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Giorgione: ‘Le Tre Età dell’Uomo’

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Giorgione, Le Tre Età dell'Uomo


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Giusto… laddove il cammin su retta via divenne trivioancor più sapiente fu il suo intendere ed il pensier più audace nel richieder “Canoscenza” ma… ancor di più fu solitario l’animo, nel proseguir mirando al confluir della sua strada, di fronte nuovamente… al Tempo Eterno!

E poi, d’improvviso, nel 1510, Giorgione da Castelfranco, Uomo ed Artista sempre ammantato e meditabondo, ma… il descriverne in tal modo l’immagine, traendo dati dalla leggenda, la stessa che dà “colore” alla sua vita “parva” di notizie o prendendo spunto dal suo malinconico autoritratto del 1508, esposto nell’Herzog Anton Ulrich-Museum di Braunschweig, non ci deve far pensare ad una sorta di similitudine con l’oscura “tetraggine” del Misantropo, opera del pittore fiammingo Pieter Brueghel perché, egli, in realtà, non rifugge in assoluto il contatto umano… bensì, intesse relazioni con le fratrie dei dipintori, con i committenti dell’epoca, ha attorno a sé, colleghi, allievi e continuatori del suo stile… quindi lascia eredi della sua “maniera”, pur continuando in sé a coltivare il Pensiero Ermetico, che, oramai, ha fatto proprio e… lo esprime, racchiuso in ben mascherati simboli… infatti, noi oggi per poterli decriptare e spiegare, abbiamo finalmente capito che è necessario, prima di tutto… ritrovarli!

Spesso, erroneamente, si è creduto che nelle sue opere non vi fosse alcun “messaggio” e la Pittura… il “medium” da lui utilizzato… fosse il mero “sfoggio” del proprio virtuosismo artistico; tuttalpiù espressione di un lirismo poetico “veicolato” attraverso l’estetismo di maniera… con   scene bucoliche e figure mute… anzi… racchiuse in movenze rese armoniche dal disegno, appunto, un estetico mutismo formale… un’astrazione già di per sé incomunicabile con le parole e, invece, ora ci rendiamo conto che quel “silenzio” ha superato le barriere del Tempo ed è un sintomo riferito ad un “qualcosa” di creativo e dialogante.

Aut tace, aut loquere meliora silentio
O taci, oppure di’ qualcosa che sia meglio del silenzio

ebbe a dire effigiandosi in un ritratto parimenti malinconico un altro Artista… il napoletano Salvator Rosa, un secolo più tardi!

Giorgione, dunque, nel suo tempo è già un vero “concettuale” e… ha prodotto coscientemente dei veri e propri “geroglifici” d’Arte, che ancora cerchiamo di tradurre nel loro vero senso… nel suo ben costruito “teatro” mentale si muovono i suoi personaggi… essi cercano di adattarsi con la loro “allotropia intuitiva”… perché intuita e poi “plasmata” con mestiche cromatiche dall’Autore… realizzate, quindi, in una definizione più precisa… quella di una delineata armonia sapienziale, cioè, non in una visione drammatica e “pirandelliana” e che, soprattutto, non è “in cerca di autore” perché l’Artista stesso è il loro riconosciuto “formante”… il “progettista” di un Contesto Subliminale.

Giorgione si fa “propositore” di un “lascito” dedicato al Futuro… regala al Mondo una sorta di “anomalia” positiva, atta a costruire una Spiritualità dell’Arte, che prende le distanze dal limitante Pensiero Unico di quei tempi e anche di quelli successivi.

Egli non è un “normato facitore di pitture” o… un artefice senza pensiero… anzi, la sua filosofale Idealità è la vera protagonista, l’agente che dà motore alle “cose”, soprattutto nelle tele della Trilogia… opere che l’Autore affida ad una Ragione superiore e… certamente non dogmatica!

