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‘Giovanna d’Arco’: intervista a Monica Guerritore



L’eclettica artista racconta in esclusiva ad ExPartibus la “sua” Giovanna

Ha preso il via sabato 3 novembre da Campi Bisenzio (FI) la tournée teatrale di ‘Giovanna d’Arco’, spettacolo di grande successo scritto, diretto ed interpretato dalla straordinaria Monica Guerritore, che ha debuttato nella corte della Cattedrale di Anagni (FR) nel lontano luglio 2004 ed è stato rappresentato fino al 2008.

Video proiezioni a cura di Enrico Zaccheo, responsabile tecnico e fonica Paolo Astolfi, light design Pietro Sperduti, capo elettricista Marco Marcucci, assistente elettricista Nicolas Mari, produzione Compagnia Umberto Orsini in collaborazione con Parmaconcerti.

Una pièce altamente simbolica ed emotiva, incentrata su di una giovane forte e carismatica, che, per seguire la sua vocazione, sveste gli abiti da fanciulla, indossa una corazza e, armata di spada, si pone a capo dell’esercito francese in difesa della sua Patria. Additata prima come visionaria ed eretica per aver rivelato di sentire quelle “voci celestiali” cui obbedisce e messa quindi al rogo; sarà riabilitata, poi, agli occhi del mondo fino ad esser canonizzata e proclamata patrona di Francia.
Una figura che incarna una serie di valori positivi, ma soprattutto che è icona di speranza.

Ci siamo rivolti a Monica Guerritore affinché ci racconti la “sua” Giovanna.

Come mai tra i tanti spettacoli di successo che ha rappresentato nell’arco della sua carriera ha deciso dopo dieci anni di riprendere proprio ‘Giovanna d’Arco’?

Perché ne ho sentito il bisogno.
È un momento storico in cui le persone hanno perso fiducia nelle proprie forze, nella possibilità che ha il singolo individuo di poter cambiare le cose, avere giustizia sociale, non subire soprusi, non dover sottostare a prepotenze.
I mezzi di comunicazione ci mettono al corrente di tutto, di tragedie, di difficoltà, e noi siamo attoniti, sgomenti e annichiliti.
Ci danno l’impressione di poter contare con dei like. E non è vero.

La fede della pulzella d’Orléans è da intendersi non solo come credo religioso, ma anche come chiamata dell’Anima verso un’elevazione spirituale oltre che civile, una tensione all’infinito, un atto d’amore totale che si sublima nel martirio. Perché, tra i tanti spiriti eletti ha scelto di incentrare proprio su di lei la sua intensa drammaturgia?

Perché lei incarna la perfetta fusione di ‘Corpo – Mente – Anima’ che Giordano Bruno ha preconizzato con il suo De Immenso.

Giovanna è un inno alla Libertà dei popoli, intesa non solo come affrancamento dalle catene oppressive di un despota, ma anche come emancipazione personale, sussulto interiore per affermare quegli eterni ideali per cui vale sempre la pena di lottare anche nel quotidiano. Quanto questo straordinario messaggio è ancora valido nel contesto contemporaneo?

È Papa Wojtyla che dice “…se sarete quello che dovete essere metterete fuoco al mondo…” intendendo forza, energia, vita a servizio della propria fede.
Dio è in ogni cosa e ispira ogni azione. La percezione di Dio in noi, l’accorgersi della sua presenza, è connaturato in ogni essere umano. È la sua rivelazione, la sua affermazione nella nostra vita di tutti i giorni che ha bisogno del coraggio.

Coraggio di opporsi al potere, all’ingiustizia, ai soprusi, alle mistificazioni, alla banalizzazione della vita umana e di ascoltare, invece, quello che c’è, che permea e penetra ogni spazio dentro di noi, ma non si vede, non si tocca, non si monetizza.

La tristezza della nostra epoca è proprio nella mancanza, non di Dio, ma della Forza di rivelare Dio. Giovanna l’ha avuta e ha detto: “Dio è in me, mi parla e io lo ascolto”. L’hanno fatta morire ma ha dato vita a noi. Dopo di lei tutto è cambiato. Lentamente ma è cambiato.

