico, il prof. Massimiliano Papi, nella doppia veste di docente di Fondamenti di regia televisiva e di regista di UPAS e gli attori Marina Giulia Cavalli, Davide Devenuto, Patrizio Rispo, Claudia Ruffo, ad interpretare i loro ruoli storici nel real drama, affiancati dai due giovani colleghi, Francesca Romana Bergamo e Giuseppe Joy Saveriano, che, per l’occasione, vestono i panni di Viola Bruni e Michele Saviani.
Assoluti protagonisti gli allievi del master che, in totale autonomia, dirigeranno gli artisti in studio sulla base di un copione della soap da arricchire con una serie di indicazioni, il più possibile organiche e non contraddittorie. Si passerà, scandendo i tempi, dalla lettura con gli attori alla scelta dei movimenti, dalle prove all’azione, per poi scegliere, attraverso il mixer video, le inquadrature e le sequenze registrate come se si stesse realizzando veramente una scena per la soap.
Altro momento focale sarà il confronto finale tra attori e ragazzi per riferire impressioni personali, chiedere consigli e dare suggerimenti, spiegare eventuali errori.
Ognuno degli studenti ha un compito ben preciso: quattro i registi, poi gli assistenti alla regia, la segretaria di produzione, gli operatori di ripresa e così via. Dopo un comprensibile iniziale momento di disorientamento dovuto più all’emozione che all’inesperienza, il prof. Papi invita i ragazzi a creare mentalmente l’azione, comporla, metterla meccanicamente in scena e a fare specifiche richieste agli attori sui gesti da compiere, puntualizzando, ad esempio, su chi debba star seduto, chi in piedi, chi e come debba spostarsi per evitare di impallare le telecamere.
Nel frattempo, gli attori, letto e memorizzato il copione, sono pronti a metter a loro disposizione la propria professionalità per una dimostrazione concreta di cosa accada su un set.
L’azione, inedita, si svolge nel corridoio dell’ospedale in cui lavora la dottoressa Ornella Bruni; i personaggi coinvolti sono sei: Raffele, Angela, Ornella, Andrea, Michele e Viola. È una scena carica di pathos ed emotività, sentimenti contrastanti che vanno da paura a rabbia, da tensione a risentimento.
Non aggiungiamo altri particolari per evitare di fornire anticipazioni al pubblico televisivo.
I ragazzi del master iniziano a descrivere le intenzioni e le emozioni che vorrebbero rappresentate. Qualcuno degli attori nota, opportunamente, che, trattandosi di un’urgenza, troppa parte narrativa potrebbe non essere giustificabile. Scelte le modalità si inizia a girare.
Mentre il prof. Papi e il prof. Lando rimangono sul set con attori ed alunni, ci allontaniamo con il prof. Iannucci per chiedere qualche curiosità su come sia nata questa giornata. Ci spiega che Papi, in qualità di docente universitario e regista di UPAS, ha proposto ai ragazzi di simulare la realizzazione di una scena della soap sulla base di un testo preesistente e di dare indicazioni agli attori su come muoversi ed intonare la battuta. Sottolinea che l’ateneo è ovviamente grato al professore, ma anche a tutti gli attori della soap che, gratuitamente, si sono resi disponibili ad aiutare gli allievi a concretizzare un prodotto televisivo.
Il discorso si sposta, quindi, più specificatamente sul Master in Cinema e Televisione, finalizzato a formare professionisti della scrittura e della regia, sceneggiatori e registi attraverso una serie di moduli tecnici che vanno dalla fonia alla direzione della fotografia, dal montaggio alla direzione degli attori, al casting.
Gli studenti stanno anche realizzando teaser di puntate zero di alcuni format televisivi che saranno presentati a giugno ai più importanti broadcaster italiani: Rai, Mediaset, Sky. A conclusione del percorso, faranno uno stage in grandi società di produzione cinematografiche e televisive. Lo scopo del master, oltre formare gli allievi teoricamente e sul campo, è dar loro la possibilità di entrare in contatto con persone e società altrimenti difficili da raggiungere. In questo contesto, insomma, i più meritevoli hanno veramente la possibilità di emergere.
Da non sottovalutare, che il direttore generale del Master, Nicola Giuliano, è il produttore premio Oscar del film ‘La grande bellezza’. Il Suor Orsola è poi una location straordinaria che si presta magnificamente agli esterni: tra i tanti film girati qui ultimamente c’è ‘Il giovane favoloso’ di Mario Martone.
Il prof. Iannucci, da regista, oltre che sceneggiatore e copywriter, ci dà qualche dettaglio tecnico sulla giornata in corso:
Nel realizzare una scena di UPAS i ragazzi stanno imparando l’organizzazione base delle camere in studio, usandone tre. Quella centrale, la numero due, il cosiddetto ‘master’, gira e registra il quadro totale di tutto ciò che avviene in scena, mentre la uno e la tre possono servire ad avvicinare alcuni personaggi, mostrare un primo piano, un dettaglio, raccontare, con maggior facilità allo spettatore a casa, ciò che deve essere messo in evidenza, il passaggio dell’azione.
In questo caso il set è diviso in due. Lo studio, dove gli attori stanno girando la scena, e la sala regia, dove tramite il mixer video, i nostri allievi registi stanno decidendo quali inquadrature scegliere e mandare in onda per poi arrivare alla registrazione finale e, tramite le cuffie, danno indicazioni agli operatori di ripresa sul tipo di inquadratura per raccontare nel modo migliore l’azione.
Intanto, dalla sala regia notiamo che le scene sono terminate e rientriamo in studio. È il momento del confronto tra attori, allievi e docente regista: lungo, approfondito e proficuo.