Quindi, in quei tempi di persistenza della Santa Inquisizione, fa bene a tutelarsi, per ovvie ragioni d’incolumità… il suo passo è “più avanzato” ma, al contempo, egli si mantiene, solitario… il suo pensiero rimane intimo… non esprimibile e… guardingo allo stesso tempo. Pertanto, anche il suo muoversi artistico, che necessita, per le ragioni comuni a tutti coloro che esercitano una professione in ambito sociale e culturale, di apparire palesemente, lo muove a diventare difensivo, riguardo all’estrapolazione e, quindi, ad esternare la propria Interiorità!

L’Opera giorgionesca, infatti, non “dilapida” nell’affacciarsi alla Realtà Mondana il suo vero contenuto, intimo, sostanziale, ma ci fa trovare, per la prima volta, di fronte alla sua Unicità… quella dell’Arte che manifesta ciò che il mondo desidera vedere, ma che, al contempo, nasconde la sua sostanza interna, per preservarla a vantaggio del Futuro…

La Pittura diviene scudo protettivo, impenetrabile ad essere sindacato da quelli che Michelangelo, con disprezzo, definiva “orbi”, oppure… vilipeso, ingiuriato dall’enunciazione al suo riguardo dal pensiero mediocre, cioè, con l’incomprensione “bigotta” e… l’ignoranza.

Ma, nonostante tutto, ecco in quell’anno… come a volersi liberare da tali aspetti deludenti e soprattutto dai “lacci” delle “convenzioni”, una sorta di ipocrisia, antesignana in Pittura di quel che oggi trasmesso alla Comunicazione, quindi, al linguaggio, definiamo come“politically correct”!

Giorgione… se ne “esce” dai paesaggi veneti tanto amati e dagli sfondi scenografici che, a lungo, gli sono stati utili per “ambientare” le Madonne e i Santi, opere comunque eccezionali e dipinte con lo stesso amore di sempre e non con lo “svogliato” mestiere dei “botteganti”, seppur richieste dalla sua committenza.

Ma, con l’opera raffigurante Le Tre Età dell’Uomo, egli, appunto, sembra voler uscire fuori, diversificandosi, dal panorama pittorico di quel tempo e del luogo che comunque gli ha regalato il senso del “colorismo tonale”… quel contrassegno distintivo dei grandi della pittura veneziana… per rientrare decisamente nell’interno, della sua dimensione filosofica… aderendo ad un richiamo dell’intelletto, che, stavolta, gli “impone” di dare senso compiuto alla sua tematica filosofica con una sintesi finale… una “sublimazione”… concludendo quella “trilogia”… la stessa che noi stiamo ancora prendendo in esame e… che ci permette di scoprire, via via, altre meraviglie!

Giorgione è un Mistero sospeso tra Passato e Futuro e per noi che stiamo nel Presente egli… dipinge “ancora”, coinvolgendo anche la nostra mente e… al tempo stesso… è di tale ampiezza il suo discorso, da consentirgli di disseminare, nella nostra area d’interesse, “frammenti” di quella sua operatività…

Troviamo, andando avanti, altre ed altrettanto sublimi “gemme” a corredo delle opere scelte da noi a rappresentare la sua Trilogia sapienziale… opere che hanno già attirato la nostra attenzione e che ci spingeranno ad interrogare ancora la sua Pittura.

Maturità… Immagine e… Pensiero

Il suo pensiero ora sembra emergere con volitiva autonomia… sembra sfuggire al suo stesso controllo, divenendo all’occhio attento, ancor più manifesto… il suo “fare” si tinge sempre di più degli aspetti filosofici, filologici e gnoseologici “maturati” nel suo cammino di Uomo d’Arte e, attraverso il linguaggio magistrale della sua Pittura, tutto questo “bagaglio” costituito da saperi, tecnici, perché relativi al “fare” pittorico, poi alchemici e filosofali… orbene, tutta questa Conoscenza, soprattutto in questo dipinto, viene messa a confronto, anche con le risultanti della sua indagine psicologica così evidente nella resa pittorica dell’espressività e… delle linee  somatiche.