Per la stesura della sua pièce ha preso spunto da menti illuminate, filosofi ed esoteristi che hanno indagato la realtà dal punto di vista ontologico, come Giordano Bruno e Nietzsche, intellettuali che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti per il loro impegno per la pace, come Brecht, rivoluzionari patrioti divenuti simbolo della lotta a qualsivoglia regime, come Che Guevara e Jan Palach, attivisti per i diritti civili, leader pacifisti come Martin Luther King, eroi visionari senza nome che con semplici gesti coraggiosi hanno insegnato al mondo che tutto è possibile, come il Rivoltoso Sconosciuto della protesta di piazza Tienanmen. La scelta di questi e altri personaggi vissuti in Stati e periodi storici differenti e con bagagli culturali diversi è dipesa “solo” dai meriti di ciascuno di loro o è una precisa volontà di dimostrare che i valori sono universali, atemporali, onnipresenti?

Giovanna è lo studente di piazza Tienanmen. È Martin Luther King.
È il cuore saldo nella certezza del “giusto”. La forza di combattere in prima persona per cambiare il mondo. Quelle immagini non sono “scenografie”. Sono riverbero emotivo e immaginario della parola “coraggio”. Stampate nella nostra retina e nel nostro cuore. Sono uomini perché è dell’uomo – e sempre lo è stato – il compito di “agire”. È solo Giovanna d’Arco che ha assunto in sé quella qualità “virile”, che ha combattuto con la forza del proprio corpo guidata dalla sua Anima. E se l’ha fatto lei forse è anche in noi.

Quali sono, invece, il suo Sogno e la sua Vocazione?

Dare al pubblico, e a me stessa, uno specchio in cui riflettersi interi e non a brandelli. Potenti e non sviliti. Pieni e non svuotati. In tridimensionalità e non piatti come le figurine. Caldi come l’energia che emana da corpi che palpitano, fatti di carne e sangue e non freddi come puntini neri che compongono avatar pixelati.

Ha consultato anche gli atti del processo a Giovanna resi pubblici dal Santo Padre; in che modo hanno influenzato il suo approccio all’opera?

La continua ripetizione delle stesse domande mi ha regalato ad un certo punto l’intuizione più felice: il racconto della sua unica notte di paura. La notte nella quale, dopo aver visto il luogo della sua morte, rinnega. Una notte sola. Perché? Una giovane donna così forte, illuminata, si inginocchia e chiede pietà? Solo attraverso la pratica in palcoscenico, e dopo il primo laboratorio su di lei, sono riuscita a percepire quello che può aver provato e ho inserito il suo tormento dandogli un nome mentale: il dubbio.

E trovo una assonanza con diavolo, Diaballein, colui che divide che si contrappone a Symballein, ciò che unisce.

E se fosse il demonio ad assumere le sembianze di un angelo, tu come faresti a riconoscerlo?”
Questo le chiedono continuamente i suoi giudici e a questo Giovanna risponde sempre con fermezza
…era la voce, era il parlare di un angelo…”

Ma quella notte, no. Quella notte, l’umanissima paura della morte la assale e come non pensare all’ultimo respiro di Gesù “Dio, Dio, perché mi hai abbandonato?

La paura le fa perdere forza e si insinua il dubbio.

È verità?  O un’illusione?

“… le nostre parole d’ordine sono diventate confuse, il nemico le ha stravolte fino a farle diventare irriconoscibili…
Bertolt Brecht

Ecco il nodo che ce la rende umanissima, E appare un’immagine di Don Chisciotte di Du Maurier. Poco dopo, riacquistato l’ascolto interiore, dirà “Era voce di Dio. Lo so. Dal mio cuore”. Con certezza.

In base a cosa ha scelto la partitura musicale che spazia dai ‘Carmina Burana’ di Orff a Tom Waits, dall’adagio d’archi di Barber a Freddy Mercury?

