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Giancarlo Siani, il ‘non giornalista’ che sfidò la camorra

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Giancarlo Siani


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Il corrispondente precario de Il Mattino fu ammazzato a soli 26 anni per le sue inchieste sulla camorra. A distanza di 39 anni viene ancora ricordato come simbolo di chi non si piega alla criminalità

Primi anni ottanta del secolo scorso, la Campania è falcidiata da una guerra tra la criminalità organizzata: da una parte la NCO, Nuova Camorra Organizzata, fondata e capeggiata da Raffaele Cutolo, dall’altra i clan storici della Malavita, tra questi, i Nuvoletta.
Motivo di questa faida il controllo del traffico di droga, del pizzo e la gestione delle ingenti somme per la ricostruzione a seguito del terremoto dell’Irpinia del 1980.

I morti per camorra oramai erano una notizia di routine per l’opinione pubblica, anche se quotidiani e notiziari aggiornavano il bollettino di guerra quotidianamente, nonostante Cutolo fosse confinato all’Asinara per volontà dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, dopo le rivelazioni del boss della NCO su un presunto accordo dei vertici della Democrazia Cristiana appunto con la NCO per liberare l’Assessore provinciale Ciro Cirillo, in mano alle Brigate Rosse.

In questo ambiente, un giovane aspirante giornalista, Giancarlo Siani, che frequentava la redazione di Castellammare de Il Mattino come corrispondente da Torre Annunziata, muoveva i primi passi nel campo dell’informazione.

Napoletano di nascita, apparteneva alla media borghesia vomerese e, dopo un brillante percorso scolastico, maturità classica con il massimo dei voti, si iscrisse alla Facoltà di Sociologia. Il ‘demone’ dell’informazione, però, era così forte in lui da portarlo a collaborare con testate di quartiere prima di approdare, senza contratto, a Il Mattino.

Come corrispondente del quotidiano fondato da Edoardo Scarfoglio eMatilde Serao riuscì a portare alla luce l’intreccio tra la politica e la criminalità organizzata, pronti a spartirsi i soldi per la ricostruzione del sisma dell’Irpinia del 1980.

Le sue inchieste scavavano sempre più in profondità, tanto da condurlo ad accusare sia il clan dei Nuvoletta di Marano, appartenenti alle vecchie famiglie e alleati di Totò Riina, sia il clan dei Bardellino, di Casal di Principe.

Giancarlo lavorava sempre alacremente alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post terremoto.

In un articolo del giugno del 1985, grazie alla confidenza di un amico Carabiniere, ebbe modo di scrivere che l’arresto di Valentino Gionta, esponente principe della malavita oplontina, era stato effettuato grazie ad una soffiata alle Forze dell’ordine da parte dei Nuvoletta, che sacrificarono il boss di Torre Annunziata per siglare un accordo di pace con Bardellino.

Tutto ciò suscitò le ire dei Nuvoletta, poiché venivano visti dai loro ‘colleghi’ alla stregua dei pentiti e cioè ‘infami’, poiché intrattenevano rapporti con la Polizia.

I Nuvoletta decisero di eliminare Siani, che doveva essere assassinato lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini.

Venne così barbaramente ucciso intorno alle 20:30 del 23 settembre 1985 sotto casa sua, in via Vincenzo Romaniello al Vomero con dieci colpi alla testa esplosi da due berette calibro 7,65 da persone a volto scoperto, mentre era ancora a bordo della sua Citroën Méhari, oggi conservata all’interno di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, e divenuta simbolo di libertà.

Solo dodici anni dopo si arriverà alla condanna per i mandanti, i fratelli Nuvoletta, e per gli esecutori materiali dell’omicidio.

Il tesserino da giornalista professionista gli è stato conferito postumo, nel settembre 2020, durante le giornate in sua memoria, a 35 anni dal suo assassinio.

Gli sono state intitolate, inoltre, scuole, piazze e strade.

Anche la filmografia si è occupata del suo operato, nel 2009: infatti, è uscito il film ‘Fortàpasc’, sceneggiatura di Marco Risi e Andrea Purgatori, incentrato sull’ultimo anno di vita del corrispondente de Il Mattino, interpretato da Libero De Rienzo.

Un’ultima curiosità: l’attore e showman Alessandro Siani, pseudonimo di Alessandro Esposito, ha scelto il suo nome d’arte proprio in onore del compianto Gianfranco.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.