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‘Giuliè’: intervista a Vincenzo Pirozzi

'Giuliè'


Una Napoli contemporanea, tra ritmi frenetici e caotici e lotte di due famiglie camorristiche, fa da sfondo al riadattamento del regista partenopeo del capolavoro del drammaturgo inglese che debutta il 20 maggio al TIN

Sarà in scena al TIN – Teatro Instabile Napoli, in vico Fico Purgatorio ad Arco n.38, dal 20 al 22 maggio, ore 20:30, ‘Giuliè’, spettacolo tratto da ‘Romeo e Giulietta’ di William Shakespeare, adattamento e regia di Vincenzo Pirozzi, presentato da SanitÀrt, Talentum production e Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema.

In scena Antonio Ciorfito, Antonella Montanino, Gianni Sallustro, Giuseppe D’Ambrosio, Nicla Tirozzi, Rosalba Di Girolamo, Ciro Pellegrino, Vincenzo Gambocci, Davide Vallone, Tommaso Sepe, Luciano Murè, Carlo Paolo Sepe, Maria Crispo, Nancy Pia De Simone, Roberta Porricelli, Noemi Iovino.

Costumi Pinco Pallo, elementi scenici Peppe Zarbo, aiuto regia Ilaria Anniorio, luci Ciro Petrillo, audio Marcello Radamo.

La particolarità del progetto di Pirozzi sta nell’ambientazione in una Napoli contemporanea, frenetica, chiassosa e smodatamente gioiosa nelle sue insicurezze e volubilità e in cui la rivalità tra due famiglie camorriste, esplosa in atti di violenza continui, è sedata da una momentanea tregua voluta da ‘O Rre, boss assoluto del capoluogo campano.

I due giovani amanti, ‘colpevoli’ di amarsi a dispetto del fatto che appartengano ai due clan opposti, si mostrano, così come tutti gli altri personaggi, dapprima bizzarri ed euforici, per poi umanizzarsi sempre più, svelando la loro parte più intima e profonda.

In vista dell’imminente debutto, decidiamo di approfondire con Vicenzo Pirozzi, regista, sceneggiatore ed attore partenopeo, che continua a fare dell’impegno sociale uno stile di vita. Nel tempo, infatti, ha recuperato 12 minori a rischio, la maggior parte dei quali in regime di messa alla prova e provenienti dal carcere di Nisida, e li ha coinvolti in attività teatrali e cinematografiche, tanto che 9 di loro, attualmente, lavorano nel mondo dello spettacolo.

Vincenzo ha inoltre collaborato con celebri artisti del panorama nazionale, tra cui Antonio Capuano, Paolo Sorrentino, Francesco Patierno, Pasquale Squitieri, Sergio Castellitto, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Lello Arena, Giorgio Albertazzi, Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio, Luisa Ranieri, Claudia Cardinale e Tony Servillo e, dal 2008, è uno dei registi della social soap di Rai Tre ‘Un Posto al Sole’.

La tua è un’interessante riscrittura, in chiave moderna, di uno dei più celebri capolavori di Shakespeare. Perché tra tutti hai scelto proprio ‘Romeo e Giulietta’?

‘Romeo e Giulietta’ rappresenta l’amore eterno, così come eterno e moderno è questo fantastico testo. Ambientare la storia a Napoli ai giorni nostri, oppure in un periodo futuristico o nella preistoria non fa nessuna differenza, è sempre un abito che puoi indossare per qualsiasi occasione.

Il cambio di ambientazione da Verona a Napoli serve solo per focalizzare l’attenzione sulle affascinanti incongruenze del territorio o è un preciso intento di denuncia sociale di una realtà che troppo spesso viene etichettata come negativa, senza un’approfondita analisi del suo contesto socio-antropologico?

Entrambe le cose. Non me ne vogliano gli amici veronesi, la loro è sicuramente una città affascinante, ma Napoli, secondo me, ha più magia e più sfaccettature, è più grottesca ed anche più misteriosa.

Il copione di Shakespeare si incentra su due casate nobiliari in contrasto tra di loro, le quali, nel mio testo, diventano due famiglie camorristiche che, per anni, hanno combattuto una guerra a suon di morti ammazzati.