I volti dei personaggi sono da lui “costruiti” seguendo una tipologia temporale e psicologica ben marcata tale da rappresentare, in maniera magistrale, la precisa iconografia del Tempo che passa inesorabile e… le rughe scavate nella pelle, accumulate nel viso dell’anziano, rappresentano, per le figure che interagiscono nell’Opera e per noi che le osserviamo, i “sentieri” del vissuto.

Giorgione, Le Tre Età dell'Uomo, particolare anziano

Ma, a questo punto, abbiamo capito! Anche… perché, a dire il vero, nasce il sospetto che tale messaggio sia stato spedito a bella posta, attraverso le “correnti” del Tempo con l’involucro pittorico scelto dall’Artista per proteggerlo dall’erosione e dall’Oblio, anche ad altri destinatari… noi, i suoi posteri!

È… il 1510 anche l’anno della sua morte, pur se incerto è il mese… forse ottobre o dicembre… può essere l’Opera… una malinconica premonizione?

Di sicuro, l’Opera stessa rappresenta un momento “scandagliante”, che lascerà frammenti qua e là… appunto come accennato… con altre opere di anni diversi che però indicano la presenza di un ragionamento non scelto a caso, ma meditato nel corso dell’esistenza.

Sono come meteore disperse d’intorno, nello spazio… il suo stesso particolare spazio non “concluso”, bensì allargato dalla sua “bramosia” d’introspezione… infatti, il “dentro di sé” è da lui inteso anche come un “luogo” nel quale può calarsi, alla scoperta del proprio interiore “recesso”… in un’indagine non riferita all’Ego, come potrebbe “motivarsi” se ciò fosse afferito ad una personalità “qualsiasi”, da un mondo decisamente materialistico, usando un termine di riferimento dell’Essere, scisso dall’originale e complessivo significato latino… mentre si tratta, invece, di quel mettere il protagonista “indagato” nel “gioco” espressivo della propria Arte, motivare la Coscienza nel proprio Io… inserendolo in quella scura profondità, in una sorta di atramento atto a “recitare” la Tridimensionalità, per catturare… magnetizzare, l’occhio di chi guarda.

Per Giorgione… è quell’Io che vive dentro un oscurame non “ostile” all’espressività dell’opera e… che, appunto, dà luce e risalto alle “cose”, precorrendo, nel tempo della Storia dell’Arte, anche lo stesso Caravaggio… già, ma… ora Giorgione lo fa semplicemente come un atto naturale della Pittura, sintetizzando tutto il proprio “sperimentato” senza disperdere di esso ciò che ha intuito e che lo spinge oltre… l’impalpabilità del nulla… sempre e ancora da verificare… un “gioco” strano e affascinante, un prodigio che ci viene presentato rivelandosi d’improvviso ai nostri occhi, uscendo fuori, nella nostra realtà, come una sfolgorante apparizione… tratta da una dimensione invisibile e… questo… miraggio morganatico, effetto fantasmatico o illusione, può essere opera solo di un Mago o di un Mistagogo di tal fatta!

Giorgione ripropone, in maniera ancor più matura, il suo particolare percorso Trinosofico, arricchito sul piano della tecnica da ciò che diventerà Scienza del Colore e della Composizione. Tutto ciò lo esprime nel plasmare forme luminose, esaltazioni tonali del colore, colloqui silenziosi, fatti di fonemi cristallizzati e sospesi in un’atmosfera rarefatta… ed egli, come il mitico pellicano che “scorato”, ma, al tempo stesso, eroico e determinato, si “apre il petto” per sfamare i piccoli,  in un riferimento che non è soltanto mera simbologia estratta dall’Ars Regia, dallo stesso ben conosciutaegli dunque dipinge, la sua Opera d’Arte… la tela che oggi si trova a Firenze nella Galleria Palatina.

