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Giuseppe Moscati, il Medico Santo

Giuseppe Moscati


Medico, professore universitario, fervido cattolico, filantropo, Santo, questi gli aggettivi che, da sempre, gli vengono accostati

Da tempo volevo scrivere un articolo sul Prof. Giuseppe Moscati, illustre medico e filantropo degli inizi del Novecento del secolo scorso e ora Santo di Santa Romana Chiesa, tuttavia mi frenava un certo pudore, sono restio a raccontarmi, mi piace chiedere piuttosto che rispondere.
Oggi mi sono deciso, ma prima devo raccontare un aneddoto di cui sono stato protagonista e che riguarda mia nonna materna, databile intorno agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso.

Da una settimana mia nonna trascorreva le sue giornate a letto a causa di una febbre alta, che non accennava a diminuire, a nulla erano valsi i farmaci del medico curante e di alcuni specialisti, tanto che si pensò ad un ricovero presso una struttura ospedaliera.

Una sera mia nonna vide un signore con un camice bianco, con baffi e occhiali ai piedi del letto che la osservava. L’urlo di spavento per la presenza di un uomo nella sua camera da letto fece in modo che mia zia cercasse per tutte le stanze l’uomo vestito di bianco. Il giorno dopo mia nonna era sfebbrata e in ottima salute.

Questo il ricordo di un bambino di un medico che ha dedicato la vita alla cura degli ammalati a volte gratuitamente, a volte offrendo una somma di denaro per le medicine. Aveva un cappello sul tavolino dello studio con la scritta “Chi ha metta, chi non ha prenda”.

Ma chi era il Medico che in vita aveva fama di santità?

Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati, per amici e parenti semplicemente Peppino, nasce da nobile famiglia nel 1880 a Benevento.

L’amore per la medicina si manifestò a dodici anni, quando assistette con cura il fratello Alberto rimasto ferito dopo una rovinosa caduta da cavallo.
Frequentò il ginnasio e il liceo a piazza Dante a Napoli, dove la famiglia si era trasferita, iscrivendosi, poi, alla Facoltà di Medicina.

Il suo intento era quello di abbinare il ruolo di medico alla Carità cristiana. Si laureò nei tempi previsti con una tesi di alto valore scientifico sull’ureogenesi epatica. Dopo pochi mesi, divenne assistente ordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili.

Nel 1906, poiché l’eruzione del Vesuvio minacciava il piccolo ospedale di Torre del Greco, succursale degli ‘Incurabili’, Moscati si recò sul posto e ordinò l’evacuazione del nosocomio, il suo intervento tempestivo impedì la morte dei pazienti che, altrimenti, sarebbero rimasti schiacciati dal crollo della struttura.

Intanto, la sua carriera medica non conosceva soste, incominciò a svolgere anche attività di laboratorio e di ricerca scientifica nell’Istituto di Fisiologia dell’ospedale per malattie infettive Domenico Cotugno e divenne socio aggregato alla Regia Accademia Medico-Chirurgica.

Nel 1911, Napoli fu colpita da un’epidemia di colera e, su incarico dell’Ispettorato della Sanità Pubblica, Moscati presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città. Iniziò docenza sia in Chimica biologica che in Chimica Fisiologica, incarichi che svolgerà, con passione e dedizione, fino alla morte.

Allo scoppio della prima guerra mondiale presentò domanda di arruolamento volontario, che venne respinta in quanto, visto il suo curriculum, era più utile nel prestare soccorso ai soldati feriti di ritorno dal fronte. Secondo il registro degli Incurabili dal 1915 al 1918 visitò oltre 2,500 soldati.

Terminato il conflitto bellico, ottenne il primariato e l’autorizzazione, dal Ministero della Pubblica Istruzione, per la libera docenza in Clinica Medica Generale. Nel 1922 fu tra i primi a sperimentare l’insulina per la cura del diabete.

Giuseppe Moscati si prendeva cura di tutti i suoi pazienti ed in particolare gli indigenti, anche con offerte in denaro per le spese delle medicine e degli alimenti; era solito, infatti, comprare, ogni mattina, il latte e donarlo personalmente ai poveri e ai più bisognosi.

Mise in pratica l’assioma secondo il quale non dovesse esserci contraddizione o antitesi tra scienza e fede: entrambe dovevano concorrere al bene dell’individuo.

Era profondamente cattolico, riceveva l’Eucarestia ogni mattina, presso la Chiesa del Gesù Nuovo a pochi passi dalla sua abitazione in via Cisterna dell’Olio e scelse la castità come modello di vita.

Il 12 aprile 1927, martedì della Settimana Santa, dopo aver assistito alla Santa Messa e ricevuta l’Eucarestia nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli e dopo aver svolto, come di consueto, il suo lavoro in ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sentì male e spirò, sulla sua poltrona, a causa di un infarto, all’età di 46 anni e 8 mesi.

La notizia della sua morte si diffuse rapidamente e alle esequie vi fu una massiccia partecipazione popolare.

A Moscati, fin da subito, sono stati attribuiti miracoli di guarigione e il suo culto cresceva di giorno in giorno. Dopo solo tre anni dalla morte, il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea.

Paolo VI lo proclamò Beato il 16 novembre 1975. Due anni dopo la beatificazione, i resti vennero posti sotto l’altare della cappella della Visitazione, a seguito della ricognizione canonica. Giovanni Paolo II lo proclamò Santo il 25 ottobre 1987.

Migliaia di devoti, ogni anno, si recano presso la chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, per pregare sulla sua tomba e per visitare la ricostruzione del suo salotto e del suo studio così come era al momento del decesso. Addirittura, fino a pochi anni fa, si poteva ricevere, come reliquia, un pezzo di indumento appartenuto al Santo.

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.

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