Tutto esaurito e splendida performance per il reading
Il 31 marzo, ore 20:00, ha debuttato al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille, 60, il reading teatrale ‘Frida Kahlo. Lettere d’amore e di dolore’, testo e regia di Mirko Di Martino, con Titti Nuzzolese, Riccardo Polizzy Carbonelli, sostituito nella replica del 1 aprile da Nico Ciliberti, Laura Tramontano e con Sergio Naddei alla chitarra, prodotto da Teatro dell’Osso.
L’opera ripercorre i momenti salienti della vita della grande pittrice, straziata nel fisico già da bambina dalla poliomielite e dall’incidente con un tram da giovane, soffermandosi sul suo problematico rapporto sentimentale con Diego Rivera, uno dei motivi conduttori della sua esistenza.
Un racconto dell’artista messicana attraverso testimonianze, lettere autobiografiche, ricordi di persone che hanno incrociato il suo cammino e l’intensità espressiva dei dipinti video proiettati, seguiti da brevi didascalie, strettamente legati alla drammaturgia.
Ne scaturisce l’immagine di donna, prima ancora di pittrice, che nella sofferenza ha trovato i motivi propulsori della sua infinita ed originalissima creatività. La sua stessa infermità infantile che l’ha relegata per troppo tempo in un letto negandole la spensieratezza tipica dell’età e che l’ha fatta maturare troppo in fretta, o meglio, “diventare vecchia in un istante”, come dirà lei stessa in uno dei testi citati, ha permesso, infatti, che si dedicasse interamente alla pittura, perfezionando la sua speciale ed innata dote artistica.
La forte personalità, l’animo libero e passionale restio ad ogni convenzione sociale, i comportamenti dissoluti e provocatori, coerenti con l’immagine di “artist maudite”, l’hanno resa, poi, solo in questo senso, simbolo di femminismo quanto ad indipendenza, vigore, emancipazione, capacità di reazione.
A salire sul palco per primo è il compositore Sergio Naddei che, con la sua splendida e delicata musica, accompagna, a tratti, la mise en espace, contribuendo a sottolineare i passi più significativi della lettura. A volte, invece, il suono della chitarra regnerà incontrastato, cullando gli spettatori, per creare il giusto coinvolgimento emotivo tra i vari momenti della pièce nel non facile passaggio tra una sincronia di azione e il distacco indispensabile racchiuso nel ricordo.
Entra in scena Titti Nuzzolese, deliziosamente in abito messicano iridescente, con un’acconciatura con fiori policromi ed orecchini vistosi che rimandano, inevitabilmente, al personaggio icona di stile che Frida è diventata nel tempo. L’attrice inizia la sua lettura in modo assolutamente convincente e coinvolgente, non mancando di rivolgere il suo sguardo anche al pubblico affinché si rafforzi l’elemento empatico.
Il reading si dipana attraverso un racconto di dolore fisico e psicologico, di paure ed insicurezze personali che divengono punti di forza artistici e che la portano a sottoporre per un parere critico le sue tele a Diego Rivera, il pittore messicano più affermato della Nazione.
È il turno di Riccardo Polizzy Carbonelli che, nel frattempo, ha raggiunto la protagonista. L’abbigliamento ricorda solo vagamente quello del muralista messicano; camicia rossa in riferimento alla sua appartenenza politica al Partito Comunista. La sua lettura è altrettanto persuasiva ed avvincente. Senza uscire troppo fuori dallo schema della lettura, interagisce con il corpo e guarda, ricambiato, collega e platea.
Le letture proseguono e ci illustrano Diego, affascinato dalla Frida scintillante, bambina, ma con una sensualità prorompente, che si infiamma di fronte all’eccezionalità delle sue tele.
Si arriva al matrimonio, osteggiato dalla famiglia Kahlo, all’unione dell’elefante con la colomba. Due persone diversissime, fisicamente e caratterialmente; quarantatreenne al terzo matrimonio lui, appena ventiduenne lei. Eppure, in un equilibrio precario ed altalenante, il loro legame sarà indissolubile, perché il Rospo e la Niña, sono accumunati dallo stesso ardore per il sacro fuoco dell’arte.
Per motivi di lavoro i due coniugi si trasferiscono negli Stati Uniti dove lui colleziona una serie di successi, ma compie anche un passo falso che lo porta a perdere alcune commissioni. Sul murale del Rockefeller Center di New York, simbolo del capitalismo, riproduce il volto di Lenin.
Nel frattempo, sempre desiderosa di rientrare in Patria, lei si aggrava sempre di più, tanto da richiedere al suo fianco, la presenza costante dell’infermiera Judith Barreto, che sarà un punto di riferimento importante per la pittrice divenendo un’amica e una confidente.
Si materializza così sul palco Laura Tramontano, in camicia bianca e pantalone scuro, che, in modo impeccabile, recita alcune frasi per iniziare poi a leggere, perfettamente in linea con la capacità viscerale degli altri due attori.
I tre aborti di Frida, a causa del suo fisico compromesso che impedisce di portare avanti la gravidanza, la gettano ancor più nello sconforto, ma anche questa volta l’immane sofferenza è fruttuosa per la sua arte. Così come lo saranno i busti ortopedici che dovrà indossare per tenere insieme il suo corpo.
Si susseguono così tele che eternizzano amore e dolore, elementi caratterizzanti il suo originalissimo stile. Attraverso la pittura racconta, con orgoglio, se stessa e la sua disabilità e porta all’estremo l’uso dei colori, per evidenziare tutte le possibili sfaccettature della vita.
Nelle letture a volte affiorano contraddizioni; i due ricordano il medesimo episodio in maniera differente.
La cosa singolare è che nella biografia, Diego minimizza sull’infedeltà coniugale che manda in pezzi la loro relazione, sostenendo che la sua amante sia un’amica e non Cristina, la sorella di Frida.
Il divorzio, la continua frequentazione tra di loro e un nuovo matrimonio ricco di infedeltà reciproche.
E intanto il successo per Frida arriva a New York, Parigi e Città del Messico, tanto che anche Kandinsky e Picasso esaltano il suo talento.
Nonostante si tratti di un reading in cui la forza espressiva delle parole deve troneggiare al di là dei personaggi e appunto i registri linguistici, le pause, i respiri dei tre attori siano perfettamente calibrati trasformandosi in azione, è proprio quando gli interpreti recitano, interagiscono, lasciano trasparire sul loro volto le emozioni che si verificano i momenti più carichi della pièce.
Soprattutto sul finale: Diego chiede a Frida come mai gli abbia dato in anticipo un anello, regalo per il loro anniversario, e lei, accarezzandogli il volto, spiega di sentire che la fine è vicina.
Quando il fisico, ormai allo stremo cede, Diego non è con lei.
Titti Nuzzolese e Riccardo Polizzy Carbonelli lasciano il palco.
L’ultima videoproiezione cui assistiamo è quella del dipinto ‘Viva la vita’, terminato pochi giorni prima del decesso.
Chiude lo spettacolo, Laura Tramontano, accompagnata dalla chitarra di Sergio Naddei, che ci regala un’esibizione appassionata della canzone ‘Prenda de l’alma’.
I prossimi appuntamenti del reading teatrale ‘Frida Kahlo. Lettere d’amore e di dolore’, previsti al Nuovo Teatro Sancarluccio, via San Pasquale 49, Napoli, il 5 e 6 aprile, ore, 21:00, hanno già registrato il sold out. Non mancheremo di riferire sulle probabili nuove date che saranno aggiunte dalla produzione non appena saranno rese ufficiali.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.