Usa come “canovaccio” il pensiero maturato nella propria esistenza, quindi… per realizzare questa Tela Sublime, intinge il magistral pennello nel proprio personale mistero… l’Umore e l’Amore sono gli elementi “motori” del suo muoversi nella Realtà… ambedue Secreti, da una vita di fatica e nel farsi illustre di per sé… sanza aver nome… per le sue origini forse illegittime, sentimenti atti alla trasmutazione dello Spirito, trasmutati essi stessi… anzi, sublimati e miscelati al consueto agglutinante della Pittura, utile alla coesione molecolare delle raffinate sostanze chimiche ed insieme cromatiche. Così egli dà Vita e Senso all’’Opera Magnifica, che conclude la Trilogia, dal titolo: ‘Le Tre Età dell’Uomo’.

E… quindi… la sua Opera?

Già… proprio l’opera della quale ora si parla… attraversando il Tempo… arriva a noi arricchita dalla sua esperienza, maturata nel percorrere il trivio… la Via Trinosofica, non scegliendo una delle tre, escludendo le altre, ma, vivendole, uniformandole insieme in quel tratto finale, seguendo un percorso disegnato a mo’ di Lemniscus… il simbolo grafico creato per rappresentare uno o più Infiniti… girando intorno ai suoi tre segmenti esperienziali…

Giorgione mette in “gioco” la Fortezza delle sue convinzioni, la Bellezza della sua Arte, la Sapienza raggiunta cercando la Conoscenza… li esamina, percorrendoli ed incrociando ogni diramazione per ritornare, poi, concluso e “reiterato” più volte su quel Percorso in cui “addiviene” lui stesso… Tris-megistico, fino a circoscrivere tutto il “processo” in una “chiusura” ab ovo e… riprendere poi, la via unitaria… Unica… diretta verso l’Uno… verso la meta designata!

Per lui, Pittore ed Artista dell’Ars Regia, un tale “passaggio” può essere soltanto la realizzazione di ciò che ha sempre cercato e che ora, finalmente, può trovare e… soprattutto provare… l’esistenza dell’Opera Aurea o, in altre parole, la Sintesi Essenziale!

Beh… visto il risultato… potremmo convenire… che, davvero ci sia riuscito? La lancetta della “bilancia” per la pesatura delle sue doti, afferenti al Subliminale, pende proprio per il sì!

Complicato? Poco chiaro? Criptico?

Cerchiamo allora il metodo che consenta di “sgomitolare” districando, così, gli intrecci celati nella Matassa Sophica che Giorgione, come un novello Gordio, lascia con la sua pittura in eredità ai posteri… sperando che siano in grado di farne un tesoro per l’Anima e lo Spirito e… non solo per la vista!

La Matassa in questione è infatti un insieme di “aggomitolati” fili… che egli “svolge” per ritessere poi la trama della Conoscenza… anche se, vista dal di fuori, come un’opera godibile ai nostri occhi, in fondo, non appare affatto così complicata da comprendere… sono tre semplici figure ritratte per rappresentare, come in una tavola didattica, Le Tre Età dell’Uomo

Sia l’equilibrio compositivo che la vivace resa tonale… tutto è perfetto e, in fondo, cosa c’è poi nella tela cinquecentesca, di tanto diverso dalla normale “ritrattistica”… sua o di altri valenti pittori coevi?

Peraltro, egli “gioca” con la semplicità più “corrente”, non c’è niente che appaia su quello sfondo completamente oscuro, utile soltanto a far risaltare le figure, un trucco banalissimo in Pittura… poi a seguire… un richiamo alla Prospettiva, grande pregio degli artisti rinascimentali è da lui appena accennato, in quel distanziamento tra la figura del vecchio, in primo piano rispetto alle altre due, quella dell’uomo e del ragazzo.