La musica anticipa il ‘sentire’ della scena. È un ‘ipertesto’. Non c’è nessuna coerenza storica, solo suggestione di suoni che toccano la mente e il cuore degli spettatori per assonanza, facendo riferimento a Rimbaud.

Anche nel momento della ferita quasi mortale che viene inflitta a Giovanna, dilato il tempo della sua caduta con un video di Enrico Zaccheo molto potente e ‘The show must go on’… quella musica, quella voce quelle parole: “empty spaces what are we living for, abandoned places a guess we know the score…” l’ultima canzone di un grande, giovane, vitale genio artistico che stava morendo. Così come Giovanna.

A breve, e precisamente il 25 novembre, si celebrerà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dall’ONU nel 1999 per contrastare ogni tipo brutalità fisica e psicologica perpetrata ai danni del genere femminile. Quanto una figura come quella di Giovanna, forte, carismatica, imponente, dignitosa, che incarna quelle che tradizionalmente sono ascrivibili come “qualità virili” può essere di esempio in una società che troppo spesso stravolge il puro senso comune di Amore a beneficio di un’affermazione di sopraffazione e possesso?

La forza virile di Giovanna è la capacità di dire di NO.
NO al potere temporale della Chiesa, NO alla sua paura, NO all’idea di scindere nell’essere umano l’Anima dal corpo.

E le donne devono cominciare a prenderla come esempio: dire di NO alla nostra stessa paura di non poter sopravvivere, di non poter mettere il nostro talento nel mondo se non accettando passivamente la cultura del potere maschile. Rinunciare a qualcosa forse nel lavoro, fare un piccolo passo indietro ma mai rinunciare alla nostra propria meravigliosa forza femminile e dignità.

Io ho fatto passi di lato, ho detto moltissimi NO, sono rimasta spesso a i margini del mondo a cui appartengo ma quello che faccio (il mio teatro) mi appartiene completamente e in quello mi riconosco. Non lo devo a nessuno e nessuno può dire di avermi piegata.

Nell’attesa di assistere alla messinscena ricordiamo ai nostri lettori le prossime tappe della tournée:

8 novembre Camponogara (VE), Teatro Dario Fo ore 21:00;
9 – 11 novembre Pistoia, Teatro Manzoni, venerdì e sabato ore 21:00, domenica ore 16:00;
13 novembre Eboli (SA), Teatro Italia ore 20:45;
14 novembre Castellammare di Stabia (NA), Teatro Supercinema ore 21:00;
15 novembre Pomigliano d’Arco (NA), Teatro Gloria ore 20:45;
16 novembre Agropoli (SA), Teatro Eduardo De Filippo ore 20:45;
17 novembre Nocera (SA), Teatro Diana ore 20:45;
18 novembre Capua (CE), Teatro Ricciardi ore 18:30;
22 novembre Bologna, Teatro Duse ore 21:00;
23 novembre Morciano di Romagna (RN), Teatro Padiglione Fieristico ore 21:15;
24 e 25 novembre Budrio (BO), Teatro Consorziale ore 21:00;
1° – 2 dicembre Saronno (VA), Teatro Giuditta Pasta, sabato ore 21.00, domenica ore 15:30;
3 dicembre Crevalcore (BO), Teatro Comunale  ore 21:00;
4 dicembre Castiglion Fiorentino (AR), Teatro Comunale Mario Spina ore 21:15;
5 dicembre Cavriglia (AR), Teatro Comunale ore 21:30;
7 dicembre Atri (TE), Teatro Comunale ore 21:00;
11 dicembre Gradisca (GO), Teatro Comunale ore 21:00;
12 dicembre Castelfranco Veneto (TV), Teatro Accademico ore 20:45;
13 – 15 dicembre Vicenza, Teatro Comunale – Sala del Ridotto ore 20:45;
9 -14 aprile Roma, Teatro Vascello, da martedì a sabato ore 21:00, domenica ore 18:00.

Video e foto www.monicaguerritore.it

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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