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Geometrie della passione – Clitemnestra e Cassandra al Maschio Angioino

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Geometrie della passione - Clitemnestra e Cassandra


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In scena il 14 settembre a Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Venerdì 14 settembre, ore 21:00, presso il Cortile del Maschio Angioino di Napoli MDA Produzioni Danza presenta ‘Geometrie della passione – Clitemnestra e Cassandra’ ideazione e coreografia Aurelio Gatti drammaturgia Cinzia Maccagnano e Aurelio Gatti, fonti Omero ed Eschilo, musiche Corelli, Grieg, Mahler, Tartini, con
Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu e Aurelio Gatti, costumi e attrezzeria Capannone Moliere, disegno luci Stefano Stacchini.

Una speciale serata al cortile Maschio Angioino di Napoli con il nuovo spettacolo di Aurelio Gatti dedicato ad una personalissima rilettura, in chiave psicanalitica, del mito di Clitemnestra, donna capace di odio ed amore estremo, che rivive la sua tragedia attraverso il confronto con Cassandra ed Agamennone.

Perché Clitemnestra?
Probabilmente la necessità di indagare ulteriormente su questa figura che‚ nelle diverse sfaccettature‚ risulta sempre ridotta allo stereotipo della donna passionale. Eppure c’è poca passione nella figura ritratta da Eschilo quando annunzia la vittoria su Troia e tutt’altro che passione inducono le parole taglienti della figlia Elettra o le evocazioni di Crisotemi.
Eppoi l’incontro con Cassandra. Altra donna costretta ad un primato di sofferenza per la sua veggenza… cosa conosce questa donna della regina Clitemnestra?
Geometrie fin troppo lineari‚ trattandosi di mito‚serrano questi due personaggi femminili assoggettati allo stesso uomo.

E il sentimento che ne nasce va oltre la passione. Chi è dunque Clitemnestra?
Figlia di Giove‚ e di Leda moglie di Tintaro re di Sparta. Clitemnestra aveva sposato Tantalo‚ figlio di Tieste‚ e siccome a Tindaro dispiaceva di esser legato in parentela col figlio d’uno scellerato‚ così indusse Agamennone a vendicare l’uccisione del padre‚ promettendogli la mano di Clitemnestra‚ dalla quale ebbe quattro figli‚ Oreste‚ Elettra‚ Ifigenia‚ e Crisotèmi. Quando partì con la sua flotta per la guerra di Troia, e fu costretto a sacrificare a Diana la figlia Ifigenia‚ per indurre Clitemnestra a portargliela da Argo‚ le fece credere che intendeva sposarla con Achille: e di questa crudele menzogna del marito – Clitemnestra serbò tenace memoria‚ anzi dell’odio concepito‚ da allora‚ contro di lui‚ si fece una giustificazione dell’adulterio compiuto con Egisto.

Ma come mai ella avrebbe potuto giustificarsi di aver cercato di far morire anche il proprio figlio Oreste‚ il quale sarebbe stato impedimento agli ambiziosi propositi dell’amante di lei‚ Egisto‚ d’impadronirsi del regno di Argo? Per fortuna di Oreste‚ la sorella Elèttra‚ che vegliava su di lui‚ riuscì a sventare le insidie della madre disumana‚ e ad allontanare il fratello che‚ di venuto adulto‚ per vendicare il padre‚ uccise Egisto difeso disperatamente da Clitemnestra contro la quale si volse volontariamente‚ o a caso‚ il ferro del figlio.

Clitemnestra è una donna ammalata d’odio e di amore‚ è la testimonianza pubblica di una donna- moglie-madre-amante dotata di una femminilità spietata e di una tenerezza feroce‚ è la silenziosa e lucida autodifesa di una donna sola prima e alla fine, di fronte alla condanna per l’uccisione del marito Agamennone.

Ella pare non conoscere paura né incertezza‚ piuttosto compiacimento per la vendetta nei confronti dell’uomo che l’ha abbandonata. La sua furia sembra essere una furia sacrificale guidata da una Dike atavica. Clitemnestra è cosciente di non essere né colpevole né innocente: un demone vendicatore ‚ a lungo sopito‚ si è impadronito di lei.
Non c’è altro‚ dissimulatrice e superba‚ ambigua e feroce‚ tenera e beffarda‚ Clitemnestra è una donna in attesa. è un delirio di immagini che gemmano dalle sue parole‚ dai gesti asciutti‚ quasi domestici. Evocazioni create a sedurre più che a farsi dominare dalla ragione.

Testimone in attesa è anche Cassandra‚ a cui è chiara‚ oltre il presagio‚ la sorte.
Un doppio viaggio – quello reale e quello immaginato, vissuto attraverso l’aspettativa, l’attesa, la percezione diversa e dilatata della realtà e del sentimento – in cui gli incontri diventano la possibilità di trasgressione, la possibilità di dire e dare se stessi, la possibilità di “cogliersi” l’un l’altro, realizzando forse il desiderio di poter amare e di vivere pienamente la “furia” amorosa e che rimangono – invece – una possibilità inespressa, inattuata…

Eppure nessun dualismo affannoso, tutte le sensazioni e gli stati d’animo che naufragano in breve nell’incertezza solita, si infrangono nel ritorno alla realtà di sempre, lasciandosi l’attimo alle spalle – doloroso, alla memoria. L’arrivo coincide con la consapevolezza della propria impotenza a comunicare e vivere ciò che si ha idealmente provato.
È il primo studio per ricercare e comprendere la linea sottile che divide la follia dalla passione.
Aurelio Gatti