La luce è rigorosamente direzionata… cade in diagonale, senza sbalzi o riflessi di nessun genere… ed è come assorbita in maniera uniforme dalle figure e dalle loro colorate “vestimenta”… eppure, nonostante il nostro Giorgione abbia con grande cura “normato” tale opera per la fruizione degli “orbi” al riconoscimento del simbolo banale del passaggio dell’età sulla carne umana e… dei “sordi” al richiamo pur profondo del suo Messaggio, ma di facciata sulla consuetudine dell’umano apprendere dall’esperienza, cioè per quei membri della società a lui contemporanea in grado di vedere e comprendere esclusivamente ogni scenario a “senso unico”, alla fine non resiste alla tentazione di aprire nell’Opera un “canale” comunicante alla Speranza… quella d’essere compreso da qualcuno dei suoi contemporanei più sensibili dei precedenti al richiamo del Filosofale… oppure, un domani, da più “sapienziali” posteri, capaci di cogliere la diversità o, ancor meglio, l’unicità del suo pensiero!

Come lo fa? E… soprattutto dov’è che inserisce gli indizi, per questa sorta di “caccia al tesoro” che, come raggio d’azione, ha sempre ed esclusivamente… il suo Orto… il suo “Tutto” mai concluso?                        Egli lancia a noi… il “guanto” della sfida!

Abbiamo imparato ad addentrarci nella Pittura di Giorgione… di tre passi in tre passi e ancora tre!

Tre passi in senso rettilineo per entrare… poi tre ad angolo per aggirare il primo ostacolo, quello che occlude la visione… altri tre, infine, per scavalcare la materia “morta”, cioè il senso comune e passare ad una Dimensione più elevata!

Albedo… Viredo… Rubedo… le fasi dell’Ars Regia… detta comunemente Al-Khimia… ricordiamo? Giorgione non rinuncia alla sua disciplina di trasmutazione della materia in rinascita animica e spirituale e ne ispira le leggi a chi vuol penetrare il suo Pensiero!

Seguiamo i primi tre passi e scopriamo tre piani della composizione riferiti alla funzione delle figure… uno intimo, che fa spazio al desiderio di apprendimento, uno saldo e cosciente che, trasmette l’Amore per la Conoscenza, ed il terzo è lo “pessore” austero, autorevole del saggio rivolto a quel “fuori” che vorrà entrare per capire o, al contrario, non comprendendo gli aspetti sapienziali… cancellarli!

La Sapienza è l’Elemento Cardine… come “cardinale” è quel rosso di cui si veste per esercitare il suo ruolo… cioè quel filtrare e discernere nel rapporto con il pensiero corrente nella società… il suo “vissuto” fatto di esperienze, lo trasforma nel custode di una Tradizione ormai incompresa, da difendere e che, in effetti, nella considerazione amara e forse anche autobiografica che gli trasmette Giorgione… è già minacciata!

Passi, dunque, preposti a rappresentare la Vita, che sboccia ed apprende… il Dono che si trasmette amorevole… indicativo, fraterno… infine, la Comunicazione austera con il Mondo ma… cauta… appunto, come lo è altrettanto… lo stesso Autore. Giorgione sistema magistralmente tali concetti… connettendoli in opportuni “vasi comunicanti”… i personaggi immortalati nella propria Tela.

L’Enigma “Giorgione” e… l’Enigma della “Trini-Età” dell’Uomo

Fin qui la lettura de Le Tre Età dell’Uomo sembra mantenere una linearità impeccabile, nonostante i rilievi praticati “sotto traccia”. Lineare nel Senso comune ed altrettanto nel Senso nascosto… criptico e… sappiamo che, andando avanti a decriptare, il discorso potrebbe essere ulteriormente approfondito.

