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‘Gemelli sì, fratelli no’ a Classico Contemporaneo

'Gemelli sì, fratelli no'


In scena il 13 agosto al Chiostro del Convento di San Domenico Maggiore di Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Lunedì 13 agosto, ore 21:30, presso il Chiostro del Convento di San Domenico Maggiore, Napoli, nell’ambito della rassegna ‘Classico Contemporaneo’ – V edizione, direttori artistici Gianmarco Cesario e Mirko Di Martino, andrà in scena lo spettacolo ‘Gemelli sì, fratelli no’ di Raffaele Speranza, liberamente tratto da ‘Il Paradosso sull’attore’ di Diderot e ‘Don Giovanni’ di Molière, con Ernesto Lama e Antonio Speranza,
regia Ernesto Lama.
Aiuto regia Mariano Di Palo, assistente alla regia Francesco Rivieccio, assistente organizzativo Diletta Acanfora, costumi Nunzia Russo, collaborazione musicale Salvatore Cardone, musiche Senza Neo.

Un paradosso è una proposizione che per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune e risulta perciò sorprendente o incredibile. Lo spettacolo è liberamente ispirato al ‘Paradosso sull’attore’, un trattato sull’arte drammatica scritto dal filosofo francese Denis Diderot negli anni compresi tra il 1770 ed il 1780. Contraddicendo il pensiero del suo tempo, nel suo testo Diderot opera una sintesi tra il pensiero illuministico e quello romantico: c’è bisogno che l’attore non solo abbia coscienza dei sentimenti umani, ma si affidi, nella loro interpretazione, alla razionalità, che gli potrà permettere di ottenere risultati sempre eccellenti.

Diderot afferma dunque che un attore, con la tecnica giusta, può apparire agli altri diverso da com’è. Una capacità affascinante per certi versi, inquietante per altri: cosa accadrebbe se un attore, usasse la sua tecnica giù dal palco? Cosa accadrebbe se ad esempio mio fratello usasse la sua tecnica con me, nel quotidiano? Ecco… il mio testo racconta di come sono cambiati i nostri rapporti con l’altro dal momento in cui non so più l’altro chi è, ma so come appare!

Note di regia
Un paradosso è, genericamente, la descrizione di un fatto che contraddice l’opinione comune e l’esperienza quotidiana riuscendo perciò sorprendente, straordinaria e bizzarra: più precisamente, in senso logico-linguistico, indica sia un ragionamento che appare invalido, ma che deve essere accettato, sia un ragionamento che appare corretto ma che porta una contraddizione.

Tutto questo tradotto in teatro prende forma nella ricerca di una verità che si può realizzare solo attraverso l’artificio, la tecnica e lo studio meticoloso.
Più provi, più sudi, più il personaggio diventa tuo e sei nella condizione di condividerlo col pubblico, mentre nella vita vivi la banalità di quell’attimo ma senza possibilità di ripetizioni.

‘Gemelli sì, fratelli no’, è una messa in scena che attraversa formule e regole diverse di comunicazione tra i due personaggi, figli dello stesso padre, concepiti nello stesso giorno da madri diverse. Fratelli quindi, e “gemellastri”. Tra di loro, anch’essi attori, le dinamiche sono diverse tra vita reale e lo stare in scena. Dinamiche che paradossalmente vivono tutti gli uomini studiando una vita per trovare il modo per stare sul palco, non necessariamente quello teatrale… Nello spettacolo del tempo che passa.
Ernesto Lama

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