In sostanza cambia poco, ma è triste pensare che due poveri giovani innocenti non possano vivere il loro sogno d’amore per errori commessi dai propri predecessori.

Ho lasciato alcune frasi in originale, ovvero il primo incontro tra i due ragazzi alla festa, il momento sul balcone e il finale, perché penso che sia talmente universale, poetico e moderno ciò che i due innamorati si dicono che sarebbe stato perfetto anche se siamo nel 2022.

Metti in scena storie di morte, camorra, vendetta, onore e tracotanza, ma anche eccessi folkloristici, kitch e grottesco di una Napoli solo apparentemente leziosa, che nel suo roboante silenzio nasconde, invece, debolezze e paure. Nella tua versione a predominare è la parte oscura che è in ognuno di noi o c’è speranza di un salvifico epilogo?

Il mio ‘Romeo e Giulietta’ tocca tutte le sfaccettature del bello e del brutto. Il racconto È eccessivo in tutto e per tutto, appunto è kitch e colorato. Ma cerca, anche, di denudare i sentimenti dei personaggi, di tirare fuori i loro lati oscuri, le proprie fragilità e soprattutto spiegare i “perché” di ogni azione eseguita.

In ‘Giuliè’, l’amore che posto occupa? È la causa scatenante del dramma o l’ultimo disperato approdo?

Sicuramente è sia l’una che l’altro. Però io sono partito da un antefatto, che nel testo originale non c’è, ovvero: perché queste due famiglie si odiano in modo profondo? Perché tanto spargimento di sangue?

Il vero elemento scatenante di ‘Giuliè’ è la Balia, interpretata da Nicla Tirozzi, che, se pur involontariamente, per ripicca di un amore mancato, dà avvio alla sanguinosa guerra.

Il registro linguistico utilizzato spazia dalla poesia aulica della tragedia originale al napoletano strettissimo che, tramite il ricorso alla rima baciata e alternata, culmina in omaggi musicali a Di Giacomo e Viviani. In questo senso, quanto il ricorso al teatro musicale è funzionale a rendere l’impellenza del teatro sociale e di comunità?

Siamo a Napoli e dare un tocco di napoletanità alla drammaturgia di Shakespeare non guasta. Per carità, nessuna mancanza di rispetto e nessun deturpamento ai pensieri del sommo autore, però, ad un certo punto, ci sono degli estraniamenti di alcuni personaggi che raccontano i propri malesseri, i propri segreti e le proprie fragilità, recitando dei brani inediti in rima alternata o baciata, ricordando anche Di Giacomo e Viviani, che “napoletanizzano” di più il testo. Lo rendono, a mio avviso, anche più innovativo.

Ci tengo a precisare che i brani musicali, invece, sono canzoni degli anni 70 e 80 di certo più vive nella memoria dei nostri nonni, ma che ricordano la Napoli dello scudetto e dei contrabbandieri; non c’è niente di Di Giacomo e Viviani, solo l’aria di alcuni passaggi.

Tradizione o innovazione? Quanto si autoalimentano e quanto, invece, sono di reciproco intralcio?

Tradizione e soprattutto innovazione camminano di pari passo, anzi, mai si pestano i piedi. Tra l’altro, c’è anche da dire che l’idea di riscrivere ‘Romeo e Giulietta’ mi venne dopo aver visto ‘Romeo + Giulietta’ di Baz Luhrmann che, nel 1996, aveva portato sul grande schermo questo capolavoro in chiave moderna. Io non ho fatto niente di innovativo, anche se il mio testo è totalmente diverso da quello di Luhrmann.

In scena ci sono tanti giovani attori che si affiancano ad artisti di esperienza come Gianni Sallustro, Rosalba De Girolamo, Ciro Pellegrino, Nicla Tirozzi e Giuseppe D’Ambrosio.

Vi aspettiamo in tanti dal 20 al 22 maggio, alle ore 20:30, al TIN per assistere allo spettacolo, che possa essere un augurio ad un ritorno a teatro, soprattutto per i ragazzi che devono riscoprire quest’arte immensa.
Non mancate!

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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