Stiamo procedendo con quegli “accenni” sul certo… cioè quei dati… scoperti… “affiorati” e… da tutti riconoscibili, appena tradotti in parole… estraendoli dal “mare” delle intuizioni suggerite da quelle immagini “attoriali”…

Giorgione, infatti, le dipinge “recitanti” un ruolo, però, più profondo di ciò che appare. In realtà, ci preme di riuscire a comprendere l’altro senso ulteriore… proprio quello… il terzo… così possiamo far tornare i conti, sul particolare aspetto trinosofico, che abbiamo ipotizzato riguardo al pensiero di Giorgione… mistagogo… dedalico costruttore di enigmi e, perché no, considerando in codesta ri-velazione, il fatto che possa essere stato un Enigma egli stesso.

Egli continua a proiettare un’immagine più “lunga” della sua stessa esistenza, cioè una “trasposizione”… di sé, come Pensiero verso il Futuro… costringendo noi posteri a chiedere responsi a lui, appunto come… un oracolo! Un vero Mystes… un mistagogo appunto… un “preparatore” per noi “neofiti” ad avere relazione… confidenza con il Mistero… oggi diremmo, ma il senso è puramente ironico… un “Personal Mentalist Trainer” o un“Mental Coach”!

Quali sono ancora le domande che ci poniamo per risolvere gli enigmi presenti nell’Opera giorgionesca, che per noi ora si è tramutata in una sorta di mitica “sfinge” ed… oltrepassare il valico che ci separa dalla terza dimensione… la più Arcana di tutteracchiusa in questo Mistero della Pittura?

Forse, nonostante tutti i nostri sforzi per concentrare l’attenzione… siamo ancora “orbi” rispetto all’ampiezza di ciò che dovremmo vedere. Perché… tra la Mente e il Cuore, l’esercizio della Sintesi troppo distaccata dall’Analisi, rende arida e limitante ogni Visione, quindi è per tal ragione, che continuiamo a vedere nell’Opera di Giorgione Le Tre Età dell’Uomo, ancora e soltanto… tre figure!

Forse, dovremmo domandarci cosa fanno costoro… qual è il loro pensiero… se hanno una loro Fede nel Sacro… quale Scienza e quale Coscienza li accomuna, in una stessa oscurità e… in una stessa luce. Sono al sicuro in quel loro “conciliabolo”… sono “minacciati” da qualcosa o da qualcuno e, soprattutto, se ne hanno il sentore… sono coscienti?

Oppure quella “quiete” è proprio la presa di Coscienza di una “terna” che si compone di Corpo in transizione temporale… di Anima desiosa d’eterno… di Spirito presente ed inattaccabile dalla materia… una Completezza che sa di non essere per niente “minacciata” perché, rinchiusa… protetta dal perfetto equilibrio realizzato dal Pittore… con il suo Fare sapiente… Aureo, visto che “questi” non rinuncia, neanche stavolta, ad attingere alla propria Regia Magistralità da vero Alchimista e… ne dà prova proprio nella scelta del Colore, che rispetta, anche stavolta, le regole progressive e trinitarie dell’Opus trasmutativo.

Al Giovane concentrato nell’apprendere è attribuito il colore della mortificazione materiale… il colore ombroso ed umido dove ogni seme germoglia… il colore del caput mortuum… il camiciotto nero, appena orlato di bianco ad indicare il puro animo interno della semenza… e sopra il paludamento marrone, il camice del “bacelliere” di colui che si prepara ad essere “trasceso”, tendente alla tonalità più calda del “testa di moro”… corredato da un risvolto più chiaro… è il sorgere dell’Albedo… dalla Nigredo, poi un collare atto ad indicare la regola che conforma il percorso da seguire… la “squadratura” che incornicia, appunto, la parte superiore, che va dalle spalle al volto, a sua volta diviso a metà, tra luce ed ombra. È l’apprendista immerso nell’opera al Nero… nel Primo Passo trasmutativo!

