L’evoluzione tecnologica e l’era digitale hanno trasformato profondamente la società in cui viviamo; un cambiamento che riguarda il modo in cui comunichiamo, lavoriamo o impariamo, ma tocca anche le dinamiche dei rapporti tra genitori e figli.
In particolare, si assiste a una ridefinizione del concetto di responsabilità parentale, che sta sostituendo il tradizionale concetto di autorità genitoriale.
Storicamente, l’autorità genitoriale era una forma di potere e controllo sui figli giustificata dalla necessità di guidarli e proteggerli nella crescita.
Nell’era contemporanea, caratterizzata da una maggiore consapevolezza dei diritti dei minori e dal riconoscimento della loro autonomia, il concetto di autorità si è trasformato e l’autorità genitoriale è concepita come una “misura di protezione del minore” piuttosto che come un potere esercitato unilateralmente dai genitori.
Ma i moderni genitori hanno la capacità di gestirla nel mondo digitale?
Forse neppure loro sono consapevoli del nuovo contesto in cui viviamo.
Viviamo un’evoluzione che riflette un cambiamento nella percezione del ruolo dei genitori che non hanno le competenze necessarie per affrontare un mondo sempre più interconnesso.
In questo senso, la responsabilità parentale si pone come un elemento imprescindibile e stabile nelle relazioni familiari, sostituendo l’autorità genitoriale tradizionale con un approccio basato sulla guida, sul sostegno e sulla protezione.
Nel contesto dell’era digitale, la responsabilità parentale assume nuove sfumature e implicazioni. Internet, i social media e le nuove tecnologie hanno aperto molte opportunità per i giovani, ma hanno anche introdotto nuovi rischi e sfide.
I genitori, quindi, devono essere sempre più attenti e consapevoli delle potenzialità e dei pericoli che i loro figli possono incontrare online. Questo significa che devono non solo stabilire delle regole per l’uso sicuro della tecnologia, ma anche educare i loro figli a un uso critico e responsabile della rete.
L’educazione digitale è parte integrante della responsabilità parentale. I genitori devono dialogare con i figli su temi quali la privacy, la sicurezza online, il cyberbullismo e l’identità digitale. Devono essere pronti a intervenire, e anche a lasciare spazio affinché i giovani possano sviluppare autonomia e senso critico.
Questo approccio implica una presenza costante e una partecipazione attiva nella vita digitale dei figli, senza cadere in forme di controllo eccessivo controproducenti.
Il passaggio dalla vecchia concezione di autorità a quella di responsabilità parentale richiede un delicato equilibrio tra protezione e rispetto per l’autonomia dei minori.
Se da un lato è essenziale garantire la sicurezza e il benessere dei giovani, dall’altro è fondamentale riconoscere e rispettare la loro capacità di autodeterminazione.
I genitori devono essere in grado di adattarsi a un ruolo che richiede meno imposizione di regole e più dialogo, empatia e comprensione ma anche adeguata informazione sulla tecnologia applicata ai rapporti familiari.
La responsabilità parentale, intesa come misura di protezione del minore, è un passaggio fondamentale verso una genitorialità consapevole e rispettosa delle esigenze dei figli che presume la comprensione del concetto di identità digitale, quel segno distintivo che differenzia ogni individuo dagli altri e rappresenta una parte essenziale della dignità e della personalità nella società contemporanea, dove la maggior parte delle interazioni e delle attività avviene online.
Diventa quindi indispensabile che questa identità sia protetta sin dai primi momenti di vita di un individuo. I genitori, infatti, hanno la responsabilità di garantire che la privacy dei loro figli sia tutelata fin dalla nascita, evitando di esporre informazioni personali che potrebbero comprometterne la sicurezza o la privacy.
In tal senso, la prima forma di tutela che i genitori possono attuare è quella di evitare di pubblicare online foto di un minore appena nato o di condividere dettagli sensibili, come il nome completo, la data di nascita o il luogo di residenza.
Questi dati, una volta resi pubblici, possono essere facilmente utilizzati in modo improprio, mettendo a rischio la sicurezza e la privacy del bambino.
Preservare la dignità e l’individualità del minore significa anche garantire che la sua identità digitale sia costruita con attenzione e rispetto, permettendo al bambino di decidere autonomamente, una volta cresciuto, quali informazioni condividere di sé stesso.
Proteggere l’identità digitale di un minore fin dall’infanzia è quindi un gesto di responsabilità assoluto, che riflette un rispetto profondo per la dignità e i diritti dell’individuo, riconoscendo il valore intrinseco della privacy e del controllo sui propri dati personali.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.