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Giornata mondiale contro AIDS, giovani sempre più a rischio

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HIV


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Il parere dell’esperto

Riceviamo e pubblichiamo.

Cade ogni anno il 1° dicembre la Giornata mondiale contro l’AIDS, istituita nel 1988 per volontà dell’Organizzazione mondiale della sanità, con l’obiettivo di accrescere la coscienza dell’epidemia mondiale di AIDS, la sindrome da immunodeficienza acquisita, causata dal virus HIV.

In occasione di questa ricorrenza, Top Doctors, la piattaforma online che seleziona e mette a disposizione degli utenti un panel formato dai migliori medici specialisti di tutto il mondo, sottolinea perché la sensibilizzazione è oggi quanto mai necessaria.

Secondo l’ultimo bollettino del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si registrano infatti circa 4.000 nuove diagnosi di infezione da virus HIV all’anno, un dato complessivamente stabile ma in aumento per i giovani adulti in età compresa fra i 25 e i 29 anni. La generazione, cioè, che non ha vissuto direttamente o comunque era troppo giovane per ricordare lo stato di allerta degli anni ’80 e ’90 e, di conseguenza, oggi ignora il rischio di contrarre l’infezione o quanto meno lo sottovaluta.

Dati preoccupanti arrivino anche dai giovanissimi, ovvero dagli studenti che frequentano le scuole superiori: stando a un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS, ANLAIDS, in 67 istituti scolastici pubblici di Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna, il 20 per cento dei ragazzi e il 17 per cento delle ragazze non ha idee chiare su come proteggersi dalla trasmissione del virus e sull’importanza dell’utilizzo del preservativo.

Commenta il prof. Antonio Cascio, infettivologo di Top Doctors:

La maggior parte delle nuove infezioni nel nostro Paese avviene a causa di rapporti non protetti. Proprio per questo motivo è importante aumentare l’informazione trasmessa ai giovani e ricordare come il preservativo protegga non solo dall’HIV, ma anche da tutte le altre malattie sessualmente trasmesse, che negli ultimi anni sono in fortissima ascesa.

Una persona che ha contratto l’HIV viene definita sieropositiva. La sieropositività non equivale ad avere l’AIDS, ma corrisponde ad uno stato che, con il passare degli anni, porterà a questa malattia soprattutto se il paziente non si sottopone a terapia antiretrovirale, una procedura che sta diventando sempre più efficace, tanto da trasformare l’HIV da una patologia letale ad una malattia cronica ma trattabile.

L’esperto, sottolinea, quindi, l’importanza dell’individuazione precoce della sieropositività, che permette di: offrire una terapia che rallenterà in maniera significativa la progressione verso l’AIDS; rendere coscienti che la sieropositività può essere trasmessa al proprio partner sessuale; offrire buone prospettive di vita, nonché la possibilità di avere figli.

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