A seguire… è posto colui che istruisce, veste l’abito di panno verde… il colore indicante la Natura  verdeggiante in cui avviene la trasmutazione del “germoglio”… l’Albedo, il bianco all’origine è appunto… la tinta richiamata dal risvolto della camicia, dove emerge la mano con il gesto indicante un sapere che viene trasmesso, comunicato in quel momento… il suo volto sereno e carismatico è totalmente illuminato, mentre la parte posteriore, a partire dalla capigliatura, è invece persa nell’oscurità del fondo… la figura è l’immagine stessa di quella Viredo, fase dell’opera che intende il raggiungimento della maturità… in età virile.

Fin qui le figure descritte sono disposte non in prospettiva, ma allineate sul fondale, quindi, Giorgione dispone una distanza prospettica con quella dell’anziano che distoglie il suo sguardo da loro… intenti in un colloquio di studio, che sembra racchiuso in una dimensione sapienziale nella quale è coinvolto anche… l’interiore! 

Ora nasce la domanda: “… Alchimia della Pittura o Pittura dell’Alchimia?”

Ma, forse per Giorgione l’una è dentro l’altra e… viceversa! Forse ha voluto intendere il senso di un’organicità della conoscenza alchemica riferita alle trasformazioni e trasmutazioni del corpo umano… di quel senso animico studiato proprio da quella “branca” dell’Ars Regia chiamata Voarchadumia… e dello Spirito stesso, che nel lasciare l’opera del sé al mondo, include l’Immagine Maturata… della Saggezza Sublime… l’Anzianità modellata dalla Conoscenza… della Vita!

Quindi, ribaltando la prospettiva con la figura della terza età in primo piano rivolta al di “Fuori”, Giorgione cosa ha voluto intendere? Forse che, avendo lasciato il compito “didattico” per l’istruzione del neofita in buone mani egli, ora, può dedicare il suo interesse… la sua Cura… non solo a mondo di fuori… a coloro che stanno al di “qua” della tela, dove ancora “tutto scorre” nella vita degli uomini, ponendo interrogativi e soluzioni di crescita antroposofica anche per il loro futuro?

La risposta può essere trovata in altri tre enigmi che incuriosiscono la nostra ricerca… anche se siamo certi che altri ancora non emersi si nascondano, magistralmente occultati, tra la trama della tela e lo strato della materia pittorica.

Sono sempre tre… si va avanti sempre con tre passi alla volta… questo è il “ritmo” che ci mostra Giorgione!

C’è una mano che indica… un foglio stilato da leggere… ed un’estranea presenza che cerca di inserirsi nell’Opera e… qui il mistero aumenta!

“Dal pellicano, la goccia secreta cade… è umore… è sangue in cui la penna intingi, per trasmetter moti e sapienze… ma, chiuso… ermetico tal processo farai… ma presta ora l’orecchio o sapiente per ascoltare e discernere nella voce del mondo il bianco e il nero… il luminoso e l’oscuro… attento però a ciò che, proteiforme si muove… come un ratto che, negli angusti anfratti avanza snodato e… porta squittendo il suo malanimo… a invelenir l’Opera tua!”

Avete mai giocato alle ombre cinesi? Un gioco semplicissimo… serve una parete… un lume e, tra queste due cose, una terza, che è il “motore” delle ombre… le mani… quindi ora prendiamo la mano indicante dell’opera di Giorgione e guardiamola come un’ombra… una nera silhouette e vedremo la forma del “pellicano”… oggetto utile alla distillazione nell’opera alchemica, che prende il nome dall’omonimo uccello, famoso, inoltre, per l’atto di sfamare i suoi piccoli imboccandoli col proprio sangue dopo essersi squarciato il petto. Al contempo, è una simbologia della Trasmissione di Sapienza.