Gli studenti parlano della difficoltà iniziale di gestire ed organizzare, in uno spazio piccolo, le scene con sei attori usando le tre camere, quando fino a quel momento, dedicandosi ai documentari, ne hanno usate al massimo due. A colpire in modo positivo è la loro capacità di auto-critica; rilevano da soli gli errori commessi, suggerendo le alternative possibili. Qualcuno sottolinea come quattro idee di regia diverse abbiano portato sia disorganizzazione che dispersione di tempo ed energia, evitabili con una direzione unitaria. Tutti chiedono con interesse chiarimenti ed ascoltano attentamente le spiegazioni approfondite fornite loro, consapevoli che non capita spesso di trovarsi di fronte professionisti pronti a raccontare le proprie esperienze e dispensare trucchi del mestiere.
Gli attori e Papi intervengono a turno, complimentandosi innanzitutto con i due giovani attori Francesca Romana Bergamo e Giuseppe Joy Saveriano, tra l’altro allievo del Master, che, con grande competenza, si sono perfettamente integrati nel team.
Si entra nello specifico per commentare l’operato degli allievi e spiegare i passaggi fondamentali utili alla direzione.
Marina Giulia Cavalli e Davide Devenuto notano che solo all’inizio sono state date istruzioni particolareggiate sui movimenti da fare o sul tipo di emozione e stato d’animo da raccontare perché, probabilmente, gli studenti si sono concentrati più sugli aspetti puramente tecnici che sul quadro generale. Ma, al contempo, li incoraggiano sottolineando che era pur sempre la prima volta che gestivano una tale situazione in assoluta autonomia e che la stessa scena era piuttosto complessa.
Claudia Ruffo racconta che ad UPAS l’affiatamento personale e professionale, dovuto anche al fatto che si lavora insieme da tanti anni, permette a tutta la squadra di capirsi immediatamente. Se un regista conosce già scena, attori ed ambienti è decisamente ‘facilitato’ a creare mentalmente la propria idea di azione e, nel riportarla agli attori, sa essere molto chiaro anche nelle istruzioni sul muoversi nello spazio. A volte, invece, è necessario, piegarsi alle richieste del regista anche se non le si sente naturali, perché, avendo il quadro d’insieme, è capace di dare il suo ‘movimento magico’. Fondamentale è poi indicare la telecamera che riprende ognuno affinché vi si rivolga ed eviti così di impallare i colleghi e far loro ombra.
Marina Giulia Cavalli chiarisce come, in caso di disaccordo, il regista, invece di imporsi o abbandonare la sua visione, debba spiegare dettagliatamente le motivazioni per cui esige un certo tipo di gesto dall’attore per fornirgli lo stimolo a trovare un’alternativa valida al suo tipo di recitazione. Lo stesso concetto sarà poi ripreso anche da Patrizio Rispo.
Quest’ultimo evidenzia come nel caso di un prodotto televisivo si tenda, di solito, ad ottenere la naturalezza dei comportamenti, lasciando, il più delle volte, all’artista un certo margine di libertà in cui destreggiarsi. Nel caso di un prodotto cinematografico ad avere la visione d’insieme è, invece, il solo regista che può permettersi di dare sfogo alla sua creatività ‘sacrificando’, in parte, quella del cast.
Papi interviene rimarcando che se il regista arriva sul set con l’idea ben chiara di come debba essere girata la sequenza, sa già dove posizionare la macchina da presa, come far muovere gli attori e può, quindi, concentrarsi su di loro e sui personaggi.
In linea generale, per l’attore è fondamentale avere direttive specifiche in merito a movimenti, postura, intenzione ed emozione che deve scaturire, ma, al contempo, deve essere libero di dare la sua personale interpretazione che sarà necessariamente diversa, a seconda del vissuto esperienziale, formativo e caratteriale. Dal canto suo, il regista, per la migliore resa possibile, deve essere pronto a cogliere le eventuali proposte degli artisti assecondandone la sensibilità.
Questo accade anche nella vita, rincara Rispo:
se cerchiamo di essere altro da noi stessi, se chiediamo a qualcuno di sacrificare la propria unicità, avremo un risultato falsato che non risulterà empatico e credibile. Occorre invece cavalcare la propria personalità, i propri difetti, offrire se stessi, arrivare in scena e percepire i costumi, lo stato d’animo dei colleghi e seguire così la partitura che nasce in modo collaborativo. Il regista deve liberare l’attore dalle proprie insicurezze perché riesca a farne sprigionare appieno il talento. Se ci si ascolta, allora, si è in grado di donarsi veramente.
Sono trascorse ormai tre ore dall’inizio dell’incontro formativo, è ora di lasciar andare gli attori.
Gli studenti appaiono più che soddisfatti del confronto appena conclusosi che li ha arricchiti moltissimo e sono pronti a far tesoro dei consigli ricevuti.
Prima di congedarci chiediamo al prof. Lando le sue impressioni in merito:
L’attività di oggi rientra nelle giornate di lavoro del planning settimanale del master.
È perfettamente in linea con il nostro obiettivo di mostrare agli allievi ciò che accade su di un set per mano di un regista esperto e bravo nella didattica come Papi. Spiegare passo passo ogni singola operazione proprio perché si comprenda il procedimento creativo e logico che c’è dietro ogni operazione di messa in scena.Una serie di attività come questa sono alla base del nostro iter educativo; da una parte il regista che spiega le azioni, dall’altra gli allievi che, da lui guidati, si mettono in gioco in prima persona per partecipare concretamente alla realizzazione.
In questo caso specifico poi, la divertente ed amichevole partecipazione degli attori fa spettacolo di per sé.
Il girato sarà poi rifinito ed inserito nel canale YouTube del Master sul sito www.mastercinematv.it affinché sia visibile a tutti.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.