Il foglio, di cui una larga parte in ombra, ha la parte in luce simile appunto ad una piuma… la penna che a quei tempi veniva usata per scrivere dopo averla intinta nell’inchiostro… cioè sangue… umore della Sapienza da trasmettere.

Ma cosa è scritto su quel foglio? Uno scritto volutamente indecifrabile, come usava fare anche Leonardo? Un geroglifico? Un’operazione algebrica? Caratteri arabi?

Lo sappiamo… coloro che si interessavano d’Alchimia avevano confidenza con l’Algebra, con i termini in lingua araba e con la cultura di quel mondo… gli arabeschi ricami sull’abito dell’uomo in verde lo ricordano… altro motivo dei “nascondimenti” giorgioneschi per evitare le accuse di eresia e… anche di Negromanzia, un’imputazione frequente per quei tempi.

Rivediamola bene ora, la figura dell’anziano sapiente con il suo abito di un color rosso maturo, che sembra arroventato dal fuoco di un Athanor pronto a dimostrare il suo trionfo… il suo Alkhaest… finalmente è in se stesso l’Opera Aurea completata… conquistata al prezzo di studio, di fatica, notti insonni… da ogni ruga conferente dignità austerità al suo volto…

Giorgione, Le Tre Età dell'Uomo, particolare orecchio anziano

Guardiamo anche quel suo orecchio pronto all’ascolto… allargato e pendulo a causa dell’età… ma quell’ingrandimento del padiglione auricolare non potrebbe rappresentare per le sue “Secrete Cose” un pericolo… un “ventre molle” penetrabile dal mondo plumbeo e “profano” di quel “fuori” con il quale sembra cercare connessione?

Ma… eccolo… qualcosa sembra muoversi… sembra affacciarsi un volto… una maschera con una smorfia malevola… possibile che Giorgione abbia fatto anche questo?

Precorrendo nei tempi anche il Surrealismo di Dalí con il suo Volto della Guerra in cui appaiono figure tormentate all’interno di un teschio! Come ha potuto pensarlo e… dipingerlo in quel Tempo e in quella Cultura?

È esistito per lui e forse ancora esiste in quel suo affacciarsi al Futuro, un Mondo di dannazione che ha voluto occultare o frenare, ostruendone l’entrata con la sua Opera lapidaria e conclusiva?

E… proprio da lì emerge un tentativo di fuga di un Male eterno o che si vuole eternare… istigando all’orecchio di un “Sublimato” fattosi ermetico… come un nuovo “vaso” pandoriano, una nuova menzogna come lasciapassare?

Frigge… si danna… sente il fuoco dell’alchemica fornace bruciargli le carni e… si sforza di allargare quel meato, ma il volto del vecchio maestro è impassibile… atarassico… determinato a non cedere!

È vero… l’Arte ha di questi momenti e si comporta, a volte, come una “Macchina del Tempo” dove Kronos e Kairos… il Tempo cronologico esteriore e il Tempo interiore, “giocano” a rimpiattino… sconvolgendo assiomi… paradigmi o la semplicità apparente di cui si riveste la complessità egli Archetipi.

Ma Essa è, al tempo stesso, “navicella” che scampa al naufragio, atta a portare in salvo, quando il corpo, cioè la materia è vinta, l’Anima e lo Spirito, fuori da ogni “procella”… l’Arte non è soltanto l’Esistenza dell’Idea, ma anche la sua… Resistenza!

Così crediamo anche noi… che il Grande Maestro… Giorgione, pure alla fine del suo percorso umano non abbia ceduto distaccandosi dal suo Dovere verso il Mondo… ma che abbia stretto i denti, risolvendo l’angoscia, il dolore regalatogli come una sorta di “dono” avvelenato, dal suo illegittimo ed oscuro momento generativo, nella forma più alta di Amore per l’Umanità… la sua Arte Universale ed Eterna… appunto, ma, solo se… il Mondo dell’Uomo, comprendendone il Messaggio, vivrà per testimoniarla.

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.